«L'obiettivo di fermare la destra e andare avanti con Draghi non è stato raggiunto», si legge in una nota di Carlo Calenda della mattina dopo. Alla fine il Terzo polo è arrivato quarto e si è attestato (spoglio quasi ultimato) al 7,75 per cento non raggiungendo quel «dieci per cento» che il leader di Azione e di coalizione Calenda si dava come soglia. È rimasto dietro a centrodestra, centrosinistra e Movimento 5 stelle. Nel dettaglio, anche dietro Forza Italia, il partito da cui ha ereditato le ministre Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna.

Nella nota, un ringraziamento al presidente Mario Draghi e agli elettori: «Gli italiani hanno scelto di dare una solida maggioranza alla destra sovranista. Consideriamo questa prospettiva pericolosa e incerta. Vedremo se la Meloni sarà capace di governare; noi faremo un'opposizione dura ma costruttiva». Per il leader di Azione comunque restano «solide basi» e il Terzo polo tornerà terzo perché ci sarà un’unificazione: «Una sinistra sempre più populista che nascerà dalla risaldatura tra PD e Cinque stelle».

Maria Elena Boschi, rieletta, ha comunicato che i numeri basteranno per fare un gruppo alla Camera e uno al Senato.

Il comitato deserto

La notte è stata lunga. All’hotel Mediterraneo dove era allestito il comitato dalle 20:30, prima che si palesasse qualche candidato sono passate ore, il leader di Azione, Carlo Calenda, è rimasto a direttamente a casa, Matteo Renzi, come anticipato da Domani, è volato a Tokyo per i funerali di stato dell’ex premier Shinzo Abe.

Il punto di raccolta per politici e giornalisti nell’hotel storico di Roma a un passo da Termini è costato «meno di cinquemila euro, non è tanto», dice l’ufficio stampa, ed è rimasto poco usato. E anche dei «94 giornalisti accreditati», tra tv, quotidiani e agenzie se ne sono presentati la metà, nonostante rispetto all’altro grande sconfitto, il Pd, «almeno qui c’è il buffet», commentavano i redattori a cui non restava che guardare la tv.

Tutti coperti

La prima ad arrivare è stata Boschi, alle 22:45, che non ha lì per lì detto nulla: «Silenzio elettorale». Poi, dopo l’una: «Gli sconfitti sono Letta e Salvini». Meloni, prosegue, «sembra abbia fatto un buon risultato e sembra ci siano i numeri per governare nel centrodestra, ma mi sembra anche che stiano andando molto male Salvini e Letta». Per quanto riguarda il Terzo polo specificano i buoni risultati nelle città e, nonostante siano quasi tutti politici di lungo corso, che la coalizione e i simboli sono nuovi: «Siamo la novità di questa elezione e abbiamo dimostrato che i voti li sappiamo prendere».

Le ministre Maria Stella Gelmini, Mara Carfagna ed Elena Bonetti ci sono ma non si vedono, restano in una saletta a parte, parleranno alla conferenza stampa di oggi che si terrà alle 11:30, lì interverrà anche Calenda. Per Renzi «aspettiamo un post», dicono da Italia viva.

Il primo a mescolarsi ai giornalisti è il presidente di Iv, Ettore Rosato, padre del Rosatellum: «L’unica cosa triste è che, se i dati sono confermati, non esiste più il centrodestra ma la destra e, se i dati verranno confermati, ha vinto la destra».

Riguardo alla competizione con Forza Italia Boschi ha commentato «ma siamo lì lì». Rosato ha detto che «non c’è una corsa a inseguire Forza Italia, né di Forza Italia a inseguire noi. Ma loro hanno fatto la scelta di essere subalterni a Meloni e alla Lega. Questo è il dato politico».

La coalizione di centrodestra si è attestata al 44 per cento, avrà larghissima maggioranza sia alla Camera sia al Senato per la legge elettorale che porta il suo nome: «È l’Italia che decide», commenta lui a Domani.

Renew Europe

Anche l’europeismo del Terzo polo, che ha sfoggiato nel simbolo la dicitura «Renew Europe, il gruppo del presidente francese Emmanuel Macron», come ricorda l’ufficio stampa, ne esce ammaccato. Calenda, attualmente europarlamentare, è stato sconfitto come candidato all’uninominale da Lavinia Mennuni, eletta a Roma per la coalizione del centrodestra.

Calenda è terzo anche rispetto a Emma Bonino (PiùEuropa), la candidata di centrosinistra. Il risultato è comunque più alto che nel resto d’Italia: 14,03 per cento, sopra la media nazionale. Il leader di Azione entrerà comunque in parlamento, sarà salvato dal plurinominale. Per entrare a Palazzo Madama lascerà il suo seggio europeo, e qui un altro passo indietro della sua coalizione. Nel 2019 infatti Calenda era stato eletto col Pd che ora, spiegano, lo sostituirà con uno dei suoi. Di fatto a Bruxelles resterà solo Nicola Danti, di Italia viva.

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