La Svp – la Südtiroler Volkspartei, il partito popolare sudtirolese – ha perso due consiglieri e ne ha eletti 13. Ora dovrà cercare l’appoggio di almeno un altro partito tedesco per governare l’Alto Adige. E solo chi conosce davvero questo territorio capisce la portata della notizia.

Rimane comunque il partito più votato, con una percentuale intorno al 34 per cento e 7 punti percentuali in meno rispetto a cinque anni fa. È il segnale di una crisi storica. Una pagina nuova in Alto Adige dove l’Svp in passato era una sorta di dogma che raccoglieva fra il 60 e il 55 per cento e controllava ogni posizione di potere.

Questa volta ha dovuto fare i conti con il voto di protesta, che domenica è stato raccolto soprattutto dai partiti secessionisti di destra e da un inaspettato exploit dei No-vax. Un chiaro segnale di rivolta sociale legato probabilmente a istanze locali, anche se c’è chi sostiene che ci sia un riflesso nazionale. «Io penso che ci sia una parte dell’elettorato tedesco che non abbia gradito la luna di miele che c’è stata fra Meloni e la Svp quest’anno», dice Fabio Gobbato, direttore del giornale locale Salto.

Lucio Giudiceandrea, giornalista della Rai e autore di Stella aliena, un libro che cerca di spiegare la Svp agli italiani, ritiene invece che le dinamiche locali superino le questioni nazionali. Ma è altrettanto convinto che stiamo parlando comunque di un risultato storico: «La Svp ha perso l’esclusività della rappresentanza del gruppo di madrelingua tedesca. Dovrà per forza appoggiarsi ad almeno un altro partito della parte tedesca e questo peserà quando andrà a trattare a Roma o a Vienna».

Per capirlo bisogna fare qualche calcolo. Il presidente uscente, Arno Kompatscher, deve avere almeno 18 consiglieri a suo sostegno. Come ampiamente previsto Fratelli d’Italia è il partito italiano più votato (6 per cento – 2 consiglieri), mentre è crollata la Lega (3 per cento – un consigliere). Mettendo insieme Svp, Lega e Fratelli d’Italia si arriva a 16. Trovare i due mancanti non sarà un’impresa impossibile, ma è complessa, rischia di minare l’unità della giunta e soprattutto – ancora di più – quella interna alla Svp.

I No-vax

Anche perché l’altra notizia di queste elezioni in Alto Adige è il successo di secessionisti e No-vax. Durante la pandemia, le percentuali di chi aveva rifiutato il vaccino in provincia di Bolzano erano state molto alte. E, a differenza di altrove, tutto questo si è trasformato in un progetto politico che è sopravvissuto anche alla fase più acuta della pandemia.

Il primo a guidare questa ondata è stato Jürgen Wirth Anderlan, noto per essere un ex comandante degli Schützen, i bersaglieri tirolesi che rappresentavano storicamente la milizia territoriale. Per uno sguardo distratto si tratta di un gruppo folkloristico, ma in realtà rappresentano l’anima più conservatrice dell’Alto Adige.

Wirth Anderlan ha posizioni estreme contro vaccini e immigrazione e la sua lista ha eletto due consiglieri. Verrebbe la tentazione di definirlo una sorta di Vannacci sudtirolese, se non si facesse torto al suo personaggio, che ha tratti decisamente originali.

«È un ex comandante degli Schützen, con un barbone alla Zz top, che nel tempo libero fa il rapper, mentre fa campagna elettorale girando con la moto», spiega Gobbato. Ha ottenuto un seggio anche Vita, un’altra lista No-vax. È stata eletta l’avvocata Renate Holzeisen, che ora promette di portare in Consiglio «le grandi questioni internazionali», dopo aver lottato a lungo contro il Green pass e Big pharma.

La destra tedesca

Ma il voto di protesta contro la Svp si esprime soprattutto con il ritorno delle aspirazioni secessioniste della Süd-Tiroler Freiheit (Libertà del Sudtirolo). Guidata da un giovane leader, Sven Knoll, è arrivata terza (con il 10,9 per cento dei voti e quattro consiglieri). È una lista di destra, fondata da Eva Klotz, che teorizza l’annessione dell’Alto Adige all’Austria. Ma in questa campagna elettorale ha puntato soprattutto sul tema della sicurezza e sulla necessità di frenare l’immigrazione.

Anche i Freiheitlichen – anche loro vicini all’Austria – hanno ottenuto due seggi. Se la Svp trovasse un accordo con questi ultimi per ottenere i consiglieri mancanti, significherebbe un deciso spostamento verso destra e una battuta d’arresto per i progetti progressisti di Kompatscher.

Le alternative

Non mancano però le alternative. I Verdi hanno ottenuto tre consiglieri (9 per cento), segno di quella parte dell’Alto Adige più attenta alle questioni ambientali. Fra gli eletti c’è anche il giovanissimo Zeno Oberkofler, leader locale dei Fridays for Future. Il Pd rimane fermo a un consigliere (praticamente con lo stesso risultato di cinque anni fa).

Kompatscher potrebbe rivolgersi anche al cosiddetto Team K, un movimento fondato dall’ex consigliere Cinque stelle Paul Köllensperger, e più vicino a posizioni progressiste (11,1 per cento dei voti e 4 consiglieri). Non è però facile immaginare una coalizione di questo tipo, che metta insieme Svp, Team K, Verdi e Pd (sarebbero 20 consiglieri): rischierebbe di scontentare la parte più conservatrice della Svp.

Il nodo Svp

«Abbiamo perso. Questo è fuori discussione», dice ora il segretario della Svp, Philipp Achammer. Ma la sconfitta deriva soprattutto dal crollo degli italiani, che hanno eletto solo cinque consiglieri su 35. Un risultato così negativo ha un solo precedente, nel 2018.

Molto probabilmente la Svp dovrà appoggiarsi a un altro partito tedesco per comporre la sua coalizione di governo. Per la prima volta non potrà più raccontare, né a Roma né a Vienna, di essere l’unico partito a rappresentare gli interessi della minoranza tedesca dell’Alto Adige.

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