Mario Draghi ha annunciato le sue dimissioni dopo che il Movimento 5 stelle non ha partecipato al voto di fiducia sul decreto aiuti. Draghi ha detto che presenterà questa sera le sue dimissioni al presidente della Repubblica Mattarella.

Ieri il leader del Movimento Giuseppe Conte aveva annunciato che, nonostante le aperture ottenute da Mario Draghi sui nove punti che il Movimento gli aveva presentato, non poteva approvare un provvedimento che contiene i poteri speciali per realizzare un inceneritore vicino Roma.

Il governo ha avuto comunque i voti necessari per approvare il provvedimento: 172 voti a favore contro 39 contrari. Dopo il voto, Draghi si è recato al Quirinale per un colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, durato circa un’ora. Alle 18.15 è stato convocato un Consiglio dei ministri, al termine del quale Draghi ha annunciato la sua intenzione di dimettersi.

La diretta

19.54 – Mattarella ha chiesto a Draghi di «presentarsi in Parlamento per rendere comunicazioni, affinché si effettui, nella sede propria, una valutazione della situazione che si è determinata a seguito degli esiti della seduta svoltasi oggi presso il Senato della Repubblica».


19.50 – Il presidente della Repubblica ha respinto le dimissioni di Draghi.


19.41 – Il ministro della Cultura Dario Franceschini, influente dirigente del Pd e politico di grande esperienza, sulla crisi dice che non siamo ancora arrivati alla fine. «Mercoledì sarà la giornata decisiva, non oggi. In Parlamento, alla luce del sole, tutte le forze politiche dovranno dire agli italiani cosa intendono fare».


19.30 – Secondo le agenzie, Draghi potrebbe riferire alle Camera mercoledì prossimo. Un lasso di tempo piuttosto lungo, durante il quale potrebbe accadere parecchio, segnalano diversi osservatori.


19.22 – Draghi è tornato al Quirinale, dove rassegnerà le sue dimissioni da presidente della Repubblica.


19.07 – I primi commenti arrivano dai leader dei due principali partiti politici, Pd e Fratelli d’Italia, ed entrambi si dicono non spaventati da eventuali elezioni anticipate. «Il voto è l’espressione dei cittadini, degli elettori e, per quanto mi riguarda, non è mai un rischio. Il voto è sempre l’espressione del consenso degli italiani e io ho sempre pensato che sono molto più saggi della classe politica», ha detto il segretario del Pd Enrico Letta. 

La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha commentato così le dimissioni di Draghi: «Non accettiamo scherzi, questa legislatura per Fratelli d'Italia è finita e daremo battaglia affinché si restituisca ai cittadini quello che i cittadini di tutte le altre democrazie hanno: la libertà di scegliere da chi farsi rappresentare».


19.00 – Le agenzie riportano che il Consiglio dei ministri in cui Draghi ha comunicato le sue dimissioni è durato appena quindici minuti.


18.51 – Ecco la comunicazione completa con cui il presidente del Consiglio ha annunciato le dimissioni.

Buonasera a tutti,
Voglio annunciarvi che questa sera rassegnerò le mie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica.
Le votazioni di oggi in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico.
La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più.
È venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo.
In questi giorni da parte mia c’è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche.
Come è evidente dal dibattito e dal voto di oggi in Parlamento questo sforzo non è stato sufficiente.
Dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia. 
Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi.
Queste condizioni oggi non ci sono più.
Vi ringrazio per il vostro lavoro, i tanti risultati conseguiti.
Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo raggiunto, in un momento molto difficile, nell’interesse di tutti gli Italiani.
Grazie.


18.45 – Mario Draghi annuncia le sue dimissioni da presidente del Consiglio.


18.30 – I ministri del Movimento 5 stelle sono a palazzo Chigi e stanno partecipando regolarmente al Consiglio dei ministri.


