Dalle elezioni regionali alle dimissioni di Bitetti

Taranto è un laboratorio, ma solo dei fallimenti della classe politica

Un'immagine dello stabilimento ILVA di Taranto
Un'immagine dello stabilimento ILVA di Taranto

Le dimissioni del sindaco Piero Bitetti, a 50 giorni dalla sua elezione, sono solo l’ultimo atto di una tragedia greca che ha radici profonde. «La città avrebbe bisogno di altri uomini e donne al governo, d’altronde questo è il tempo della miseria e della disperazione», dice il giornalista e regista Stefano Maria Bianchi

In una delle ultime chiacchierate avute qualche anno fa con Roberto Nistri, filosofo e storico che è stato insegnante di Alessandro Leogrande nello stesso liceo di Taranto, l’Archita, dove hanno studiato anche Aldo Moro e Giancarlo De Cataldo, mentre notavamo i mille rivoli in cui si era frantumato il movimento ambientalista locale, mi disse a un certo punto: «La potenza demoniaca che ci spinge a farci del male ha un nome preciso nella letteratura etnologica, è il trickster. Un piccolo demone, m

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