Tra il Movimento 5 stelle e Fratelli d’Italia ci sono parecchi tratti in comune. Non è un caso che negli anni sei parlamentari siano passati al partito di Giorgia Meloni, giusto uno in meno rispetto a quelli finiti nella Lega, con la quale però il Movimento ha condiviso un’esperienza di governo, seppur infelice.

La migrazione si spiega in alcuni casi come un ritorno a casa. È quello che è successo per esempio a Walter Rizzetto, capolista del Movimento in Friuli-Venezia Giulia nel 2013, che però negli anni degli studi ha militato nelle associazioni studentesche della destra.

Il contatto con i comitati degli amici di Beppe Grillo non è stato casuale: «Era un ambiente in cui potevo sviluppare il mio lavoro su rinnovabili e green economy. E soprattutto, mi ricordava i tempi del Fronte della Gioventù: banchetti e militanza mi hanno riportato a quell’esperienza». 

Un ambiente che può essere interessante anche per chi viene dalla destra. Nonostante l’attrattiva, il Movimento dei primi tempi attira ben pochi candidati con un passato come quello di Rizzetto. «Quando siamo arrivati alla Camera nel 2013 mi sentivo una mosca bianca, quelli con una storia come la mia si contavano su pochissime dita», dice Rizzetto. Alla fine del 2014 è passato a Fratelli d’Italia, dov’è stato poi rieletto e ha fatto carriera: oggi è coordinatore in Friuli-Venezia Giulia del partito di Meloni. 

L’inizio di una migrazione

Nel 2019 hanno seguito le sue orme anche Davide Galantino e Salvatore Caiata; nel 2021 sono partiti Massimiliano De Toma e Rachele Silvestri, oltre alla senatrice Tiziana Drago. A fare la differenza nella nuova legislatura sono state, secondo il deputato di FdI, le liste più diversificate del M5s. «Sicuramente con il boom del Movimento, i Cinque stelle hanno imbarcato tanta gente, anche con background meno omogenei», dice Rizzetto.

Il successo alle elezioni ha portato in parlamento un gruppo di umanità varia: oltre a destra e sinistra c’erano anche rappresentanti di nicchie di società come per esempio quella degli scettici sul vaccino, che hanno trovato una sponda nella deputata Sara Cunial, poi espulsa dal Movimento. 

Secondo Rizzetto, nonostante gli addii oggi il M5s è meno ideologico che mai: «Devono tenere il piede in tante scarpe», dice. Ma riconosce che «abbiamo un approccio più simile al primo Movimento noi che la Lega»: il deputato poi non si stupisce del fatto che il gruppo parlamentare dei Cinque stelle non sia compatto sulla mozione per sciogliere Forza Nuova lanciata dal Pd, in calendario per il 20 ottobre.

Almeno una decina di deputati sta valutando di non partecipare al voto più per una questione di metodo che di merito: «Il fascismo non è mai stato un nostro tema, adesso da una settimana parliamo solo di quello e inseguiamo il Pd», dice un deputato alla seconda legislatura.

Ma oltre a non voler essere la ruota di scorta del Partito democratico, ci sono molti passaggi che rendono il testo indigesto a parecchi deputati: «Chi decide le regole in base a cui un movimento va sciolto? Siamo sicuri che i problemi riguardino davvero tutta l’organizzazione e non siano iniziative di singoli?». I dubbi che circolano di più nei capannelli di Cinque stelle sono questi, ma c’è anche chi si chiede che presupposto ci sia per procedere senza un pronunciamento della magistratura. 

© Riproduzione riservata