La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per Daniela Santanchè nel filone di indagini sui 126mila euro di cassa integrazione Covid, incassati fra 2020-22 per 13 dipendenti delle sue società, mentre i lavoratori avrebbero «continuato a svolgere le proprie mansioni secondo i contratti in corso» e in «smart working per conto delle società».

I pm Laura Pedio, Luigi Luzi e Maria Gravina contestano alla ministra, il compagno Dimitri Kunz, l’ex collaboratore Paolo Concordia e le società Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria «l'ingiusto profitto» e la «percezione indebita» della cig in deroga prevista dai decreti Cura Italia, Rilancio, Ristori e provvedimenti d’emergenza varati durante la pandemia. Per tutti è stato chiesto il processo.

La vicenda

La richiesta di processo segue la chiusura delle indagini su questa tranche del "pacchetto Visibilia" che era arrivata il 22 marzo.  Secondo l'accusa, non solo in quel periodo, dal «31 maggio 2020 al 28 febbraio 2022» ad amministrare Visibilia Editore e Concessionaria, ossia a prendere le decisioni, erano Santanchè e Kunz, ma entrambi, assieme a Concordia, sarebbero stati consapevoli di aver richiesto e ottenuto «indebitamente», per un totale di 13 dipendenti, la cassa integrazione in deroga «a sostegno delle imprese colpite dagli effetti» della pandemia Covid.

Oltre 36mila euro fluiti «a vantaggio della Visibilia Editore», per sette dipendenti, e quasi 90mila euro a favore della Concessionaria su sei lavoratori. A Santanchè, così come agli altri due, viene contestato di aver «dichiarato falsamente» che quei dipendenti fossero in cassa «a zero ore», quando invece svolgevano le «proprie mansioni» in «smart working», come Federica Bottiglione, l'ex manager che con la denuncia ha fatto scattare le indagini. Nel mirino dei pm pure le integrazioni che sarebbero state date per compensare le minori entrate della Cig rispetto a quelle dello stipendio: una «differenza», scrivono i pm, che sarebbe stata corrisposta con «finti rimborsi per “note spese”».

L'unico a farsi interrogare dopo la chiusura indagini è stato Concordia. La senatrice di FdI è accusata anche di falso in bilancio, assieme ad altre 16 persone e tre società, nella seconda tranche del "pacchetto Visibilia", anche questa già chiusa e per la quale nelle prossime settimane ci sarà la richiesta di processo.

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