Scoppia la polemica contro Elena Donazzan, assessora regionale all’Istruzione del Veneto ed eletta con Fratelli d’Italia. Ospite stamattina de La Zanzara, la trasmissione di Radio24 condotta da Giuseppe Cruciani e David Parenzo, l’assessora ha cantato in diretta Faccetta nera, canzone tipica della propaganda fascista. Il gruppo consiliare del Pd in Regione ha chiesto subito le sue dimissioni, accusandola di apologia di fascismo, mentre i suoi ultimi post su Facebook sono stati bersagliati di commenti e insulti. Al punto che, da oggi pomeriggio, la pagina e il profilo personale di Donazzan non sono più rintracciabili sul social media.

Il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha chiesto le sue scuse: «Quanto meno – ha detto a margine della conferenza stampa quotidiana sul Covid-19 – dovrebbe scusarsi, magari lo ha già fatto». A chi però gli ha chiesto se Donazzan doveva dimettersi, il presidente ha risposto dicendo che «di istanze del genere ne arrivano di tutti i giorni. Teniamo conto del contesto in cui è avvenuto il fatto, una trasmissione radiofonica satirica, informale, easy. Comunque tutti sanno come la penso. Faccetta nera riprende un periodo buio della nostra storia, le leggi razziali, la colonizzazione, la condizione femminile in quei territori».

Le opposizioni: «Si dimetta»

Le opposizioni al consiglio regionale del Veneto hanno chiesto che Donazzan faccia un passo indietro. «Chi canta inni fascisti non può stare in un’istituzione e, peggio, fare l’assessore all’Istruzione. È un episodio gravissimo che non può essere ancora derubricato a ricordo di infanzia o goliardata. È assolutamente fuorviante parlare di libertà di pensiero e libertà delle persone come ha fatto la Donazzan per difendersi dalle accuse, perché il fascismo fu esattamente l’opposto: odio, razzismo e sopraffazione», scrive in una nota il Pd.

«L’assessore ha mostrato il Veneto nero, facendo emergere tutta la grettezza di una destra inadeguata alle istituzioni», hanno aggiunto Annalisa Nalin e Corrado Cortese di + Europa. Mentre secondo il gruppo Il Veneto che vogliamo dell’ex candidato presidente Arturo Lorenzoni, «questo clima di intollerabile revisionismo è il simbolo di una regressione culturale e civile. Che tipo di scuola ha in mente Donazzan, sempre che fra una canzonetta fascista e l’altra possa avere spazio per occuparsi di scuola, forse ha in mente quella del ventennio quando gli insegnanti che non erano fascisti venivano licenziati?».

Donazzan si difende: «Politicamente corretto in un’unica direzione»

Prima che il suo account Facebook venisse oscurato, in un post Donazzan aveva commentato la polemica che la riguarda e soprattutto aveva risposto alle opposizioni. «Eccoli i benpensanti della sinistra italiana – ha scritto in relazione a un post in cui si legge “Qualcuno abbiamo dimenticato di appenderlo” – ora mi vogliono appesa, anzi peggio. Qualcuno, magari qualche consigliere regionale d’opposizione che in queste ore sta chiedendo le mie dimissioni, solidarizzerà per quanto accaduto, o diranno solamente che me la sono cercata? Siamo alle solite: in Italia il politicamente corretto, l’accettabile, viaggia in un’unica direzione».

Donazzan a La Zanzara: «Ero bambina quando l’ho imparata»

Nel corso della trasmissione radiofonica Donazzan, dopo aver cantato Faccetta nera, ha anche spiegato di averla imparata da bambina e di preferirla di gran lunga a Bella ciao. «Tra le due – ha detto – non ho neanche un dubbio. Nelle case c’era chi cantava una cosa e chi cantava un’altra. Se poi chiede la stessa cosa a Laura Boldrini, con molta più cattiveria di quanto faccia io, che sono buonissima, lei vi risponde Bella Ciao. Siamo tutte e due nipoti della stessa Italia».

Poi ha detto a Parenzo, che le faceva notare che non si tratta di due canzoni esattamente uguali, che il suo «è un giudizio storico. Io sono cresciuta con quella canzone». Tra i due si è scatenato un battibecco. «Se lei ritiene che io non faccia bene l’assessore, chieda che mi tolgano per questo fatto. Ma lei sa perché ho canticchiato Faccetta nera? Perché ho difeso l’azienda La Molisana per quella vicenda peraltro assurda. Anche l’Anpi l’ha difesa dicendo che La Molisana ha sempre finanziato le Feste dell’Unità. Da bambina io canticchiavo Faccetta Nera perché è una canzone che fa parte della mia famiglia e della mia storia. Ma poi chi se ne frega di queste polemiche. Io ho altri problemi oggi».

Subito dopo, l’assessora veneta ha parlato di suo zio Costantino, un militare fascista: «Era meraviglioso. Quando una volta gli chiesi perché si schierò da quella parte, lui mi rispose: “Bambina, si giura una volta sola”. E io lo amo. Punto». «Se lo zio Costantino avesse vinto – è stata la replica di Parenzo – io non ci sarei. I miei sono dovuti scappare in Svizzera, grazie anche allo zio Costantino. Mio nonno nel ’42 è dovuto scappare, perché qui non gli facevano fare più l’avvocato. Comunque ringraziamo lo zio Costantino per il grande contributo dato all’Italia».

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