Ci sono bambini che non si riconoscono nel loro genere fin da subito, ma anche ragazzini che vivono il loro genere con creatività. In Italia è nata una associazione Genderlens che cerca di fare cultura sul genere evitando lo stigma sociale e la «paura del contagio»
- Ci sono bambini che non si riconoscono nel loro genere fin da subito, ma anche ragazzini che vivono il loro genere con creatività.
- In Italia è nata una associazione Genderlens che cerca di fare cultura sul genere evitando lo stigma sociale e la «paura del contagio».
- «Non tutti siamo solo maschi o solo femmine e ognuno può essere come meglio si sente», dice uno dei figli delle famiglie dell’associazione.
Marco – il nome è di fantasia come tutti quelli dei minori citati in questa storia – è un bambino di otto anni con una sorella più grande, di dieci. Vive a Roma e a scuola, poco prima che iniziasse il lockdown, ha spiegato che da grande sarà una femmina, Lorenza. Per il momento, sostiene che il suo cervello sia diviso a metà tra maschio e femmina e preferisce indossare abiti femminili. Il maestro, fin dal primo giorno delle elementari, ha mostrato supporto nei suoi confronti mentre alla scuol



