Troppi generali, pochi soldati. Il bilancio attuale della Rai sovranista è questo: dopo la scelta dei nuovi direttori dei telegiornali e dei generi, c’è da mettere mano a palinsesti e redazioni delle testate, ma mancano i professionisti da piazzare. Intanto, però, i programmi troppo inclini a quella che il centrodestra definisce “propaganda gender” vengono eliminati dal palinsesto, anche se hanno buoni ascolti.

Il primo comitato editoriale – l’organo che raccoglie i direttori di genere, della distribuzione e del marketing, amministratore delegato e direttore generale – ha provato a gettare le basi di una nuova linea. Un tentativo in parte riuscito, ma che ha anche rivelato come Roberto Sergio, l’ad che traghetterà la Rai alla fine del mandato di Carlo Fuortes, e Giampaolo Rossi, il fedelissimo di Giorgia Meloni scelto come direttore generale, siano già in rotta di collisione.

Sergio ha rivendicato la sua posizione e comunicato a tutti i direttori che le riunioni del comitato si faranno più frequenti e che come ad vuole avere l’ultima parola sulle scelte più rilevanti, come le assegnazioni delle conduzioni e le scelte dei vicedirettori. Un potere che Rossi avrebbe voluto tenere per sé in quanto aspirante ad in pectore. Ora, invece, ogni decisione verrà presa addirittura a sei mani: le sue, quelle del direttore coinvolto e quelle di Sergio.

D’Annunzio cartoon

Un’idea è venuta ieri a Rossi, alla sua prima uscita pubblica da direttore generale. Ospite a Pescara di Cartoons on the Bay, il festival dell’animazione, ha difeso il canone, si è definito un futurista e ha tirato in ballo Gabriele D'Annunzio nella sua città. «Fiume è stata una delle grandi epopee libertarie della storia, non solo d'Italia ma d'Europa», ha detto. E allora sul poeta vate ci farebbe un cartoon, perché è stato «uno dei personaggi più incredibili della modernità italiana, ma in genere viene rappresentato come una sorta di uomo austero, barocco, decadente».

Il problema della destra in piena lottizzazione resta la mancanza di nomi da collocare. A tutti i livelli, dalla conduzione dei programmi ai posti dirigenziali: due ottimi esempi sono Nicola Rao e Marcello Ciannamea.

Il primo, diventato direttore delle relazioni istituzionali in quota FdI, verosimilmente manterrà al proprio posto uno dei suoi tre sottoposti diretti, il direttore della promozione e immagine Pierluigi Colantoni, lanciato da Luigi Gubitosi ma considerato in quota centrosinistra. Il secondo, interlocutore di Lega e meloniani, sta valutando di confermare Federica Lentini, capoprogetto e vicedirettrice Prime Time, responsabile delle ultime edizioni di Sanremo. Quelle che sono costate l’incarico al suo ex capo, Stefano Coletta.

I programmi

Ma lo stesso problema diventa ancora più tangibile a livello di palinsesto, dove i buchi da riempire continuano a preoccupare i vertici di viale Mazzini. Quelli dei programmi estivi, per esempio: a poche settimane dal via, mancano i conduttori di Filo rosso (versione estiva di Cartabianca) e Agorà Estate.

I nomi non si trovano neanche per l’autunno. Sfumata la trattativa con Nicola Porro, il giovedì sera di Rai2 continua a restare orfano. Il giornalista resterà a Mediaset, dicono a Domani da viale Mazzini, perché l’offerta economica non era all’altezza delle aspettative. Ora, quell’occasione fa gola a Monica Setta, da sempre spalleggiata dalla Lega. Al Carroccio dovrebbe andare anche la fascia di palinsesto che è stata di Serena Bortone. Ancora aspetta di essere ricevuta dai nuovi vertici, ma le è stato fatto capire che la scelta degli ospiti della scorsa stagione non era in linea con il modello di famiglia che il centrodestra vuole proporre.

Il problema per la destra è trovare qualcuno che prenda il suo posto. Le opzioni vagliate dai nuovi vertici sono state tante, da Milo Infante a Nunzia De Girolamo, passando per Rossella Brescia, ma sembra che alla fine possano spuntarla Pierluigi Diaco o Francesco Giorgino e Ilaria Capua. Diaco libererebbe uno spazio nel pomeriggio di Raidue, dove potrebbe andarsi a collocare un factual corale (un approfondimento su storie di cronaca), pallino del direttore del day time Angelo Mellone.

