La paura è tanta, le comunicazioni poche, la politica italiana per tutto il giorno resta appesa alle notizie che arrivano da Milano con il contagocce. E comunque fanno il giro dei siti del mondo: «Dal Washington Post al Guardian, dallo Spiegel a France24, da El País ad Al Jazeera e perfino all’australiano News.Com.au., e il quotidiano canadese Toronto Star», recitano le agenzie italiane.

Silvio Berlusconi, 86 anni, quattro volte presidente del Consiglio, l’uomo «sceso in campo» nel 1994 e da lì rimasto nello stesso campo con alterne vicende, anche giudiziarie, ma sempre al centro della scena della destra italiana, è stato ricoverato in mattinata nel reparto di terapia intensiva del San Raffaele per un «affanno respiratorio», si sospetta polmonite. Ma nella prima giornata di attesa non viene diffuso il bollettino medico, annunciato per oggi.

A vigilare sulle cure è il suo medico personale, Alberto Zangrillo, fratello del ministro Paolo, direttore dell’Unità operativa di Anestesia e rianimazione generale di quell’ospedale, l’uomo che nel maggio 2020 aveva dato il Covid per «clinicamente morto». Il suo medico da trent’anni.

Da Forza Italia filtra che «è stazionario ma vigile». Il capogruppo alla Camera Paolo Barelli fa giusto sapere che c’è stata «una ricaduta per una infezione precedente». In realtà circolano tante voci diverse. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che è anche vicepresidente di Forza Italia, in giornata dice che «però parla». E anche nelle aziende di Berlusconi il messaggio interno è: «Situazione seria ma non drammatica». Confermato ai cronisti in serata dalle parole del fratello Paolo: «È stabile, è una roccia. Ce la farà anche stavolta. Il suo umore? Il nostro è buono».

I figli accorsi

Da Forza Italia per tutto il giorno è gara agli incoraggiamenti, «Forza Silvio», e dal governo lo stesso, anche dagli avversari politici. Subito arrivano gli auguri «sinceri e affettuosi» della premier Giorgia Meloni, che vive le sue giornate più lunghe: tensioni con il Colle, tensioni nella maggioranza con la Lega. Ed è alla vigilia di un 25 aprile che rischia di essere un esame durissimo per il governo a guida post fascista.

Dal suo partito, la sua creatura, al di là delle dichiarazioni ufficiali, in molti sono sicuri che «il vecchio leone» non mollerà. Eppure fa la sua impressione apprendere che tutti e cinque i figli (Marina, Pier Silvio, Eleonora, Barbara e Luigi) sono andati a visitare il padre, che è consentito di avvicinarsi solo alla famiglia e ai famigli più stretti, la compagna Marta Fascina, il fratello Paolo e la capogruppo al Senato, Licia Ronzulli.

Nessuno si permette di fare i conti con l’ipotesi di un’assenza prolungata dalla politica dell’ex cavaliere. Che pure negli scorsi giorni aveva messo ordine dentro al partito. A sorpresa, un po’ frettolosamente, aveva risolto d’imperio i conflitti fra i suoi. Un giro di vite che ha portato al comando i fedelissimi, ma fedelissimi anche di Marta Fascina: Paolo Barelli è diventato capogruppo alla Camera al posto di Alessandro Cattaneo, giubilato e spostato nel posto di vicecoordinatore del partito, un posto inventato ad hoc, Ronzulli è rimasta capogruppo al senato ma èstata “sollevata” dall’incarico di responsabile della Lombardia, quello in cui meno di un anno fa era stata messa d’imperio per cacciare Massimiliano Salini, vicino a Mariastella Gelmini, la quale poi amareggiata ha lasciato il partito per andare in Azione.

Al posto di Ronzulli ora è un uomo del giro di Fascina, Alessandro Sorte. Con Tajani, sono loro oggi i più alti in grado, mentre l’anziano presidente è ricoverato. E sono loro che dovranno, in caso di convalescenza lunga, prendere le redini e assicurare disciplina in una maggioranza attraversata dai conflitti.

Perché scommettendo sul meglio e cioè sulla ovvia assenza per i prossimi giorni, la salute di Berlusconi è anche un tema politico per il governo di Giorgia Meloni. Anche se lei, nonostante le sfide, gli strappi, le ricuciture, ha cercato di non tirare mai la corda dei rapporti con lui.

Da parte della leader del governo i segnali sono stati chiari, alcuni anche molto visibili, come il “bel” gesto di far chiedere con tempismo all’avvocatura dello Stato di revocare la propria costituzione di parte civile nel processo Ruby ter. O le parole accomodanti accanto a Volodymyr Zelensky, a Kiev, in una conferenza stampa congiunta sfortunatamente capitata subito dopo quelle parole indigeribili («Giudico, molto, molto, molto negativamente il comportamento di questo signore»). Scommettendo ancora una volta nella sua presenza, il centrodestra italiano deve cominciare a fare i conti con la sua fragilità. Per fare in modo che non diventi fragilità di tutto il governo.

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