“La gioia della musica” si farà. A confermarlo è Corrado Augias, che ha deciso di partecipare anche alla terza edizione del programma, l’ultimo rimasto in ballo dopo il suo addio al suo Rebus su Rai 3 e, dopo oltre sessant’anni di servizio, a viale Mazzini.

Il divorzio è stato tempestoso, annunciato in un intervento su Repubblica dallo stesso Augias a cui aveva risposto in polemica Giampaolo Rossi. Augias aveva accusato i nuovi vertici di demolire la Rai, il direttore generale di viale Mazzini aveva risposto che la decisione era stata dettata «anche da scelte economiche». Un’uscita su cui l’amministratore delegato Roberto Sergio aveva cercato di correggere il tiro, invitando il giornalista al settimo piano di viale Mazzini.

Il chiarimento, alla fine, è andato a buon fine e Augias condurrà le venti puntate della Gioia della musica a maggio: l’orchestra sinfonica della Rai stava cercando la conferma dell’appuntamento nei giorni che aveva già deciso di destinare al programma e gli autori sono già a buon punto con la stesura del programma. Così l’approfondimento sull’ascolto e la scrittura della musica classica si farà, e sarà condotto da Augias. Le alternative, una su tutte il pianista Stefano Bollani che ha già un programma su Rai 3, non sono state esplorate.

La trasmissione inizierà un mese dopo la fine de La torre di Babele, il nuovo programma che Augias condurrà dal 4 dicembre fino a fine marzo su La7. «Le uscite di Rossi sono state ostili e un po’ volgari» dice oggi Augias, che racconta invece di un incontro con Sergio caratterizzato dalla «cordialità tipica di un democristiano».

L’attivismo di Sergio, che si è mosso in autonomia dopo aver ricucito anche con Fedez dopo gli screzi provocati dalle performance del rapper a Sanremo e al primo maggio, ha fatto storcere il naso negli ambienti di Fratelli d’Italia. A destra leggono il gesto come una sconfessione della linea di Rossi e ironizzano sul fatto che a questo punto Augias percepirà uno stipendio doppio, quello della Rai e quello di La7.

«Un passo indietro clamoroso e abbastanza evidente rispetto alla narrazione di una Telemeloni che non esiste» dice Francesco Filini, capogruppo FdI in commissione Vigilanza Rai. «Pecunia non olet» rincara la dose un deputato. Ma ce n’è anche per l’ad, che sempre più spesso si sta smarcando da Rossi, referente unico di Giorgia Meloni a viale Mazzini, a cui però stanno cadendo progressivamente in capo le scelte infauste dei suoi due colonnelli, Angelo Mellone e Paolo Corsini. «Sergio lo si apprezza per quel che è» dicono, ed è chiaro che non si tratta di un complimento.

In vista di giugno

La decisione di Sergio alza il livello della sfida – sempre negata dai protagonisti – con Rossi, mettendo i meloniani davanti a una scelta. O si sconfessa definitivamente Rossi, da cui a palazzo Chigi si aspettavano parecchio di più, oppure la presa di posizione dell’ad – che però ha dalla sua i rapporti personali che a gennaio possono fare la differenza nei nuovi palinsesti – compromette la sua posizione agli occhi di FdI.

Il rinnovo di giugno prossimo incombe e Sergio resta in buoni rapporti con la Lega, che non faticherebbe a tenerlo al suo posto, magari affiancato da uno o una presidente d’area. Se con una mano gioca la sua partita tessendo rapporti anche con chi ha piacere di continuare a vedere Augias in onda sul servizio pubblico, con l’altra l’ad prova a calmare le acque, diffondendo una campagna comunicativa a slide per smentire le “fake news” che diffonderebbero i giornali. Un attivismo anche comunicativo oltre che diplomatico, insomma: i maliziosi ci vedono il seguito della campagna elettorale iniziata con la conferenza stampa di presentazione di VivaRai2!.

Fiorello continua a macinare successi e l’ad, da parte sua, non perde occasione per mostrarsi insieme al conduttore e rivendicare la storica amicizia. Nel documento, si analizza l’andamento degli ascolti, del debito – che secondo l’amministrazione a fine anno sarà sotto i 600 milioni –, e dei ricavi di Rai pubblicità, che sarebbero in crescita rispetto alla previsione di budget per il 2023. I vertici ci tengono anche a tornare sul giornalismo d’inchiesta: «Nel palinsesto autunnale gli storici programmi sono stati confermati e altri partiranno a breve».

Sta per partire dopo mille peripezie “Far west” di Salvo Sottile, rimandato diverse volte, mentre per l’anno prossimo è previsto il ritorno di “Indovina chi viene a cena”. Poi, magari, spazio anche a Massimo Giletti, che però è appena stato rinviato a giudizio per diffamazione aggravata ai danni dell’ex capo della Dap, Francesco Basentini. Ultima slide: «Sergio e Rossi sono legati da profonda stima e sincera amicizia». Dopo ieri, forse, un po’ di meno.

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