«Ripartiremo dai tempi della famiglia e dai valori cattolici», disse dopo le elezioni del 4 marzo 2018 che lo videro approdare dalla circoscrizione Lombardia a Palazzo Madama tra le file della Lega. Tre anni dopo, il senatore Simone Pillon è diventato un simbolo della componente più conservatrice del mondo cattolico. Nato a Brescia il primo giugno del 1971, il leghista – che di professione fa l’avvocato cassazionista – è stato consigliere nazionale del Forum delle associazioni familiari fino al 2015.

La sua attività da parlamentare si è particolarmente concentrata su quelle che sono le istanze del Family Day che lui stesso ha contribuito a organizzare in tre occasioni (2007, 2015, 2016): si dice infatti contrario all’aborto, all’utero in affitto, alle famiglie omogenitoriali, ha cercato di portare avanti una controriforma del diritto di famiglia, parla di «una lobby gay che punta al reclutamento omosessuale» e in più occasioni è andato allo scontro aperto con le associazioni Lgbt+. 

Il ddl Zan sull’omotransfobia

Solo ieri Pillon è stato tra i primi a festeggiare il rinvio in commissione Giustizia del Senato del ddl Zan sull’omotransfobia, che avrebbe dovuto essere messo in calendario dopo essere stato approvato alla Camera quattro mesi fa e che invece, anche grazie all’ostruzionismo di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, si ritrova ancora una volta in sospeso. «Ne parleremo più avanti con la speranza che prevalga il buon senso. Le valutazioni sull’incardinamento di leggi ideologiche, inutili e divisive possono aspettare», ha scritto il senatore in una nota.

Il ddl Pillon

Nei primi anni del suo mandato a Palazzo Madama, tuttavia, Pillon ha fatto molto parlare di sé per il controverso disegno di legge, di cui il senatore leghista era primo firmatario, che aveva l’obiettivo di introdurre una serie di modifiche in materia di diritto di famiglia, separazione e affido condiviso dei minori. Il ddl Pillon ha provocato una serie di contestazioni da parte di avvocati, psicologi e operatori che si occupano di famiglia e minori, dei centri antiviolenza e dei movimenti femministi che hanno organizzato diverse manifestazioni su tutto il territorio nazionale.

Il disegno di legge promosso dal senatore si concentrava in particolare su alcuni punti: mediazione civile obbligatoria e a pagamento per evitare che i conflitti familiari arrivassero in tribunale (tramite l’istituzione di un albo professionale dei mediatori familiari), equilibrio tra entrambe le figure genitoriali e tempi paritari per ciascun genitore, mantenimento in forma diretta senza automatismi (ciascun genitore avrebbe dovuto contribuire per il tempo in cui il figlio gli era affidato) e il contrasto alla cosiddetta alienazione genitoriale, ovvero la condotta attivata da uno dei due genitori per allontanare il figlio dall’altro genitore.

Pillon è stato anche accusato di conflitto di interessi, visto che condivide uno studio legale con la collega Sara Napoleoni e il suo disegno di legge prevedeva la mediazione obbligatoria e a pagamento nel diritto di famiglia. Alla fine, nel passaggio dal governo Lega-M5s a quello guidato da Pd e Cinque stelle, il ddl è stato archiviato e mai approvato.

La «stregoneria» a scuola

A marzo 2018, subito dopo essere stato eletto, Pillon ha scritto un post su Facebook per condannare «le lezioni di stregoneria» che a suo dire venivano impartite ad alcuni bambini della scuola elementare di Mocasina dalla scrittrice e cantastorie Ramona Paranzan. «Nelle scuole della mia Brescia, dopo il Gender, sono arrivati a imporre la stregoneria, ovviamente all’insaputa dei genitori. Vogliamo insegnare ai nostri bambini l’italiano, la matematica, l’arte, la musica e lasciar perdere queste porcherie? Appena insediato farò una interrogazione parlamentare su questa vergognosa vicenda, perché è la Costituzione a garantire il diritto dei genitori, e solo dei genitori, a educare i propri figli», scrisse allora il senatore.

L’accusa nei confronti della scrittrice Paranzan era quella di aver letto un libro, in una scuola primaria, sulla magia e sulle streghe. E di aver coinvolto gli alunni in un progetto che li vedeva costretti a «bere pozioni magiche», «dipingersi dei simboli sulle braccia», «invocare gli spiriti». Al punto che, come è stato scritto in un gruppo Facebook di cattolici conservatori, molti genitori sono arrivati a temere che i loro figli potessero essere posseduti. 

Le frasi contro l’aborto

Uno degli obiettivi dichiarati da Pillon durante il suo mandato al Senato è quello di arrivare ad «aborti zero» tramite una modifica della legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza. Un traguardo mai raggiunto nonostante le promesse del parlamentare: «Ci arriveremo, come è successo in Argentina», disse riferendosi alla legge respinta dal senato argentino che ha così bloccato la proposta di legalizzare l’aborto nel paese. «Oggi – continuò – non ci sono le condizioni politiche per farlo, ma ci sono quelle per applicare la prima parte della 194», quella che affronta la tutela della maternità e le pratiche per disincentivare l’interruzione di gravidanza. Una battaglia che ha condiviso con l’ex ministro della Famiglia, il leghista Lorenzo Fontana.

Lo scontro con le associazioni Lgbt+

Ad aprile del 2019 Pillon è stato condannato dal tribunale di Perugia per aver diffamato un’associazione Lgbt+: il senatore ha dovuto pagare una multa di 1.500 euro più 30mila euro (di cui 10mila a titolo di risarcimento e 20mila di provvisionale) a Michele Mommi, responsabile delle attività per i giovani di Omphalos e all’associazione Omphalos. I fatti risalivano al 2014, quando in alcune conferenze Pillon parlò di alcuni incontri formativi tenuti dall’associazione in un liceo del capoluogo umbro per parlare del bullismo contro le persone lesbiche, transessuali e omosessuali.

Pillon disse che Omphalos aveva «insegnato che per fare l’amore servono o due maschi o due femmine» e che l’associazione avesse tentato di adescare gli e le studenti. «Lei...lei lo sa come si fa l'amore? – chiese Pillon a una persona presente, in un siparietto che avrebbe ripetuto più volte negli anni a venire - Quali sono i due ingredienti che servono? Un maschio e...?». «Una femmina», rispose qualcuno dal pubblico. «Allora lei è un bullo omofobico», rispose Pillon tra le risate dei presenti.

A febbraio 2021, la corte d’appello di Perugia ha assolto Pillon perché «il fatto non costituisce reato», disponendo la restituzione delle somme che aveva dovuto versare agli esponenti di Arcigay a titolo di risarcimento.

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