Il ministro degli Esteri Antonio Tajani si abbassa gli occhiali sul naso, alza lo sguardo verso il settore grillino dell’emiciclo, poi scandisce: «Il parere del governo sulla risoluzione numero zero novantasei è favorevole». Il presidente della Camera, il leghista Lorenzo Fontana, non è sicuro di aver capito bene e chiede di ripetere. Lui ripete: «La risoluzione del Movimento Cinque stelle è la zero novantasei. Il governo è favorevole al testo».

Brusio in aula. Il ministro guarda gli scranni con un lampo di malizia e ridice: «Dà parere favorevole, sì». Prima Tajani aveva dato l’ok al testo Pd, tranne il passaggio sul ripristino dei finanziamenti all’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi. E il suo sì anche agli altri testi, alcuni con qualche riformulazione, tranne quello dei rossoverdi.

Dunque la notizia è che il via libera alle tre missioni all’esame dei due rami del parlamento arriva quasi all’unanimità, al netto dei voti di Avs. Governo e opposizioni votano la missione civile dell’Ue Euam Ukraine (European Union Advisory Mission), la missione italiana Levante, che consiste nella consegna di aiuti umanitari dal mare alla striscia di Gaza; e soprattutto la missione europea difensiva Aspides in Mar Rosso.

Su quest’ultima alla vigilia c’era stata maretta. Lunedì, prima del via libera del parlamento, la nave Caio Duilio aveva sparato per difendersi da un drone yemenita. In commissione, i Cinque stelle avevano avanzato dubbi sulla missione riservandosi di rifletterci nella notte. Tradizionalmente un annuncio del genere è premessa di burrasca; invece stavolta finisce bene, per la maggioranza ma soprattutto per le minoranze. Il Pd prende atto con soddisfazione che per i Cinque stelle l’Abruzzo val bene un’aspide anche se, come fanno notare i rossoverdi, è una vipera tutt’altro che pacifista.

I caveat di Conte

Le regole di ingaggio però sono chiare, «è una missione difensiva, lo sanno tutti», ripete Tajani. «Eminentemente», come recita il decreto del consiglio dei ministri, anche se non «esclusivamente», come chiede Avs. E «intende contribuire alla salvaguardia della libera navigazione e alla protezione del naviglio mercantile in transito in un’area di Operazioni che include Mar Rosso, Golfo di Aden e Golfo Persico, con compiti eminentemente difensivi, estesi alla difesa del naviglio mercantile nella sola area prospiciente lo Yemen e nel Mar Rosso, in coerenza con la Convenzione Onu e in coordinamento con le altre iniziative multilaterali nella regione».

I militari ritengono questi caveat troppo stretti sul «difensivismo normativo» e poco efficaci a far cessare la minaccia degli Houthi al traffico commerciale.Per votare sì, il M5s avanza a sua volta i suoi caveat: «Il voto favorevole non è una cambiale in bianco. Non esisteremo a denunciare qualsiasi deviazione dalla missione difensiva», avverte in Senato Bruno Marton.

Giuseppe Conte nega di aver ricevuto pressioni dal Pd per evitare di spaccare i principali partiti delle opposizioni alla vigilia del voto in Abruzzo: «Ci siamo assicurati che si trattasse di una missione prettamente difensiva. Si tratta di difendere le nostre navi e il diritto di transito. Su ciò abbiamo portato il governo a votare la nostra risoluzione».

È vero il contrario, ma nel Pd tutti lasciano correre. Piuttosto, c’è chi ricorda che prima del voto sardo era stato il Pd a sottoporsi a uno scossone interno allineandosi ai 5S sul no al terzo mandato per i governatori. Il risultato unitario è portato a casa, e stavolta fa più gioco alle opposizioni che alla maggioranza, anche se il Pd non è soddisfatto del testo del governo. È sparito il cessate il fuoco votato di recente dal parlamento. I soldi per gli aiuti umanitari a Gaza sono pochissimi e il governo boccia la richiesta di ripristinare i fondi per le ong italiane in Medio Oriente e i contributi all'Unrwa; eppure Meloni aveva promesso di aspettare Bruxelles, che si dispone a erogare i fondi.

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