Italia

Un’altra conta a rischio in Senato, il premier ora valuta le dimissioni

Il ministro Alfonso Bonafede e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte Foto Stefano Carofei LaPresse
Il ministro Alfonso Bonafede e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte Foto Stefano Carofei LaPresse
Il ministro Alfonso Bonafede e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte Foto Stefano Carofei LaPresse

Il primo ostacolo è il voto di mercoledì su Bonafede. Mancano poltrone da offrire ai senatori che dovrebbero sostenere la maggioranza, per questo molti adesso spingono per un nuovo esecutivo con incarichi per tutti

  • Al Senato di nuovo non ci sono i voti: dire sì al ministro Bonafede, bestia nera di tutti i garantisti – veri, falsi e a targhe alterne – è inaccettabile per qualsiasi forzista o renziano che volesse passare alla maggioranza.
  • I nuovi gruppi intanto non decollano. Tabacci: «La possibilità di rafforzare la maggioranza c’è, ma serve un governo nuovo, non basta un piccolo rimpasto».
  • Pd e M5S: «O responsabili o si va al voto». Ma in entrambi i partiti si aprono crepe: meglio riprovare con Renzi. A casa dem sembra il remake dell’estate 2019: il segretario pronto alle urne, i gruppi parlamentari no.

I gruppi parlamentari di «costruttori» non arrivano. Ed è difficile che arrivino prima del voto delle camere sulla relazione sulla giustizia, mercoledì. Ieri una nuova giornata di passione per i cacciatori di «responsabili»: se le cose andranno avanti così Giuseppe Conte andrà a sbattere. Al Senato non ci sono i voti: avallare l’operato del ministro Alfonso Bonafede, bestia nera di tutti i garantisti – veri, falsi e a targhe alterne – è un battesimo inaccettabile per qualsiasi forzista o renzia

Per continuare a leggere questo articolo