«Questo governo vuole difendere 30 mila aziende balneari, non le abbandoneremo», diceva la ministra del Turismo Daniela Santanché lo scorso primo aprile. Non scherzava, seppure abbia omesso di dire che tra questi c’è pure il Twiga dell’amico Flavio Briatore, di cui lei è stata socia. Ma soprattutto ha taciuto che pagherà i debiti con il fisco della società Visibilia (al centro dell’inchiesta della magistratura) proprio grazie ai guadagni del locale dei vip.

Il Twiga è così garanzia per i creditori, nonostante la ministra avesse assicurato non facesse più parte dei suoi affari. Santanchè è indagata per bancarotta e falso in bilancio da otto mesi. Mercoledì 5 luglio è andata in parlamento a riferire sull’affaire Visibilia.

Durante la sua informativa al Senato, la ministra prima ha lanciato accuse alla stampa, ha dedicato molti minuti alla nostra testata. Poi oltre ad aver mentito su molte cose, ha dimenticato di dire di questo enorme conflitto di interessi, rivelato da Domani, che vede il destino finanziario della società della ministra appeso al fatturato dello stabilimento della Versilia, in Toscana.

Tra Twiga e ministero

Domani ha scritto di un documento finora inedito, presentato dai legali di Santanchè al tribunale fallimentare di Milano: la domanda di ristrutturazione del debito per salvare dal fallimento Visibilia. In queste pagine è citato il Twiga, il locale sulla spiaggia di Forte dei Marmi di cui è stata socia Santanchè insieme a Briatore. A novembre scorso la ministra ha assicurato di aver venduto le quote, ufficialmente per evitare conflitti di interesse.

Non aveva rivelato a chi: Briatore e il compagno finto nobile Dimitri Kunz d’Asburgo Lorena. Dall’atto del 29 maggio emerge che per “tranquillizzare” il fisco e i giudici, Santanchè sostiene che l’impegno sarà «soddisfatto» anche grazie alle «disponibilità» che «deriveranno» da una percentuale sugli incassi del locale, tramite una società di cui la ministra è azionista (Immobiliare Dani) col suo compagno. Quando Santanchè è diventata ministra del Turismo molti hanno storto il naso, visto lo stretto legame col settore.

Lei prima si è dichiarata pronta a lasciare le deleghe, e poi ha ridimensionato: «Dissi una cosa diversa: se la premier vorrà, lascerò quella delega. Ora se ne occupa Musumeci. In ogni caso ho venduto le mie quote» . Finora nessuno spostamento è stato formalizzato, quello che è certo è che il ministero del Turismo si occupa di strutture ricettive, e per legge mantiene i rapporti con le associazioni di categoria e le imprese turistiche.

Inoltre ci sono pure i comitati tecnici istituiti da Giorgia Meloni che non hanno mai dimenticato di includerla. A marzo la ministra ha preso parte al tavolo di insediamento del Comitato interministeriale per le politiche del mare (il Cipom), per discutere il “Piano mare”.

I suoi emissari invece sono stati mandati a giugno e a luglio al tavolo tecnico consultivo in materia di concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali. Nello specifico sono intervenuti Elisabetta Tripi e Gianluca Caramanna, rispettivamente vice capo di gabinetto e consigliere della ministra, nonché responsabile Turismo del partito.

La prossima data del tavolo è il 20 luglio. Tra un incontro tecnico e un altro, più fattura il Twiga più guadagna la società grazie alla quale Santanché potrà saldare i debiti con l’Agenzia delle Entrate: 1,2 milioni di euro, rateizzati in 10 anni.

Le reazioni

Sandro Ruotolo del Pd commenta: «Prendo atto da politico di un paese democratico che ci sono tutti gli estremi per le dimissioni senza dover aspettare l'esito giudiziario». E spiega: «Si aggiunge adesso questo conflitto di interessi con i balneari per lei ministra del Turismo. È il conflitto di interessi permanente ».

Nicola Fratoianni (Si) torna all’attacco: «Mi pare un ulteriore aggravamento di una posizione già da tempo indifendibile. Il conflitto di interessi la ministra l’ha risolto solo a parole, questa vicenda lo testimonia». Santanché già mercoledì sentiva di non essere blindata.

La tensione è tale da utilizzare il Twiga non solo per ripianare i debiti, ma anche come minaccia: «Quello che mi fa sorridere è che le critiche più feroci vengano da molti che in privato hanno tutto un altro atteggiamento nei miei confronti e a cui a volte fa anche piacere prenotare e andare nei locali di intrattenimento che ho fondato; ma io sono felice di averlo fatto, e mi fermo qui, per carità di patria». Per Fratoianni al momento è difficile dire se a un certo punto sarà costretta dalla premier a dimettersi, ma «la sua situazione va peggiorando».

L’affare Twiga si salda al caso Visibilia. Un impasto che rischia di complicare ulteriormente l’estate della presidente del consiglio: «Non può fare finta di nulla, poi cosa farà se dovesse arrivare la condanna della magistratura? La politica deve anticiparla», conclude Ruotolo.

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