La sindaca di Torino, Chiara Appendino, è stata condannata a un anno e sei mesi con sospensione condizionale della pena nel processo per i fatti accaduti il 3 giugno 2017 in piazza San Carlo durante la finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid. Accusata di disastro, omicidio e lesioni colpose per lei la procura aveva chiesto un anno e 8 mesi. 

Con la sindaca Appendino sono stati condannati sempre a un anno e sei mesi il suo ex capo di gabinetto, Paolo Giordana, l’allora questore Angelo Sanna, l’ex presidente di Turismo Torino, l’agenzia che prese in carico la creazione dell’evento, Maurizio Montagnese, ed Enrico Bertoletti, professionista che si occupò di parte della progettazione.
Anche per Sanna, come per Appendino, l’accusa aveva chiesto una condanna a un anno e 8 mesi, due anni per Giordana, un anno e sette mesi per Montagnese e 3 anni e sei mesi per Bertoletti.

Il commento della sindaca

In un lungo post su Facebook la sindaca ha commentato la sentenza: «Non ve lo nascondo, questa tragica vicenda mi ha segnato profondamente. Quei giorni e i mesi che sono seguiti, sono stati i più difficili sia del mio mandato da sindaca sia della mia sfera privata, personale. E il dolore per quanto accaduto quella notte è ancora vivo e lo porterò sempre con me».
Appendino ha concluso il messaggio chiedendo di aprire una discussione sul difficile ruolo dei sindaci: «Perchè se è vero che la carica istituzionale che ricopro comporta indubbiamente delle responsabilità, alle quali non ho alcuna intenzione di sottrarmi, è altrettanto vero che oggi devo rispondere, in quanto sindaca, di fatti scatenati da un gesto - folle - di una banda di rapinatori. Proprio sul difficile ruolo dei sindaci, sui rischi e sulle responsabilità a cui sono esposti, forse andrebbe aperta una sana discussione».

Appendino era stata condannata a settembre per falso ideologico, subito dopo la condanna aveva deciso di autosospendersi dal Movimento 5 stelle e aveva annunciato che non si sarebbe ricandidata a sindaca.

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