Un decreto Sud che la Lega vuole portare più a nord. E apre una sfida politica a colpi di emendamenti. Lo scopo è inequivocabile: spostare risorse al centro-nord, almeno 5 miliardi di euro, chiedendo poi la cancellazione della zes (zona economica speciale) unica del Mezzogiorno, bandiera di Fratelli d’Italia e del ministro Raffaele Fitto con la benedizione della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. I leghisti chiedono di istituire una zes aggiuntiva a quelle esistenti (che resterebbero divise come sono attualmente) in Piemonte e Lombardia. Il partito di Salvini alla Camera cerca quindi di abbattere alcuni capisaldi del provvedimento, varato dal governo nelle scorse settimane con l’intenzione di stimolare gli investimenti nelle regioni meridionali.

Treni tagliati

L’iniziativa fa il paio con il recente definanziamento, del valore complessivo di 2 miliardi e mezzo di euro, di undici opere ferroviarie attese al centro-sud. Una mossa che viene attuata proprio dal ministero delle Infrastrutture guidato dal leader leghista. L’ammissione è arrivata a Montecitorio, rispondendo a un’interrogazione del Pd in commissione ambiente, depositata dal deputato Anthony Barbagallo. La lista di risorse bloccate è lunga, parte dalla Calabria fino ad arrivare in Toscana, passando per l’anello ferroviario di Roma.

In stand-by ci sono i 40 milioni di euro per il «completamento elettrificazione jonica tratta Catanzaro Lido-Reggio Calabria», così come – tra gli altri – sono stati congelati i 277 milioni di euro per la «Roma-Pescara Raddoppio tratte Sulmona-Pratola Peligna e Tagliacozzo-Avezzano» e i 179 milioni di euro per il «quadruplicamento Capannelle-Ciampino». Nell’elenco rientrano varie opere, come la Roma-Pescara e la Orte-Falconara, già definanziate nell’ambito della rimodulazione del Pnrr. «I tagli sono significativi e riguardano opere attese da anni dai territori», dice Barbagallo a Domani.
«Si è presentata la necessità di rimodulare le risorse disponibili per finanziare opere con una maturità progettuale avanzata», si è giustificato il sottosegretario alle Infrastrutture, Tullio Ferrante (Forza Italia). Per questo il Mit ha deciso di «utilizzare le risorse precedentemente destinate alla realizzazione delle linee ferroviarie che non avrebbero raggiunto appaltabilità entro quest’anno». La questione è stata rimandata al 2024, all’aggiornamento del contratto di programma con Rete ferroviaria italiana (Rfi). Non sarà inserita nella manovra come promesso. «Molte opere del Nord, al contrario, sono state finanziate senza il progetto esecutivo», ha però denunciato il deputato dem, Marco Simiani, smentendo la ricostruzione del Mit.

Decreto Nord

L’altro affondo leghista è pronto pure sul decreto Sud, che ha avviato l’esame in commissione bilancio a Montecitorio. Le votazioni inizieranno da questa mattina per inviare poi il testo in aula. Non mancano le spine. Sul capitolo della zes c’è un emendamento leghista letto con fastidio da Fratelli d’Italia: la proposta chiede lo stop alla zona economica speciale del Mezzogiorno per allargare il raggio al nord, in Piemonte e Lombardia, esattamente estendendola alle province di Como, Sondrio e Varese che confinano con la Svizzera. La prima firma è quella di Stefano Candiani uno dei deputati di spicco della Lega. Il testo è stato sottoscritto da altre colleghe, tra cui Rebecca Frassini e Vanessa Cattoi. Non un’azione singola.

«L’emendamento non nasce oggi, riprende una vecchia proposta di legge scritta per affrontare una questione che riguarda la competitività di zone che subiscono la concorrenza svizzera», spiega Candiani, che nega l’intenzione di voler creare difficoltà alla maggioranza. Anzi «difficilmente sarà approvato in questo provvedimento», ammette con Domani. C'è il niet governativo. Il parlamentare leghista aggiunge comunque: «Ho parlato al ministro per illustrare la questione e portarla all’attenzione dell’Europa». «Ricordo – insiste Candiani - che non c’è solo una questione meridionale, c’è anche una questione settentrionale». L’attenzione al Nord del partito di Salvini si materializza su un altro punto. Agli atti c’è un altro emendamento proposto dalla deputata salviniana Silvana Comaroli, che punta a togliere risorse al Mezzogiorno per destinarle al centronord. Nello specifico chiede di assegnare al sud il 70 per cento del Fondo per lo sviluppo e coesione (in totale 50 miliardi di euro) rispetto all’attuale 80 per cento. A conti fatti è un tentativo di dirottare al settentrione 5 miliardi di euro in più. Il tutto in un provvedimento pensato per il Sud.

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