18.05 – Secondo fonti del governo interpellate dall’agenzia Agi quello tra Draghi e Mattarella sarebbe stato «un incontro informale». Durante il colloquio «non sarebbero state assunte decisioni e per ogni altra valutazione il Colle rimanda alle eventuali comunicazioni di palazzo Chigi».


17.54 – Il governo conferma la convocazione di un Consiglio dei ministri alle 18.15.


17.48 – Secondo l’agenzia Aska news, Draghi riferirà del suo incontro al Quirinale con il presidente della Repubblica nel corso di un consiglio dei ministri che si terrà questa sera. A quel punto comunicherà quali mosse intende intraprendere. Fonti del governo, però, dicono che potrebbe esserci un secondo incontro con il presidente della Repubblica già questa sera.


17.26 – A quasi un’ora e mezza dalla fine del colloquio tra Draghi e Mattarella non c’è ancora nessuna comunicazione da parte del presidente del Consiglio su come intende agire nei prossimi giorni.


17.02 – Ancora Conte, di nuovo molto duro: «O ci sono risposte vere, strutturali e importanti opporre nessuno può avere i nostri voti». Il leader del Movimento dice che «non chiediamo posti, nomine, nulla, ma chiediamo ovviamente di rispettare un programma definito all'inizio: transizione ecologica e urgenza della questione sociale che adesso è esplosa».


16.55 – Conte rivendica le ragioni del non voto sul decreto di oggi. Ne ha parlato con i giornalisti entrando nella sede del Movimento. Ecco le sue parole riportate dalle agenzie: «Il M5s ha dato sostegno a questo Governo sin dall’inizio con una votazione. Tutti gli iscritti sono stati invitati a sostenere questo Governo per la transizione ecologica e giustizia sociale, per questi obiettivi. Se poi si crea una forzatura è un ricatto per cui si mettono norme che sono contro la transizione ecologica in un decreto che non c’entra nulla, voi capite che noi per nessuna ragione al mondo daremo voti per nuove trivellazioni, per costruire inceneritori. È nel nostro dna, ma eravamo chiari fin dall’inizio. Se qualcuno ha operato una forzatura si assuma la responsabilità di questa pagina che è stata scritta ieri, la cui introduzione era nel Cdm quando i nostri ministri sono stati costretti a non partecipare al voto».


16.45 – E Salvini? Il leader aveva lanciato chiari segnali che, in caso di uscita del M5s dal governo, lui non sarebbe certo rimasto a sostenere Draghi. Dal voto di oggi pomeriggio, però, non ha più preso una posizione chiara. Al momento il suo ufficio fa sapere che «sta mettendo a punto una proposta di pace fiscale» che comprende «anche un intervento fiscale ad hoc per le famiglie». Significa che probabilmente anche Salvini presto presenterà la sua lista di richieste al governo.

16.33 – Anche da LeU sono mancati voti al decreto. La capogruppo in Senato Loredana De Petris ha fatto sapere di essersi astenuta. «La responsabilità della situazione in cui ci troviamo è soprattutto di chi non ha voluto stralciare la norma sul termovalorizzatore a Roma – ha detto per spiegare la sua scelta – Una norma assolutamente sbagliata nel metodo e nel merito, che non risolve il problema dei rifiuti a Roma. Si è invece deciso di forzare e provocare il M5s, forse con l'intenzione di spingerlo fuori dalla maggioranza».


16.10 – Dopo Beppe Grillo, interviene sulla giornata politica anche Alessandro Di Battista, che definisce «un’ottima notizia» l’eventuale caduta del «governo dell’assembramento».

«Si appellano al senso di responsabilità quelli, che negli ultimi anni, sono stati responsabili solo del loro culo, tra l'altro flaccido come la loro etica. 

Parlano di rispetto delle Istituzioni coloro i quali, soprattutto nell'ultimo anno e mezzo, hanno violentato la massima Istituzione del Paese, il Parlamento, togliendogli ogni dignità.

