Il giorno dopo l’avvio simbolico della campagna di vaccinazione con il siero anti Covid-19 Pfizer-Biontech, mentre ancora si aspetta il via libera per le altre case farmaceutiche, è scoppiato il caso sull’obbligatorietà del vaccino per i dipendenti pubblici. La sottosegretaria del ministero della Salute, Sandra Zampa (Pd), è per il sì, la ministra della Pubblica amministrazione Fabiana Dadone (M5S) per il no.

La prima a intervenire è stata Zampa: «Io credo che debba essere una pre-condizione per chi lavora nel pubblico. Se, se ci dovessimo rendere conto che evidentemente c’è un rifiuto che non si riesce a superare, io penso che nel pubblico non si possa lavorare» ha detto ad Agorà su Rai Tre.

La risposta della ministra Dadone è arrivata sempre via tv, ma nel pomeriggio: «Non sono una grande appassionata dell'obbligo, soprattutto in campo vaccinale. Credo sia più giusta una forte raccomandazione» ha replicato a L’aria che tira su La7.

In questo momento, ha proseguito’ «il governo si è impegnato sul fronte della raccomandazione a una piano vaccinale. Non siamo davanti a dei numeri che ci fanno pensare di dover imporre un obbligo per la vaccinazione». Penso che nel momento in cui una persona si sente sicura della campagna vaccinale che porta avanti lo Stato, la raccomandazione sia il modo migliore per riuscire a raggiungere la cosiddetta immunità di gregge»

La ministra dice di avere fiducia nel fatto che non ci sarà bisogno di imporre le vaccinazioni. «Abbiamo affrontato un anno davvero delicato e complicato - ha aggiunto -, stiamo vedendo la luce in fondo al tunnel proprio con larrivo dei vaccini, e aprire ora una discussione sul fatto se porre l'obbligo o no in materia contrattuale come conditio sine qua non per l'assunzione mi sembra di andare un po’ oltre la situazione attuale. Il piano c'è, entro metà 2021 contiamo di riuscire a vaccinare metà della popolazione. È un fatto anche di fiducia reciproca verso lo stato».

Speranza e Conte aspettano

In occasione della presentazione del piano vaccini al parlamento, il ministro della Salute Roberto Speranza aveva detto che il governo vuole prima verificare la risposta volontaria: «Non è intenzione del governo stabilire l’obbligatorietà del vaccino valuteremo l’adesione dei cittadini». Il presidente del consiglio Giuseppe Conte, che aveva già dato la linea a novembre, il 23 dicembre ha ripetuto a Porta a Porta: «Esiste un principio nel nostro sistema di valori costituzionali che è l’autodeterminazione. Perciò, qualsiasi trattamento profilattico deve essere nel segno della volontarietà». Per ora, ha proseguito, «facciamo partire il piano, se poi dovessimo scoprire che la popolazione non si sottopone sarebbe un problema da affrontare» ma non si è detto negativo: «Se ci fosse un rifiuto di massa sarebbe un caso di scuola».

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