Italia

Una classe politica inadatta a un’impresa costituente

  • Di nuovo si parla di bicamerali e di comitati di esperti. Non abbiamo già dato? Vogliamo reiterare una patologica creatività che ha partorito in abbondanza pasticci, trappole, chiacchiere inconcludenti e tonnellate di carta per gli archivi?
  • In un quadro tanto confuso e intossicato da interessi di parte è saggio ancorarsi fermamente alla lettera dell’art. 138, alla sua procedura garantista, per la quale la sede propria di ogni revisione è il parlamento. Tutte le altre vie magari non vengono dal demonio ma di sicuro conducono fuori strada.
  • Aveva visto giusto il vecchio costituente Giuseppe Dossetti quando, nel 1994, dopo l’insediamento del primo governo Berlusconi, rompendo un quarantennale riserbo monastico, sentì il dovere di levare la sua voce a difesa della Costituzione.

La giostra ha ripreso a girare. Sono quarant’anni che ci si trastulla con la “grande riforma” della Costituzione. Eppure, dopo i molteplici fallimenti del passato, dovremmo essere vaccinati contro quello che Valerio Onida bollava criticamente come il «mito della grande riforma» a lungo velleitariamente coltivato. Suggerendo di applicarsi semmai a puntuali revisioni costituzionali. In conformità con il senso assegnato dai costituenti all’art. 138. Che, ancora una volta, il treno non sia part

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