Ce la farà Elly Schlein a rimettere insieme una coalizione divisa? Sfidando la sua minoranza interna, dopo le polemiche per la partecipazione al corteo M5S, ieri ha di nuovo incontrato Giuseppe Conte a Campobasso, in Molise, alla vigilia delle regionali in cui Pd e M5s si presentano uniti. Un caffè, niente più. Ma anche per un caffè molisano passa il suo progetto di nuova alleanza. Di questo di tanto alto abbiamo parlato con lei al festival trame, a Lamezia Terme.

Segretaria, la commissione antimafia è presieduta da Chiara Colosimo, che non ha competenze sul campo. Il governo fa una serie di provvedimenti che daranno una mano alle organizzazioni criminali, a partire dal nuovo codice degli appalti. Hanno ragione quelli che a destra, ma anche in una parte del Pd, dicono che le mafie sono sconfitte e ormai l’antimafia è solo retorica?
Non hanno ragione. Anzi, abbassare la guardia non è solo sbagliato, è colpevole: proprio oggi, quando il paese ha l’occasione irripetibile degli investimenti del Pnrr. Ma quando arrivano tanti miliardi, dobbiamo alzare i presìdi di legalità del paese. Il governo di Giorgia Meloni invece va nella direzione opposta: con l’aumento della soglia del contante. E con un codice degli appalti che apre la strada ai subappalti a cascata: il Pd continuerà a combattere questa logica perché rende più precario il lavoro e più difficili i controlli, e risalire a dove si annida lo sfruttamento del lavoro e spesso anche l’infiltrazione criminale. La lotta alle mafie è una cosa seria. È inaccettabile sentire una premier parlare di «pizzo di stato». O il ministro Carlo Nordio pronunciare parole che legittimano l’evasione fiscale: un insulto per i contribuenti onesti. E queste parole non sono un caso, ma un messaggio, una linea nella direzione sbagliata. Noi vogliamo ridurre le tasse sul lavoro, ma non si può fare senza una seria lotta all’evasione fiscale. Quindi no, nel Pd non c’è e non ci deve essere nessuno che abbia un’idea diversa, che è nel Dna di una forza progressista. Ma per essere efficaci dobbiamo agire sul terreno in cui si insinuano le mafie, quello della ricattabilità: il terreno della lotta è anche il reddito, i salari bassi, il salario minimo a cui il governo dice no. Cancellare il reddito di cittadinanza rende le persone più fragili.

Nordio cancella l’abuso di ufficio. I sindaci del Pd sono d’accordo con lui, lei no. È possibile che nel Pd ci siano voci così dissonanti?
È possibile, se miri a costruire un grande partito plurale, le diversità interne non devono spaventare. Abbiamo avviato un confronto con i sindaci, fra loro convivono sensibilità diverse. Il Pd ha una posizione equilibrata: diciamo che l’abuso d’ufficio non va abrogato, perché andrebbe contro la normativa europea in corso di approvazione, ma siamo disponibili a ragionare su una riforma, tipizzando meglio la condotta. Voglio dire anche che è sbagliato fare una riforma della giustizia sull’onda emotiva della morte di Silvio Berlusconi. Che sulla giustizia non è un esempio da seguire. Abbiamo rispetto per la morte di un avversario, ma non abbiamo partecipato alla sua beatificazione. E non cancelleremo la memoria di quello che hanno significato quegli anni per il nostro paese. Sulla giustizia e sul conflitto di interesse il Pd continuerà a lottare.

Sulla mancata legge sul conflitto di interessi il Pd ha le sue responsabilità.
Lo so bene: se non le avesse, io non sarei mai diventata segretaria del Pd.

In Calabria, in Campania, il Pd deve ancora lavorare molto per essere considerato un baluardo della legalità, per essere credibile.
La questione morale è ancora estremamente attuale. Questo implica un salto in avanti nelle candidature e negli impegni che si chiedono ai candidati. Ma serve anche avere presìdi elevati nei territori. Abbiamo i nostri organismi interni. Siamo qui anche per spazzare via pratiche e dinamiche non pienamente trasparenti. La più grande garanzia per me è essermi candidata libera, scegliendo chi chiamare e chi no. E sono fiera delle chiamate che non ho fatto. So che non basta, che un partito non cambia se cambia solo la testa, che bisogna cambiare tutti insieme. La migliore garanzia per far saltare quegli equilibri è che le persone che vogliono davvero fare politica riempiano i nostri circoli, e trovino le porte spalancate. Dateci una mano a cambiare il Pd, da nord a sud. La mia generazione è cresciuta nel nome di Latorre, Dalla Chiesa, Borsellino, Falcone.