Parlano di “cose importanti ancora da fare” i responsabili dell'ignobile legge Cartabia (che ha fatto indignare tutti i magistrati antimafia), coloro che hanno portato avanti la strategia fallimentare delle armi e delle sanzioni, coloro che pensano che sovranità, Costituzione, diritti sociali, acqua pubblica e conflitto di interessi siano parole vuote, obsolete, addirittura eversive.

E soprattutto hanno il terrore delle elezioni tutti coloro che, giustamente, provano vergogna alla sola idea di salire su un palco, di parlare in pubblico, di fare una promessa ai cittadini dopo ignobili giravolte, dopo aver mentito al Popolo italiano, dopo aver utilizzato la politica esclusivamente per interesse personale. Costoro, prima di fare un comizio, dovrebbero chiedere alle loro scorte di sequestrare tutti i pomodori dai mercati rionali oppure dovrebbero parlare di spalle, anche se in molti, guardandogli i deretani riconoscerebbero all'istante i loro volti.

Vedremo cosa accadrà. Ad ogni modo se davvero dovesse cadere il governo dell'assembramento (io non sono così sicuro) sarebbe un'ottima notizia».


16.13 – Draghi è rientrato a palazzo Chigi dopo quasi un’ora di colloquio con Sergio Mattarella. 


16.08 – Dal Senato, l’inviata Giulia Merlo:

Il Senato si sta lentamente svuotando e ora tutti aspettano solo di sapere cosa dirà Draghi a Mattarella. Dal Pd filtra l'aspettativa che il presidente della Repubblica rinvii il premier alle camere: parlamentarizzandola, la crisi non ci sarebbe visto che anche il Movimento 5 Stelle ha detto che voterebbe la fiducia all'esecutivo. Questa, infatti, è la linea di compromesso grillina: non hanno votato la fiducia al dl Aiuti ma senza uscire dall'aula, una formula anomala che però starebbe a significare che intendono rimanere nel governo e non lasciarlo. Non a caso da nessuno dei due gruppi è arrivato l'invito ai parlamentari a rimanere a Roma per i prossimi giorni. Nel il centrodestra, invece, prevale il sentimento d'attesa: l'unico a parlare è Silvio Berlusconi e i toni dei forzisti sono piuttosto distesi. "La crisi sarà a settembre", dice un senatore azzurro, che punta all'ulteriore logoramento dei Cinque stelle. D'altro canto, non spaventerebbe il voto a ottobre: tornare alle urne significherebbe capitalizzare il consenso ancora esistente e che si lorgorerebbe stando al governo. L'attesa è tutta per il colloquio di Draghi al Colle. Intanto, la presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati ha convocato per domani una capigruppo.


15.28 – Mentre si votava la fiducia al decreto Aiuti, Draghi ha lasciato palazzo Chigi per recarsi al Quirinale.


15.26 – Il fondatore del Movimento 5 stelle, Beppe Grillo, ha benedetto la decisione di Giuseppe Conte, spiegando che «parlamentari e base erano insofferenti». 


15.16 – Il governo ottiene la fiducia con 172 voti favorevoli, 39 contrari e nessun astenuto. Nessun senatore del Movimento ha votato.


14.50 – Durante la prima chiama, il ministro grillino delle Politiche agricole Stefano Patuanelli si è astenuto, in linea con le indicazioni di Conte. La sua collega Dieni lo aveva invitato a dimettersi se non avesse votato la fiducia.


14.15 – Interviene per la sua dichiarazione di voto Mariolina Castellone, capogruppo dei Cinque stelle. Il non voto, dice Castellone, non indebolisce l’azione di governo, che conferma l’intenzione del gruppo di non partecipare alla consultazione. «Noi ci sottraiamo alla logica della fiducia al governo» ha detto.


14.00 – Polemiche nel gruppo M5s di fronte all’intervento, fortemente critico, della capogruppo di Forza Italia Anna Maria Bernini. È dovuta intervenire la presidente Maria Elisabetta Casellati a ristabilire l’ordine.


