Mentre l’attenzione è tutta concentrata sulle mosse del governo di Mario Draghi, soprattutto sul fronte delle ripartenze e del piano vaccinale, la maggioranza in parlamento vive in una perenne pace armata.

Nelle ultime settimane si sono susseguiti una serie di scontri a bassa intensità, soprattutto nelle commissioni, che però sono la cartina al tornasole di tutte le questioni irrisolte nell’eterogenea maggioranza di governo.

Csm, ddl Zan e prescrizione

Il principale teatro dello scontro è la commissione Giustizia di Camera e Senato. La ministra Marta Cartabia monitora da vicino le sedute per evitare crisi e stemperare i conflitti, ma è solo una questione di tempo.

L’ultimo scontro ha riguardato la proposta di Forza Italia di istituire una commissione d’inchiesta parlamentare sulla magistratura, per «indagare quella che viene definita «la patologia conclamata dell’uso politico della giustizia», «il vischioso sistema di conferimento degli incarichi, il distorto pilotaggio delle indagini verso vicende selezionate o esponenti politici poco graditi, sistema di collusioni assai ampio e profondo, surrettizio e inammissibile indirizzo politico e, ancor peggio, uso personalistico della funzione giurisdizionale, sapienti congegni a orologeria» che hanno coinvolto le procure e il Consiglio superiore della magistratura. La proposta ha creato fibrillazione alla Camera. Da un lato Movimento 5 Stelle e Partito democratico hanno fatto muro, sostenendo che non sia istituzionalmente ammissibile istituire una commissione che non indaghi fatti specifici, a maggior ragione se in spregio della separazione dei poteri dello Stato. Dall’altro Fi ha potuto contare sulla sponda di tutto il centro destra, a cui si è associata anche Italia Viva.

Per ora lo scontro è stato accantonato per ragioni tecniche, ma la settimana prossima tornerà di nuovo la tensione con la presentazione degli emendamenti sul disegno di legge di riforma penale: anche in questo caso il fronte del centrodestra più Italia Viva proporrà emendamenti per eliminare lo stop alla prescrizione voluto dall’ex ministro grillino Alfonso Bonafede. La guardasigilli ha istituito una commissione di esperti con il compito di rivedere l’intera riforma nella speranza di depotenziare lo scontro, che però su questo punto appare inevitabile viste le posizioni opposte. Fi, Italia Viva, Azione e la Lega sono pronti a presentare emendamenti per cancellare la riforma Bonafede, i grillini si opporranno mentre il Pd è chiamato a decidere se dare seguito alla proposta in più sedi anticipata della cosiddetta “prescrizione processuale”. La linea di Cartabia è quella di costruire un disegno di legge che punti ad abbattere i tempi dei processi, così da depotenziare la contrapposizione ideologica sulla prescrizione, ma non è detto che i partiti ripongano le armi.

In commissione Giustizia al Senato, invece, il fronte aperto riguarda la legge Zan contro l’omotransfobia (già approvata alla Camera) proposta dal Pd. In questo caso l’ostruzionismo è stato portato avanti dalla Lega, con lo slittamento della calendarizzazione. In questo caso, però, a differenza che sugli altri fronti caldi in materia di giustizia, Italia Viva si è schierata con Pd, Leu e Movimento 5 Stelle nel chiedere al presidente leghista Andrea Ostellari di incardinare il ddl in modo da far procedere l’iter.

Droga

Ad accendere la tensione è stata la decisione del governo di assegnare alla ministra grillina alle Politiche giovanili, Fabiana Dadone, la delega delle politiche contro le tossicodipendenze. Nel frattempo, in parlamento sono depositati ben 14 disengi di legge (tutti presentati dal Movimento 5 Stelle, dal Pd e da Leu) per modificare l’attuale legislazione in materia di stupefacenti. Nessuno di questi è ancora stato calendarizzato, ma tutti riguardano l’introduzione della cannabis a uso medico e il consenso alla coltivazione personale. Tutte previsioni che già hanno incontrato una netta chiusura da parte del centrodestra e in particolare dal senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, che ha a sua volta presentato una proposta di legge in senso opposto.

Il cashback e gli sfratti

Anche sul fronte delle misure economiche, i punti di scontro sono già sorti. La scorsa settimana Fratelli d’Italia ha presentato in Senato una mozione per sospendere il cashback, ovvero la misura voluta dal governo Conte 2 che prevede un parziale rimborso sugli acquisti effettuati con carte di credito o bancomat. La mozione è stata respinta, ma gli astenuti sono stati ben 89 e segnano l’ennesima frattura nella compagine di maggioranza, oltre che un nuovo consolidamento dell’asse che vede sullo stesso fronte Forza Italia e Lega con Italia Viva.

Altra questione tutt’ora irrisolta riguarda gli sfratti, bloccati fino al 30 giugno dalle misure approvate nel precedente governo. La questione avrebbe dovuto essere affrontata nel decreto Sostegni ma non ha trovato spazio, e ora il tema è attenzionato dal centrodestra. Lega e Forza Italia, infatti, chiedono «il ripristino della proprietà privata», come ha detto la capogruppo di Fi in Senato, Anna Maria Bernini. Per ora il governo non ha voluto prendere iniziative, se non quella di confermare il termine di fine giugno: la paura è quella dell’esplosione del numero di contenziosi, parallelamente alle esecuzioni di sfratto. 

Se prese singolarmente, queste le micro-divisioni interne sembrano secondarie e parzialmente ricomponibili, tuttavia sono il termometro più realistico dell’attuale maggioranza di governo. Contingentemente ancora tutti allineati dietro a Mario Draghi in attesa di chiudere la pratica del Recovery fund e delle vaccinazioni, i partiti stanno però testando i nuovi rapporti di forza. Il rischio è che le differenze interne alla maggioranza emergano proprio con la sostituzione nell’agenda del governo delle pratiche emergenziali con quelle di più concreta azione politica.

 

© Riproduzione riservata