Da quando Elly Schlein è stata eletta segretaria del Partito democratico, nel Movimento 5 stelle serpeggia la preoccupazione. Tra le righe dei messaggi di congratulazioni si legge la necessità di presidiare i temi della sinistra più radicale che i dem avevano lasciato sguarniti: lavoro, transizione ecologica e welfare. 

Il timore dei Cinque stelle è giustificato. Le sovrapposizioni tra la mozione della neosegretaria e il programma elettorale del Movimento sono tante.

La versione di Schlein, però, appare più strutturata e netta, senza alcune ambiguità del programma del movimento, come la difesa del superbonus. 

In più, la neosegretaria può approfittare di un’immagine più fresca e non compromessa dal passato, come quella di Giuseppe Conte, su cui si allunga ancora l’ombra dei decreti del governo gialloverde Conte I, che di sinistra avevano ben poco. 

Per rivedere la loro strategia, i vertici dei Cinque stelle hanno riunito a stretto giro il Consiglio nazionale, da cui è uscito un auspicio di collaborazione: «Ci auguriamo di potere avere col nuovo vertice un dialogo, ne siamo convinti, di poterci misurare sugli obiettivi concreti». Parallelamente, sono continuati i contatti tra i due leader di partito. 

È seguita subito la prima prova pratica: durante la settimana successiva all’elezione di Schlein, Conte ha lanciato la campagna del Movimento 5 stelle intorno alla proposta di legge sul salario minimo depositata dal gruppo alla Camera.

Il 3 marzo l’ex premier ha lanciato un messaggio chiaro a Schlein: «Confidiamo in tutte le forze a partire dall’opposizione». Schlein non ha avuto problemi a raccogliere la sfida: come i Cinque stelle ha in programma l’introduzione di un salario minimo, un progetto che ha difeso anche durante la sua partecipazione a Che tempo che fa su Rai3 la domenica successiva, subito dopo la manifestazione davanti al liceo Michelangiolo di Firenze contro l’aggressione fascista a un gruppo di studenti a cui ha partecipato anche l’ex premier. 

Lavoro e ambiente

Le politiche sul lavoro dei Schlein e Conte sono pressoché sovrapponibili. In maniera diversa entrambi si propongono di combattere la precarietà: mentre la neosegretaria vuole superare definitivamente il Jobs act di Matteo Renzi, i Cinque stelle chiedono un rafforzamento dei decreti dignità.

Ma sia Pd che Movimento chiedono l’eliminazione della legge Fornero e la riduzione dell’orario di lavoro, oltre all’eliminazione degli stage gratuiti. 

I due programmi si somigliano anche per quanto riguarda il reddito di cittadinanza appena eliminato dal governo Meloni, ma mentre i Cinque stelle vorrebbero vedere un generico rafforzamento delle politiche attive e un monitoraggio delle iniziative antifrode, Schlein propone di riformare la misura attingendo alle osservazioni del comitato scientifico coordinato dalla sociologa Chiara Saraceno. 

Non sono dissimili neanche gli obiettivi in termini di transizione ecologica. Conte e Schlein condividono la proposta di aumentare gli investimenti nelle rinnovabili, quello di risparmiare energia e incentivare le comunità energetiche, ma anche un rifiuto di nuove trivellazioni.

A queste richieste la neosegretaria dem aggiunge un progetto di sostegno alle aziende maggiormente colpite dal processo di decarbonizzazione e un sistema fiscale collegato alle emissioni, in modo da favorire chi opera in maniera più sostenibile.

Niente di tutto ciò si trova tra le priorità del Movimento, che invece rilancia il superbonus edilizio per «continuare a migliorare i livelli di risparmio energetico e di conseguenza risparmiare sulle bollette».

Mentre su lavoro e transizione ecologica i programmi sono molto compatibili, nella mozione di Schlein manca del tutto la parte rivolta alle piccole e medie imprese a cui invece Conte si rivolgeva nel suo programma con diverse agevolazioni. Dalla cancellazione dell’Irap alla cessione strutturale dei crediti, nel documento presentato alle ultime elezioni l’ex premier ha cercato di rafforzare la sua presa nel bacino degli imprenditori. Un legame che potrebbe essere riesumato se il presidente del Movimento decidesse di cambiare di nuovo linea per smarcarsi da Schlein per rivolgersi a un elettorato oggi più vicino al terzo polo. 