A Giorgino dovrebbe invece andare l’approfondimento del lunedì in seconda serata, spazio prestigioso originariamente assegnato a Monica Maggioni, data ormai quasi certamente al posto di Lucia Annunziata, affiancata dalle sue due vicedirettrici del Tg1, Sabina Sacchi e Costanza Crescimbeni. Continuerà ad avere un ruolo rilevante negli approfondimenti anche Antonio Di Bella, apprezzato da Rossi ma sicuro anche dell’appoggio del nuovo direttore del genere Paolo Corsini, di cui è stato a lungo mentore. Sul piano culturale, è pronto per la prima serata Livio Leonardi, conduttore di Paesi che vai…: nei sogni del centrodestra, Leonardi può diventare il nuovo Alberto Angela sovranista.

Ma c'è anche la partita del direttore del Tg3 Mario Orfeo. Forte del suo rapporto privilegiato con Rossi, è riuscito a intercedere per il programma di Francesca Fialdini alla domenica e sta cercando di mantenere lo spazio di Monica Giandotti ad Agorà.

I telegiornali

L’altra faccia della lotta per il potere nel servizio pubblico è quella delle redazioni dei telegiornali. Gian Marco Chiocci si è appena insediato e domani sera andrà in onda la prima edizione con la sua firma. Poi dovrà scegliere il vicedirettore vicario, una figura interna all’azienda con potere di firma, tradizionalmente persona di fiducia del direttore. Chiocci ha di fronte a sé una strada in salita: per far digerire la nomina di un esterno imposta direttamente da Giorgia Meloni il suo contratto è di appena un anno. Insomma, se vorrà riuscire a imporsi dovrà essere veloce ad ambientarsi, anche perché lo aspettano fin da subito decisioni importanti da prendere, come quella sul futuro del Tg1 Mattina, la rubrica ideata da Maggioni che copre la fascia dalle 7.30 alle 8 e dalle 8.30 alle 9 e compete con VivaRai2! di Fiorello, Buongiorno regione su Raitre e Mattino5.

Resta da vedere chi sceglierà di tenere al suo fianco e quanti vicedirettori dovrà subire in quanto espressione di questa o quella parte. Due posti rimarranno vuoti se Sacchi e Crescimbeni lasceranno, mentre sembra quasi certo che Grazia Graziadei e Francesco Primozich, entrambi vicedirettori in quota Lega, resteranno al proprio posto.

Ci sono due incognite: la prima è Filippo Gaudenzi, nominato vicedirettore da Mario Orfeo, poi messo in panchina da Maggioni e pronto a un reintegro dopo una causa vinta con la Rai per inoperatività. Il tribunale del lavoro ha deliberato che debba rientrare almeno con le qualifiche di caporedattore. Un discorso simile vale per Angelo Polimeno Bottai – nipote del gerarca – che ebbe uno scontro furioso con Giuseppe Carboni ma oggi potrebbe tornare a cercare un posto al sole nel Tg1 di Chiocci.

Un grosso punto interrogativo è il destino della quota Movimento 5 stelle. Bruno Luverà del Tg1 è l’ultimo vicedirettore di area rimasto, ma attraverso l’astensione di Alessandro Di Majo in cda i Cinque stelle hanno ottenuto un credito, in parte compensato dalla nomina di Adriano De Maio alla direzione di Rai Cinema e Carboni a Rai Parlamento. I giornalisti vicini ai grillini languono in tutte le altre redazioni, prima fra tutte al Tg2, solidamente in mano azzurra.

Dal neodirettore Antonio Preziosi discendono infatti Alfonso Samengo, che ha seguito il suo ex capo da Rai Parlamento, e la caporedattrice Francesca De Martino, ma è gradita a Forza Italia anche la vicedirettrice Mariarita Greco. Difficile che ci sia spazio anche per la caporedattrice centrale del Tg1 Iman Sabbah, che pure ha un ottimo rapporto con Preziosi e il mondo di Forza Italia. In quota Lega al Tg2 presidia la situazione la vicedirettrice Maria Rosaria Spadorcia, mentre per Fratelli d’Italia resta in sella Fabrizio Frullani.

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