13.12 – Sta intervenendo Matteo Renzi. In un tweet ha già anticipato che chiederà a Draghi di continuare anche senza il sostegno del M5s. Dopo la conclusione del voto, il premier parteciperà al Consiglio dei ministri convocato per le 15.30 e subito dopo salirà al Quirinale.


12.44 – Dopo la posizione della questione di fiducia, ci saranno le dichiarazioni di voto, che dovrebbero durare circa un’ora e quaranta minuti. La chiama dei senatori dovrebbe durare 40 minuti. Lo riferiscono fonti parlamentari.

Continua il fuoco dei dimaiani sugli ex colleghi del movimento 5 stelle: “ì«Il “non voto coerente e responsabile” di Giuseppe Conte produrrà un drammatico effetto a catena che porterà il paese verso l’esercizio provvisorio, cioè lo stallo totale dell’Italia e l’incapacità di reagire e intervenire. Lo scenario peggiore nel momento peggiore». Lo scrive, su Instagram, il Presidente della Commissione per le Politiche dell’Ue alla Camera Sergio Battelli


12.41 – La Lega torna a chiedere il voto: «Non si può andare avanti così per mesi, con milioni di italiani che hanno problemi con stipendi, pensioni e bollette. Piuttosto che perdere mesi preziosi con inutili e logoranti tira e molla, sarebbe più saggio dare la parola agli italiani» riferiscono fonti della Lega.


12.37 – Il tesoriere di Ipf, Gianluca Vacca, posta sul suo account Instagram un fotomontaggio in cui Conte tiene in mano un Mojito e che intitola «Papeete bis». 

«Conte e i vertici del #M5S sono totalmente fuori controllo. A causa dei loro folli e scriteriati piani rischiano di far precipitare l'Italia nel caos più totale. Aprire una crisi di governo adesso vuol dire esercizio provvisorio, crisi energetica e finanziaria, nessun aiuto alle famiglie e alle imprese, nessun reddito minimo.
Una crisi adesso è un regalo gigantesco a Putin. Follia pura. Non si può giocare così con le sorti degli italiani» scrive.

12.31 – Fonti parlamentari riferiscono che Luigi Di Maio starebbe lavorando per lanciare un segnale al premier, che dovrebbe presentarsi dimissionario al Colle questo pomeriggio, dopo la fiducia sul decreto Aiuti. Il ministro degli Esteri sta utilizzando i suoi contatti nel suo ex partito per ottenere una serie di prese di posizione o addii al Movimento, in modo da poter mostrare a Draghi che una grossa parte di parlamentari ex Cinque stelle e di Ipf sono dalla sua parte e sperano che continui il suo lavoro.


12.30 – Dal Senato, l’inviata Giulia Merlo:

«Tutto dipende dal presidente Draghi: difficile dimettersi con un Senato che oggi gli voterà la fiducia. Bisogna capire se, politicamente, vede una strada per continuare» ragiona il senatore di Fi, Maurizio Gasparri.

La sensazione è che la crisi si possa ancora scongiurare ma che tutto dipenda dai Cinque stelle e da quel che diranno dopo il mancato voto. Sul fronte del centrodestra, la prospettiva del voto non è vista con paura ma come una prospettiva di crescita, soprattutto per la Lega: «Quel che perderanno i Cinque stelle con questa mossa, potremmo guadagnarlo elettoralmente noi, almeno per una parte» dice un senatore.


12.13 – «I numeri dicono che il governo potrebbe proseguire il suo lavoro fine a fine legislatura anche senza il M5s. FI, in continuità con l'atteggiamento di responsabilità che ha sempre contraddistinto la sua azione, attende con rispetto le determinazioni del presidente Draghi e le indicazioni che darà il capo dello Stato. È chiaro e innegabile che eventuali elezioni anticipate in un momento così delicato per l'Italia saranno da attribuire unicamente all'atteggiamento irresponsabile dei Cinque stelle. Se dovesse accadere, andare alle urne non ci preoccupa: anzi siamo certi che il risultato elettorale premierebbe il centrodestra». Così Silvio Berlusconi.


