Il Consiglio di Stato ha respinto tutti gli appelli – inclusi quelli di Rai, Rai Pubblicità e del comune di Sanremo – contro la sentenza del Tar Liguria che ha imposto il bando di gara per l’affidamento della realizzazione della prossima edizione del festival
Niente da fare. Sull’assegnazione di Sanremo 2026-2028 si procederà con le regole determinate nel bando di gara del comune ligure, alle condizioni decise dal primo cittadino e dalla sua squadra. E tanti saluti alle speranze della Rai di ridiscutere i dettagli durante una nuova trattativa privata per una concessione sulla falsariga di quelle che hanno legato servizio pubblico e riviera nei decenni passati.
Il pronunciamento del Consiglio di Stato è arrivato giovedì pomeriggio e ha dichiarato inammissibile l'intervento delle associazioni dei consumatori, oltre a rigettare integralmente gli appelli. Tradotto, la gara pubblica per l'assegnazione dei marchi connessi al festival dovrà andare avanti ed è confermato il giudizio di illegittimità del Tar della Liguria sull'affidamento diretto alla Rai per le edizioni 2024-2025.
Le reazioni
La Rai è stata l’unica azienda a presentare una manifestazione d’interesse entro la scadenza del 19 maggio e ora dovrà sedersi di fronte agli interlocutori: non è però detto che la trattativa vada in porto in maniera automatica alle condizioni proposte, un ultimo scampolo di speranza a cui si aggrappano in azienda.
«Le sentenze non si commentano, ma si applicano» si limitano a rispondere dall’azienda. Certo, dopo che i dirigenti Rai in trasferta temporanea a via Asiago avevano puntato forte sulla possibilità che il comune rivedesse le proprie richieste in seguito a una decisione sfavorevole del Consiglio di Stato, accettare di trattare da una posizione di relativa debolezza non è facile.
«Si andrà avanti alle condizioni fissate dal bando», continuano. Resta comunque il desiderio di riuscire a limare qualcuna delle richieste (definite a più riprese «inaccettabili» in Rai, tanto che in parecchi erano arrivati a suggerire ai dirigenti del settimo piano di spostare semplicemente la manifestazione altrove). Ma c’è una consapevolezza diffusa che il massimo che si potrà ottenere sarà qualche concessione sulla spartizione dei biglietti dell’Ariston.
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