Immigrazione ed Europa

Ma i temi più controversi per Conte sono l’immigrazione e la guerra. Sono gli ambiti in cui la sua credibilità soffre maggiormente. Il conflitto ucraino, però, è quello che può dargli maggiore spazio di manovra per scartare rispetto alla linea di Schlein. 

L’ex europarlamentare parte da quello che era il suo cavallo di battaglia già a Strasburgo e Bruxelles, la riforma del trattato di Dublino, che stabilisce che ogni migrante deve essere registrato nel paese d’arrivo.

Schlein chiede anche che si proceda a un’equa ripartizione delle persone in arrivo per emanciparsi dal meccanismo volontario in vigore fino a oggi. Il Movimento nel programma si limita alla richiesta di una più vaga «gestione comune» dei migranti, ma propone lo Ius Scholae: Schlein fa un passo ulteriore proponendo direttamente lo Ius Soli.

Entrambi si dichiarano europeisti convinti: se questo punto non è in discussione per quanto riguarda i dem, la linea è meno credibile per Conte, che è stato premier di un governo euroscettico e guida una forza politica che dieci anni fa si batteva per un referendum per uscire dall’euro.

Problematica anche la collocazione atlantista del M5s e la sua posizione critica rispetto all’invasione russa, dopo che i Cinque stelle hanno difeso in passato a lungo posizioni filorusse e filocinesi e continuano a problematizzare la fornitura di armi a sostegno di Kiev.

Nonostante Schlein condivida la richiesta di una ripresa delle trattative diplomatiche tra le parti in guerra, ha già promesso che la linea del Pd non cambierà, deludendo forse i pacifisti che hanno trovato in Conte il loro punto di riferimento sulla guerra. 

Scuola, sanità e diritti civili

Nonostante le divergenze su altri temi, Schlein e Conte tornano ad avvicinarsi nella concezione dell’istruzione: per entrambi vanno aumentati i fondi a disposizione delle scuole, che sia per recuperare la dignità degli insegnanti (per il Pd) o per curare il benessere della popolazione scolastica (M5s) o ancora per finanziare più tempo pieno. Stesso discorso per la sanità, «sottofinanziata» per Schlein, che il Movimento vorrebbe addirittura togliere alle Regioni, per restituirla a una gestione centralizzata. 

I due leader concordano sulla lotta alle mafie e alla corruzione e condividono una linea forte sui diritti civili: sia Conte che Schlein sono a favore del matrimonio egualitario e di una legge contro l’omotransfobia, entrambi si schierano poi per la legalizzazione della cannabis. La neosegretaria del Pd chiede anche l’approvazione di una legge sul fine vita. 

Conte e Schlein convergono anche su alcune politiche per la parità tra uomini e donne. Entrambi vorrebbero favorire l’imprenditoria femminile e istituire un congedo paritario non trasferibile per migliorare l’equilibrio della gestione familiare tra i genitori. Schlein promette anche l’attuazione completa della legge 194 e l’accesso gratuito alla pillola abortiva Ru486. 

Insomma, nonostante molte battaglie dei due leader di partito siano condivise, Schlein sembra spesso un passo più a sinistra rispetto alla linea di Conte, che nel suo programma elettorale aveva tentato di mostrarsi meno schierato per non perdere l’interesse di un’altra fetta di elettorato, più interessata ai vantaggi economici su misura. Nonostante ciò, è indubbio che le due forze possano combattere battaglie comuni nei prossimi mesi.

In cima alla lista c’è la riforma dell’autonomia regionale firmata dal ministro Roberto Calderoli, che presto arriverà in parlamento: anche su questo argomento, Schlein può far sua l’opposizione che il Movimento storicamente porta avanti contro la destra a difesa degli interessi del sud. A differenza del suo ex avversario Stefano Bonaccini, infatti, lei non è entrata nelle trattative sulle materie da trasferire da Roma alla Regione Emilia-Romagna.

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