In attesa della riconferma, il presidente uscente della Campania, Vincenzo De Luca, si aggiudica intanto la gara degli impresentabili. Cioè quei candidati segnalati dalla commissione parlamentare di inchiesta sulle mafie sulla base di un codice di autoregolamentazione, approvato dai partiti, che dovrebbe mettere un argine alle candidature di politici con procedimenti in corso. L'elenco alla vigilia delle regionali è stato diffuso dal senatore 5 Stelle Nicola Morra, presidente della commissione antimafia.

Tra i candidati, che vengono segnalati all’organismo parlamentare dalla Direzione nazionale antimafia, nove violano il codice. Partiamo dalle quindici liste a sostegno di De Luca.

Il record campano dei candidati con De Luca

Nelle liste del presidente De Luca troviamo cinque casi. Il primo è Carlo Iannace, e chiama in causa l'applicazione della legge Severino, la norma che esclude i condannati dalle assemblee elettive: candidato nella lista De Luca Presidente, consigliere regionale uscente sempre con il centrosinistra e sospeso «il 31 marzo 2016 con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri», proprio in virtù di una sentenza di condanna in primo grado a «sei anni di reclusione e all'interdizione dai pubblici uffici per la durata di anni cinque». Nonostante tutto, il medico avellinese è nuovamente in lista.

Poi ci sono quattro candidati che violano il codice di autoregolamentazione. Si tratta di soggetti sotto processo, senza condanne definitive. Tra i reati contestati, il caso più grave è quello di Aureliano Iovine: candidato nella lista Liberaldemocratici Campania popolare moderati con De Luca, «imputato per associazione per delinquere di stampo mafioso, fraudolento trasferimento di valori aggravato dal fine di agevolare l’attività delle associazioni mafiose, cinque imputazioni per truffa aggravata dall'aver cagionato un danno patrimoniale di rilevante gravità e dall'agevolazione delle associazioni mafiose, tentata truffa aggravata dell'agevolazione della attività mafiosa. Il processo è in corso davanti al Tribunale di Napoli».

C’è poi Sabino Basso, candidato con Campania Libera, «imputato di riciclaggio»: il processo è in corso davanti al Tribunale di Avellino.

Sempre nelle liste a supporto di De Luca, l’antimafia segnala: Michele Langella, imputato per riciclaggio e Francesco Plaitano « già segnalato nel 2015 da questa commissione per violazione del codice di autoregolamentazione per la condanna per estorsione, tuttora pendente», si legge nella relazione dell'antimafia.

Nelle liste a sostegno di Stefano Caldoro, candidato presidente del centrodestra, ci sono quattro candidati segnalati. C'è Monica Paolino, imputata per scambio elettorale politico-mafioso; Francesco Silvestro, Maria Grazia Di Scala, Orsola De Stefano, tutti e tre imputati, in tre diversi processi, per concussione.

Le altre regioni

Nell'elenco della commissione antimafia si prendono in considerazione i candidati di tutte le regioni.

Tre casi in Puglia, due dei quali nelle liste a sostegno di Michele Emiliano, presidente uscente del centrosinistra. Si tratta di Silvana Albani, «imputata dei reati di falsa perizia, corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio, e corruzione in atti giudiziari, aggravati dal fine di agevolare l’attività delle associazioni mafiose». Il dibattimento è in corso davanti al Tribunale di Catanzaro. Il secondo impresentabile è Vincenzo Gelardi, «imputato di plurimi reati di trasferimento fraudolento di valori aggravati dal fine di agevolare l’attività delle associazioni mafiose». In questo caso il processo si celebra davanti al Tribunale di Napoli.

Nella lista Fiamma Tricolore, a sostegno del candidato presidente Franco Piero Antonio Bruni, c'è Raffaele Guido, «imputato di plurimi reati tra cui tentata violenza privata, lesioni aggravate e minaccia, aggravati dal fine di agevolare l’attività delle associazioni mafiose».

Da ultimo c'è la Valle D'Aosta. C’è un solo candidato impresentabile, secondo i criteri del codice di autoregoalmentazione. Si tratta di Augusto Arduino Rollandin, che corre per Puor L'Autonomie – per l'autonomie: sospeso nel 2018 dalla carica di consigliere regionale e vicepresidente della Giunta regionale valdostana, Rollandin è stato condannato a quattro anni e sei mesi di reclusione e all'interdizione dai pubblici uffici per la durata di anni cinque, per il reato di corruzione.

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