12.10 – Dal Senato, l’inviata Giulia Merlo:

Tra i senatori di Forza Italia il clima è cupo ma la progressione verso la crisi era ormai nell’aria. «È la vittoria dei leader, che ora rifaranno le liste con meno incognite e a situazione congelata» riflette una senatrice, secondo cui la crisi ora è l’unico modo per Matteo Salvini di mantenere la leadership del suo partito, con l’appoggio anche della dirigenza di Forza Italia nella componente più vicina alla Lega.

«Era nell’aria, noi lo abbiamo capito e abbiamo scelto la via istituzionale della richiesta di verifica» aggiunge, «ma la situazione ha iniziato a deteriorarsi con il voto per il Colle, che Draghi ha considerato il primo schiaffo. Ora ci ha fatto capire che la misura è colma».


12.07 – «L'Italia a livello internazionale sta facendo una figura barbina». Lo ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio all'assemblea congiunta dei gruppi parlamentari di Ipf. Intanto, al Senato passa con il nuovo gruppo la Cinque stelle Cinzia Leone. 


12.05 – Dal Senato, l’inviata Giulia Merlo:

Tra i senatori si sta spargendo una voce: Draghi si dimetterà alle 15.30, appena concluso il voto in Senato.


11.47 – Dall’inviata al Senato Giulia Merlo: 

Dalle file di Fratelli d’Italia il sentimento è quello dell'attesa. «Lo diciamo da tempo: meglio votare in ottobre e mettere fine a questo teatro» dice il senatore Andrea De Bertoldi, che considera poco praticabili le strade ipotizzare in queste ore.

«Votando a ottobre in 20 giorni il governo sarebbe pronto e si potrebbe fare la finanziaria senza problemi». Però il centrodestra rimane diviso sul tema della leadership e formalmente Lega e Fi sono ancora parte della maggioranza. «Non credo, però, che se i Cinque stelle escono la Lega possa rimanere dentro» dice De Bertoldi, secondo cui un ricompattamento dell’alleanza è inevitabile. «Se le regole valgono per tutti, il premier viene dal partito con più voti e i sondaggi dicono che sarà FdI. Anche chi è contro di noi dovrebbe poter gioire perché esprimeremmo la prima premier donna d’Italia».

11.37 – La deputata M5s Federica Dieni, critica sulla scelta di Giuseppe Conte, ha chiesto al ministro per le Politiche agricole Stefano Patuanelli, che è anche senatore, di votare la fiducia, o dimettersi. 


11.30 – Viene confermato da fonti governative il Consiglio dei ministri organizzato già ieri per le 15.30 di oggi. La fiducia dovrebbe essere posta intorno alle 12.30. 


11.15 – L’aula si ferma per un minuto di silenzio per la scomparsa del fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari.


11.13 – In un confronto con il premier, Draghi ha indicato a D’Incà «come unica via percorribile la richiesta di fiducia al Senato sul decreto aiuti. La fiducia sarà posta al termine della discussione generale» riferiscono fonti vicine al ministro. Il presidente del Consiglio respinge così la mediazione in extremis tentata dal ministro grillino.


11.04 – Dal Senato, l’inviata Giulia Merlo:

La proposta di togliere la fiducia e votare il provvedimento articolo per articolo è arrivata dal ministro D’Incà: i gruppi parlamentari si sono mostrati scettici, in particolare quello della Lega, per il precedente che si creerebbe. Tuttavia l’ipotesi è plausibile e ora il ministro si starebbe consultando con il premier Draghi per valutare se il governo potrebbe fare il passo.


10.49 – «C'è bisogno di un chiarimento politico di fronte al paese, in parlamento. Quello che per noi è la strada naturale è che si vada in parlamento ad ascoltare il presidente del consiglio e ogni partito si assuma responsabilità» ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta. Il capo dei dem ha anche annunciato la fine dell’alleanza giallorossa: «Quello che è successo ieri a Roma e la decisione del M5s di non votare la fiducia al decreto Aiuti cambia lo scenario politico. Prendiamo atto di questa scelta, non è la nostra. È una scelta che ci divide».

