È partita lunedì la lettera di Domenico Arcuri che mette in allarme le regioni: il vaccino andrà a ospedali ed Rsa già da fine gennaio, adesso però bisogna cercare di essere pronti e il commissario all’Emergenza, Domenico Arcuri, ha chiesto che entro il 24 novembre le regioni diano l’elenco delle strutture che permettano la sua distribuzione, che non è per niente semplice. 

La lettera

Il vaccino Pfizer «sembra essere, ad oggi, il più avanzato, permetterebbe all'Italia di disporre già da fine gennaio 2021 di circa 3,4 milioni di dosi da somministrare a 1,7 milioni di persone».

Sarà necessario, pertanto, scegliere il target di cittadini a cui somministrare le prime dosi disponibili. Arcuri torna sull’ipotesi di partire dal personale degli ospedali e dalle residente per anziani. «ln questa prospettiva, appare prioritario salvaguardare quei luoghi che nel corso della pandemia hanno rappresentato il principale canale di contagio e diffusione del virus, quali a titolo esemplificativo gli ospedali e i presidi residenziali per anziani».

Per questo propone, in questa prima fase, di somministrare il vaccino direttamente nelle strutture ospedaliere e, tramite unità mobili, nei presidi residenziali per anziani.

Per gli altri vaccini in arrivo, destinati, invece, a tutte le altre categorie di cittadini, saranno previste modalità differenti di somministrazione, in linea con la ordinaria gestione vaccinale, attraverso una campagna su larga scala a partire dalle persone con un elevato livello di fragilità.

Ecco come funziona la consegna

«Le caratteristiche di consegna di questo primo vaccino prevedono, per garantire la sua integrità, che questo sia esclusivamente consegnato dal fornitore direttamente ad ogni punto di somministrazione, in apposite borse di conservazione contenenti, al massimo, cinque scatole da 975 dosi ciascuna».

Le caratteristiche di conservazione, inoltre, di queste prime dosi di vaccino, prevedono che possa essere mantenuto per 15 giorni dalla consegna nelle borse di conservazione del fornitore sei mesi, qualora si disponga di celle frigorifere a temperatura di -75 gradi centigradi e ±15 gradi centigradi.

Le caratteristiche di somministrazione, infine, prevedono che il vaccino vada utilizzato al massimo entro 6 ore dall'estrazione dalle borse o dalla cella di conservazione. Si consideri inoltre che ogni fiala di vaccino contiene 5 dosi.

«Tutto ciò premesso, al fine di definire il piano di fattibilità di questa prima fase di somministrazione, è necessario che le regioni da voi presiedute individuino, in ogni provincia, idonee strutture capaci di rispettare i vincoli sopraesposti quanto alle caratteristiche di consegna, di conservazione e di somministrazione».

Entro venerdì 23 novembre, conclude Arcuri, le regioni dovranno comunicare per ogni provincia, il numero e la denominazione dei presidi ospedalieri all'interno dei quali si ritiene utile che il vaccino venga consegnato e somministrato; il presidio ospedaliero dovrà essere in condizione di vaccinare almeno 2.000 persone riferite ai suddetti target (o più persone ma con multipli di 1.000) in 15 giorni; per ogni presidio ospedaliero cosi individuato serve il numero di personale operante al suo interno, a qualunque titolo; il numero di personale sanitario e sociosanitario operante nel territorio, che potrà raggiungere il presidio ospedaliero in non più di 30-60 minuti; la disponibilità al loro interno di congelatori, con le caratteristiche evidenziate, ed il relativo volume di spazio disponibile.

Allo stesso modo per ogni provincia, serviranno il numero e la denominazione dei diversi presidi residenziali per anziani (ovvero residenze per anziani autosufficienti, residenze sociosanitarie per anziani e Rsa) esistenti; per ognuno anche in questo caso il numero di personale e ospiti presenti al suo interno, nonché la possibilità che lo stesso sia raggiunto tramite unità mobili in non più di 30-60 minuti da uno dei presidi ospedalieri più vicini, di cui bisogna indicare il nome.

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