Dalla cancellazione del reddito di cittadinanza all’azzeramento dei sussidi per evitare gli sfratti immediati, inclusa la contrarietà al salario minimo, le prove si accumulano e stanno diventando più di un indizio: il governo prosegue la battaglia contro i più poveri. Fino al rischio di mandarli - letteralmente - per strada, facendogli perdere la possibilità di avere ancora una casa. Ne sanno qualcosa le migliaia di persone, alle prese con difficoltà economiche, che non potranno più beneficiare del fondo nazionale contro la morosità incolpevole. Il governo Draghi aveva rifinanziato, con 50 milioni di euro, lo strumento introdotto nel 2013 dal governo Letta.

I soldi non ci sono più, Meloni ha chiuso i rubinetti con il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, che ha rivendicato lo stop allo stanziamento, insieme al viceministro, in quota Fratelli d’Italia, Galeazzo Bignami. Il motivo? «Non è con un intervento sporadico o con un bonus che si può risolvere un problema di milioni di famiglie», diceva il leader della Lega. Salvini aveva annunciato, anche rispondendo alla Camera a un’interrogazione del deputato del gruppo Misto Luca Pastorino, un «nuovo, ambizioso, rivoluzionario, visionario piano casa a livello nazionale».

Piano disatteso

Sono trascorsi quasi quattro mesi e del piano non si sa nulla. Dal ministero si apprende che c’è l’intenzione di potenziare il Programma innovativo nazionale sulla qualità dell’abitare (Pinqua), avviato con il Pnrr, a creare un nuovo ufficio preposto alle politiche per l’edilizia. Nel frattempo chi non può pagare l’affitto, si arrangia. Così Pastorino ha presentato un’altra interrogazione, ricordando al ministro un elemento fattuale: «I dati dimostrano che le misure, sebbene non strutturali, hanno costituito uno strumento utile per alleviare il disagio abitativo, impedendo o ritardando gli sfratti».

L’impatto dell’azzeramento del fondo è stimato, dalle associazioni di settore, in circa 200mila persone non più capaci di corrispondere gli affitti. «Basti pensare che solo in Emilia-Romagna, una delle regioni più ricche, c’è stato un aumento delle richieste del contributo da 50mila a 70mila persone», dice a Domani il segretario dell’Unione inquilini, Massimo Pasquini. Il problema, peraltro, non riguarda solo gli inquilini a rischio sfratto: coinvolge direttamente i proprietari di casa. La procedura di sfratto non è piacevole dal punto di vista umano né indolore per l’aspetto giuridico. Richiede un lungo iter e fa perdere soldi anche ai titolari degli appartamenti.

Contributi azzerati

La ratio del fondo per la morosità incolpevole è infatti quella di fornire un supporto economico alle persone che avevano perso il posto di lavoro, o subito una riduzione dell’orario e conseguente diminuzione dello stipendio. Insomma, persone colpite da eventi inattesi. I residenti dei Comuni cosiddetti ad alta tensione abitativa (sempre più numerosi in Italia), potevano rivolgersi agli uffici municipali per chiedere il contributo. Peraltro si trattava di un meccanismo “collaterale”, di natura emergenziale. Al suo fianco c’era - e ancora bisogna parlare al passato - il “contributo affitti”, che Draghi aveva portato alla dotazione complessiva di 330 milioni di euro complessivi, 230 milioni in legge di bilancio e una successiva integrazione di 100 milioni di euro.

Manco a dirlo: nemmeno questo finanziamento è stato rinnovato, ufficialmente perché bisogna «reperire risorse dagli avanzi di bilancio», secondo la versione del Mit. E sempre nell’attesa che Salvini illustri il suo fantasmagorico piano.
La decisione sul fondo per la morosità incolpevole si incrocia inevitabilmente con la cancellazione del reddito di cittadinanza, diventata effettiva con l’approvazione del decreto lavoro. L’eliminazione del sussidio, introdotto dal governo Conte, avrà un forte impatto sugli sfratti. E con un effetto moltiplicatore quantificabile solo nelle prossime settimane: i meno abbienti perdono il Rdc e non possono più contare sui contributi per saldare l’affitto.

A completare il quadro, c’è il netto rifiuto di istituire il salario minimo, proposto dalle opposizioni. Un assalto continuo a chi vive in difficoltà economica. Il prossimo step è atteso alla Camera, in questa settimana, durante il dibattito sull'emergenza abitativa. Il Partito democratico, con la capogruppo a Montecitorio Chiara Braga, e il Movimento 5 Stelle, con Agostino Santillo, hanno presentato due distinte mozioni per impegnare il governo a prendere una posizione. A cominciare dalle risorse, concrete, da mettere sul tavolo.

© Riproduzione riservata