Dagli stadi alla scuola, dalla repressione alla formazione, passando per la prevenzione. Il contrasto a episodi di matrice antisemita deve essere affrontata con convinzione, altrimenti l’immagine del governo risulta poco credibile. Compresa l’ipotesi di scioglimento di forze politiche neofasciste, che perseguono ideali antisemiti. La nuova dottrina del coordinamento contro l’antisemitismo è stata dettata dal prefetto Giuseppe Pecoraro, che non è disposto a scaldare la poltrona.

Nomina meloniana

Da gennaio ha preso il posto di Milena Santerini, voluta da Giuseppe Conte che nel 2020 ha creato la struttura durante il governo giallorosso, e confermata da Mario Draghi. Il passaggio di consegne è avvenuto simbolicamente nel giorno della memoria. Il motivo della sostituzione? «Meloni voleva una persona di fiducia», spiegano fonti governative.

Nulla di diverso rispetto a quanto successo per altri capitoli. Quindi via Santerini, considerata da Meloni e il suo entourage dal profilo troppo accademico e vicino al centrosinistra, dentro Pecoraro, considerato un uomo d’azione, in linea con la visione della destra al potere.

Del resto per una premier che viene dalla tradizione post missina, con la fiamma che arde tuttora nel simbolo del suo partito, i rapporti con la comunità ebraica sono delicati, quanto fondamentali. Le braccia tese di qualche nostalgico di Fratelli d’Italia sono un campanello d’allarme per gli ebrei, che hanno un buon dialogo con la premier, conservando una dose di diffidenza nei confronti del partito. 

La nomina di Pecoraro a capo della struttura della presidenza del Consiglio, con sede in via delle Mercede, a pochi passi dalla Camera, non può essere solo di facciata, almeno da come il coordinatore è intenzionato a interpretare il ruolo.

Nella sua carriera è stato anche prefetto di Roma, oltre ad aver ricoperto incarichi tecnici in vari governi, senza distinzione di colori politici. Fin da subito ha chiesto un potenziamento dell’organico a disposizione. Santerini poteva contare su un solo dipendente, Pecoraro ha ottenuto una segreteria tecnica con tre impiegati che lavorano per i suoi uffici. «Senza alcun aggravio di spesa, perché si tratta di personale che ha cambiato ufficio», puntualizzano dalla presidenza del Consiglio.

Interventi negli stadi

Ma nel dettaglio cosa è stato fatto in questi mesi? Al momento poco, visto il recente insediamento, l’intenzione è accelerare. «La priorità è quella di garantire che negli stadi non ci siano episodi di antisemitismo», dice Pecoraro a Domani. «Ho già inviato - spiega - delle proposte ai ministri competenti per materia, Matteo Piantedosi (Interno, ndr) e Andrea Abodi (Sport, ndr).

L’obiettivo è quello di arrivare all’immediato stop delle partite, appena si sentono cori o si espongono striscioni di matrice razzista o antisemita». Una novità che «deve entrare in vigore dalla prossima stagione. Chi decide di non accogliere da subito questa idea si assume la propria responsabilità. Il mancato intervento significa indifferenza».

Parole che suonano come una sfida ai ministri e fanno pressione su Meloni. Alcuni ultrà più politicizzati provengono dall’estrema destra. Allo stesso tempo, la premier deve portare a casa qualche risultato sul tema da presentare alla comunità ebraica: si trova in un vicolo stretto.

Da ex procuratore della Federcalcio, il prefetto insiste sul calcio con l’ipotesi di una sorta di “cura Ludovico”, stile Arancia Meccanica: «I responsabili di certi episodi, dopo essere stati identificati, devono essere inviati a visitare i campi di concentramento per rendersi conto di quello che dicono». La battaglia non si esaurisce negli stadi. Sullo scioglimento delle formazioni politiche di ispirazione neofascista e portatrici di idee antisemite, Pecoraro non fa esercizi di equilibrismo: «L’applicazione della legge Mancino spetta alle autorità preposte, diciamo che io non mi volto dall’altra parte». Non proprio parole che fanno proseliti nei partiti al governo.

La strategia del pugno duro, però, non convince pienamente chi è in prima linea contro l’antisemitismo. La preoccupazione è che la repressione tenda a fagocitare tutto, prevalendo sulla formazione, benché il coordinamento della presidenza del Consiglio abbia previsto dei progetti da portare nelle scuole, dando seguito ai tre anni di mandato di Santerini, che ha lavorato all’elaborazione della strategia nazionale contro l’antisemitismo, tracciando le linee guida con indicazioni ai ministeri e un particolare attenzione a quanto accade sui social. 

© Riproduzione riservata