Ma come farà a superare i “regni politici” come quello di Vincenzo De Luca in Campania? Nello stesso partito ci possono essere Schlein e De Luca?
In alcuni territori c’è chi si sente padrone delle tessere. Ma il Pd ha i suoi anticorpi, tant’è che siamo riusciti a vincere le primarie. E questo ci dà la forza di fare delle scelte. Non le faccio tutte da sola. Difficilmente faccio una scelta senza sentire prima dieci campane diverse, ma scelgo bene le campane. Non torneranno i caminetti, è l’impegno che mi sono presa con la comunità democratica. E allora come si fa? Costruendo maggiore consenso. Se in tre mesi abbiamo 22mila nuove iscrizioni, è perché qualcuno ha capito che bisogna farlo insieme. Ma voglio anche dire che non sono problemi di tutti i territori, dove abbiamo visto problemi sono seguiti commissariamenti. Il Pd ha gli anticorpi: non scende a compromessi sulla trasparenza e sulla legalità.

Il governo di destra va avanti perché l’opposizione è divisa e non può andare di fronte agli italiani sostenendo di essere un’alternativa. È possibile trovare un comune denominatore per non sembrare un’Armata Brancaleone?
Non solo è assolutamente possibile, ma è necessario. Dopo la sconfitta subìta a settembre 2022, e dopo quelle delle regionali e ai ballottaggi delle comunali, io sento questa responsabilità. Spero che la sentano anche gli altri. Servono sinergie. Sulla difesa della sanità pubblica: se un governo non mette le risorse sufficienti neanche per combattere l’inflazione vuol dire che sceglie di tagliare i servizi alle persone, e di lasciare ancora più in ginocchio chi non può permettersi la sanità privata. Su questo terreno sono convinta che si può lavorare con le altre forze d’opposizione. Il Pd oggi ha una piattaforma chiara: limitare il lavoro a termine, il governo Meloni va nella direzione opposta. Serve una legge sulla rappresentanza che spazzi via i contratti pirata. Serve il salario minimo, perché sotto una certa soglia si chiama sfruttamento. Anche sull’attuazione del Pnrr ci può essere un forte convergenza, sugli investimenti al Sud, in quelli nell’economia sociale e della cura: è assurdo cancellare dal Pnrr del primo governo guadato da una donna i fondi per i nidi. Il lavoro di cura grava sproporzionatamente sulle spalle delle donne. Mi dica lei: di tutte le cose ce n’è una su cui le altre forze non sono d’accordo? No. Allora è un dovere morale verso l’Italia costruire un’alternativa alla destra. Partendo non dalle differenze ma dalle cose che abbiamo in comune.

Ma persino nel suo partito ci sono visioni opposte: non è piaciuto che lei sia andata al corteo M5s, dove Beppe Grillo ha fatto una boutade venduta dalla destra come eversiva. Secondo Lorenzo Guerini le posizioni del M5s sull’Ucraina sono inaccettabili. Come fa conciliare queste differenze?
Le differenze ci sono, ma vogliamo lasciare che ci impediscano di stare insieme? Davanti a un governo che colpisce così duramente le fasce più deboli, è la responsabilità maggiore che abbiamo. Mi invitano in una piazza contro la precarietà? Ci sarò. Vuol dire che cambio idea sull’Ucraina? No, il Pd ha sempre avuto una posizione chiara di supporto all’Ucraina ma accanto a questo dice: non disperdiamo l’idea di un cessate il fuoco e di una pace giusta, una forza di sinistra non può dismettere la parola pace. Se domani mi invitasse Carlo Calenda a una sua manifestazione ci andrei, ma non cambierei idea sul sindaco di Italia, che è un’idea sbagliata. Ma non vorrei che fossimo vittime di un riflesso condizionato: parliamo delle sfumature che dividono le opposizioni e non di due fatti clamorosi: il ministro Giancarlo Giorgetti smentisce Meloni sul Mes e al senato la maggioranza va sotto sul decreto lavoro. Ripeto, l’opposizione ha sfumature diverse, ma possiamo essere uniti per far scoppiare le contraddizioni enormi che ci sono in questa maggioranza, brava solo a mettersi d’accordo in nome del potere. Mi auguro che si inizi dal Molise, che va al voto: possiamo dare un futuro diverso a quella regione, proprio sul tema della salute merita molto di più di quello che il governo di destra in questi anni ha prodotto.

(testo raccolto al Festival Trame, a Lamezia Terme)

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