Il sinodo generale indetto da Francesco sta portando allo scoperto i malesseri profondi che attraversano la chiesa da un capo all’altro del mondo. Il papa ha voluto fare di questo evento un appuntamento largo, partecipato, capace di coinvolgere la base dei fedeli, le comunità locali per salire fino ai vertici degli episcopati nazionali. Quello che forse non poteva prevedere, tuttavia, era che dal vaso di Pandora delle discussioni uscisse un ritratto di una chiesa frammentata, divisa al suo interno su tante questioni e capace al tempo stesso di chiedere con forza cambiamenti profondi.

La questione della leadership e delle ordinazioni femminili, fra l’altro, con varie e diverse sfumature, ritorna in quasi tutti i documenti conclusivi dei sinodi nazionali; altri temi che hanno trovato spazio sono quelli della crisi di credibilità della chiesa a causa degli abusi, dell’anacronismo del celibato obbligatorio, del persistere di clericalismo e misoginia, della necessità di accogliere le persone lgbtq come per i divorziati risposati, di rivedere l’insegnamento in materia di sessualità e di costruire finalmente una chiesa inclusiva e aperta a tutti. Al contempo, è salita da più parti la richiesta di stare profeticamente dalla parte dei poveri e di ascoltare l‘urlo della madre Terra.

Allarme vaticano

E però, arrivato alla tappa continentale della discussione, il sinodo rischia di naufragare fra censure e richiami all’ordine provenienti dal Vaticano. In tal senso andava la lettera inviata tutti i vescovi del mondo dai cardinali Mario Grech e Jean Claude Hollerich, rispettivamente segretario generale e relatore generale del sinodo, a ridosso delle assemblee sinodali continentali alle quali prendevano parte le delegazioni di tutte le chiese nazionali (quella europea si è svolta a Praga dal 5 al 12 febbraio). Nel testo, i due hanno ricordato come il tema assegnato dal Papa «alla XVI Assemblea generale ordinaria del sinodo dei vescovi è chiaro: “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione”.

Questo è dunque l’unico tema che siamo chiamati ad approfondire in ognuna delle fasi del processo. Le aspettative nei confronti del Sinodo 2021-2024 sono molte e diverse, ma non è compito della Assemblea affrontare tutte le questioni attorno a cui nella chiesa si dibatte».

Il timore, neppure velato, è che l’agenda del sinodo tedesco, fortemente orientata a rivedere le strutture gerarchiche tradizionali della chiesa a partire dallo scandalo abusi, diventi centrale rispetto a un procedere più prudente e moderato.

Donne ai margini

Dagli appuntamenti continentali in parte già conclusi in parte ancora da svolgersi, in ogni caso, dovrebbero emergere i documenti che confluiranno nel testo base che farà da sfondo alla fase finale della discussione. Quest’ultima sarà divisa in due momenti distinti previsti per l’ottobre del 2023 e per quello successivo del 2024. Una tempistica, decisa dal papa, che parrebbe far pensare a una conclusione capace di approdare, dopo lungo discernimento, a decisioni importanti; tuttavia per ora sembra che la paura di divisioni e le varie minacce scismatiche ventilate dagli ambienti più conservatori abbiano avuto la meglio.

Di certo, le chiese dell’Europa occidentale, dalla Germania all’Irlanda, dall’Inghilterra all’Austria, dal Belgio alla Spagna, hanno sottolineato con urgenza la necessità di procedere verso un nuovo modello di chiesa; tratto comune di un simile sommovimento è costituito dalla denuncia della marginalità delle donne nei ruoli di leadership pur essendo la componente femminile determinate per la sopravvivenza del cattolicesimo.

Una preoccupazione, questa, che investe anche le chiese dell’Europa orientale come quelle di altre realtà continentali. Nella sintesi del percorso sinodale in Inghilterra e Galles si legge in proposito: «Il posto delle donne all'interno della Chiesa è stato motivo di preoccupazione appassionata, ripetuta e fortemente espressa nell'ascolto sinodale.

È stato un tema costante, che ha occupato parti sostanziali di ogni relazione diocesana, e dovrebbe essere considerato uno dei risultati principali del sinodo in Inghilterra e Galles». «L'esclusione – prosegue ancora il documento - appare in generale sotto due categorie: l'incapacità di fare buon uso del contributo delle donne nella chiesa e la questione specifica dei ministeri delle donne.

In entrambi i casi, “il punto è che metà della Chiesa non viene coinvolta con la profondità e l'ampiezza che potrebbe avere e quindi la Chiesa sta perdendo qualcosa”».

Celibato e clericalismo

Dal sinodo irlandese sono emersi altri aspetti rilevanti: «I partecipanti, sia giovani che anziani – si legge nel documento prodotto dalla chiesa d’Irlanda - hanno chiesto il celibato facoltativo, preti sposati, donne prete e il ritorno di coloro che avevano lasciato il sacerdozio per sposarsi.

Il clericalismo, in tutte le sue forme, è stato spesso associato a offese e abusi di potere. Alcuni hanno dichiarato che le strutture della Chiesa non sono inclusive, ma patriarcali, gerarchiche e feudali. È stata espressa la preoccupazione che molti sacerdoti siano resistenti al cambiamento, che sentano di non avere più nulla da imparare e che considerino la parrocchia locale come “la mia parrocchia” e non come “la nostra parrocchia”».

«Le consultazioni nelle diocesi e a livello nazionale – rileva su un altro versante non meno significativo il documento proveniente dall’Austria - hanno indicato che il rapporto tra sacerdoti e fedeli è in molti luoghi difficile. Da un lato, si critica la distanza percepita tra consacrati e laici; in alcuni luoghi i sacerdoti sono addirittura vissuti come un ostacolo ad un’efficace vita di comunità».

Tuttavia, al medesimo tempo, si mettono in luce le sfide che i sacerdoti si trovano ad affrontare: la carenza delle vocazioni e la diminuzione del volontariato sono cause di stress; inoltre, i sacerdoti non sempre si sentono ascoltati e vedono essi stessi messo in discussione il loro ruolo.

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