Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha assicurato che lo stato risarcirà i familiari delle vittime della strage di Cutro, ma per il momento cerca di rifarsi per il «danno di immagine» sui presunti scafisti, raccontando tramite avvocati ai giudici come il naufragio costato la vita a 94 persone di cui 35 bambini abbia leso la reputazione dello stato a la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

L’assicuratore pubblico Consap invece, che era seguito dall’avvocata e senatrice Giulia Bongiorno, è stato estromesso, e dunque non pagherà i familiari delle vittime e i sopravvissuti, almeno in sede penale. Bongiorno ha lasciato il caso dopo aver presentato una memoria per Consap, a portare avanti la richiesta della spa controllata al cento per cento dal ministero dell’Economia è arrivato lo studio di Franco Coppi, l’avvocato celebre per aver seguito l’ex premier Silvio Berlusconi.

La motivazione che ha convinto i giudici a lasciare Consap fuori è puramente tecnica e non entra nel merito della questione: la spa non ha partecipato all’incidente probatorio, e dunque il collegio presieduto da Edoardo D’Ambrosio ha ritenuto sussistente la lesione del diritto di difesa, con la precisazione che questo non pregiudica i diritti dei familiari delle vittime che potranno agire in sede civile.

Il rito abbreviato

L’avvocatura dello stato oggi si è costituita per prima cosa parte civile nel processo che si sta celebrando con rito abbreviato davanti alla gup Elisa Marchetto, e ha chiesto nei confronti di uno dei quattro scafisti alla sbarra, Ufuk Gun, turco di 28 anni, un milione di euro di risarcimento.

Il giudice ha ammesso la richiesta della presidenza del Consiglio e del ministero dell’Interno, ma anche quella della Regione Calabria che ha avanzato alla gup una richiesta di risarcimento di 500 mila euro.

Accolte anche le costituzioni di parte civile di superstiti e dei familiari dei migranti periti nel naufragio. L’udienza preliminare è stata rinviata al prossimo 7 febbraio, su richiesta del difensore di Ufuk, l’avvocato Salvatore Falcone, per ascoltare l'imputato.

Il danno di immagine

Nella richiesta di costituzione di parte civile, l’avvocatura argomenta: «L’imputato ha procurato illegalmente l'ingresso nei confini territoriali dello stato italiano di numerosi cittadini extracomunitari privi del permesso di soggiorno e di qualsiasi altro titolo utile ad entrare e permanere nel territorio nazionale, così arrecando un gravissimo vulnus alla sovranità dello stato e alla tutela dei confini nazionali, la cui cura è affidata al ministero dell'Interno e ledendo la sovranità territoriale». Si aggiungono le spese per la gestione dell’accoglienza dei superstiti e «ove necessario» l’espulsione.

Il danno per lo stato italiano «è stato poi aggravato dall'esito nefasto del naufragio, avvenuto a poche centinaia di metri dalla riva, con enorme eco mediatica a disdoro dell’Amministrazione statale e dunque anche il suo vertice apicale ossia la presidenza del Consiglio dei ministri».

Ne deriva che le amministrazioni «hanno subito anche un danno non patrimoniale e in particolare un danno all’immagine», basato sul «parametro delle conseguenze sociali fondate sulla negativa impressione suscitata nell’opinione pubblica internazionale».

L’altro processo

Nell’altro processo che si è celebrato nella stessa mattinata, davanti al Tribunale di Crotone, contro altri tre presunti scafisti del caicco Summer Love, il collegio giudicante ha deciso di ammettere la costituzione di parte civile della presidenza del Consiglio e del ministero dell'Interno e quella della regione Calabria, ma soprattutto ha deciso favorevolmente sulla richiesta di estromissione dal processo avanzata dalla Consap, che rappresenta il fondo di garanzia vittime della strada e degli incidenti in mare.

Alla richiesta di costituzione di parte civile di Palazzo Chigi e Interno si era opposto l'avvocato Salvatore Perri, difensore di due dei tre imputati, che ha eccepito la richiesta tardiva oltre al fatto che il danno di immagine causato alla pubblica amministrazione è risarcibile solo se è causato da rappresentanti della stessa Pa, ma anche in questo caso la richiesta è stata accolta.

Luca Matarese, dell'Avvocatura dello stato, per motivare il ritardo ha spiegato che «non è arrivata alcuna notifica del processo, che abbiamo conosciuto solo tramite articoli di stampa. Nessun dubbio sull'ammissibilità». L’avvocatura ha chiesto un milione di euro di risarcimento, mentre quella regionale ha chiesto 500 mila euro. Riguardo all'estromissione del Fondo di garanzia per le vittime del mare, la Consap ha rinnovato la richiesta avanzata da Bongiorno con gli avvocati dello studio Coppi ma cambiando versione. Secondo la memoria di Bongiorno il problema riguardava la natura del caicco, che non vincolava l’assicuratore a coprire il risarcimento, adesso invece è diventata una questione procedurale.

Le parti civili, tramite l'avvocato Francesco Verri, si sono opposte comunque alla richiesta di Consap sostenendo che i naufraghi che hanno preso parte all'incidente probatorio sono nella lista testimoni del pm e che «la difesa di Consap ipotizza un pregiudizio che non è argomentato». Verri ha anche parlato di «tardività della richiesta di estromissione».

Barbara Ventura, parte civile per alcuni superstiti, ha ribadito che «la prova si forma nel processo e non esiste alcuna lesione del diritto difesa». Il pm Pasquale Festa ha spiegato che nel processo sono inseriti i testimoni sentiti nell'incidente probatorio perché ce ne sono stati due. Per i giudici lo studio Coppi ha fornito argomentazioni sufficienti, e Consap - per il momento - è fuori dal tavolo.

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