Luigi Di Maio, intanto, ha discusso con i suoi durante un’assemblea congiunta che «i dirigenti M5s stavano pianificando da mesi l'apertura di una crisi per mettere fine al governo Draghi». «Sperano in 9 mesi di campagna elettorale per risalire nei sondaggi, ma così condannano solo il paese al baratro economico e sociale. Non potevamo essere complici di questo piano cinico e opportunista, che trascina il paese al voto anticipato e al collasso economico e sociale» ha continuato. 


10.44 – «Il ministro è in costante contatto con Chigi, il presidente è informato di tutti i passaggi» riferiscono fonti vicine al ministro D’Incà. Italia viva aveva accusato il Cinque stelle che si occupa dei Rapporti col parlamento e sta mediando per ottenere un voto del provvedimento per parti di essersi rivolto ai capigruppo «all’insaputa del premier». 


10.30 – Dal Senato, l’inviata Giulia Merlo: 

Tra i Cinque stelle la scelta è presa. Una senatrice spiega: «Non risponderemo alla chiama, senza fare la transumanza dentro e fuori dall’aula. Ma non sarà un voto contrario». Sul significato allora di questa scelta si limita a una considerazione: «Se al governo non siamo incisivi non ha senso rimanerci».


10.19 – Sembra che il ministro per i Rapporti con il parlamento, il grillino Federico D’Incà, stia sondando i capigruppo e la presidenza del Consiglio per proporre che il provvedimento possa essere licenziato senza voto di fiducia. Una soluzione che di fatto eviterebbe la crisi: se il provvedimento fosse votato per parti, come viene proposto, i grillini potrebbero non votare i provvedimenti che non li convincono e si asterrebbero sul voto finale al provvedimento, com’era già successo alla Camera. 

Le regole

Il voto (e l’uscita dall’aula dei Cinque stelle) ci sarà solo dopo qualche ora di dibattito. L’orario definitivo del voto non è infatti ancora fissato, ma si prevede che possa arrivare, dopo una riunione dei capigruppo che prenderà la decisione sull’orario, intorno all’ora di pranzo. Nel pomeriggio, dunque, Draghi potrebbe andare al Quirinale per consultarsi con il presidente del Consiglio, Sergio Mattarella, sui prossimi passi. 

Gli scenari

Le possibilità che si dipanano di fronte a Draghi dopo il voto di oggi sono diverse, ma dipendono tutte dalla volontà del premier di rimettersi in gioco fino alla fine naturale della legislatura. L’ex banchiere ha escluso la possibilità di guidare altri governi in questa legislatura più volte, ma potrebbe prendere in considerazione una richiesta del capo dello Stato. 

Mattarella potrebbe chiedere a Draghi come atto di buona volontà di ripresentarsi alle Camere per chiedere una nuova fiducia: in questo caso, potrebbe addirittura tornare a incassare quella dei Cinque stelle. Non è detto però che la Lega sia disposta a sostenere un altro governo Draghi né che l’ex capo della Bce sia disposto a governare altri nove mesi con l’ombra di nuove sfiducie à la carte di tutti i partiti che sostengono il governo. Considerate le richieste contrastanti dei partiti che lo sostengono, il premier rischierebbe sostegni altalenanti a seconda del provvedimento in discussione. 

L’alternativa è che Mattarella accetti le dimissioni di Draghi. A quel punto ci sono due possibilità.

La prima è quella di creare un governo di scopo che traghetti il paese a fine legislatura guidata da una figura tecnica, che porti a casa gli obiettivi del Pnrr e la legge di bilancio in modo da evitare l’esercizio provvisorio. Altrimenti, come ieri paventava Enrico Letta e minacciava Matteo Salvini, c’è soltanto il voto. 

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