Intervista dal dente un po’ avvelenato quella che Luca Zaia, presidente della regione Veneto, ha rilasciato al Corriere.

Il governatore leghista ritorna sulle parole espresse al senato dal premier Mario Draghi, il quale ha chiesto alle singole regioni di attenersi al piano vaccinale varato dal governo e di procedere in maniera univoca, eliminando le varie disuguaglianze nella somministrazione del vaccino contro il Covid-19. «Draghi è una persona intelligente – dice Zaia – e infatti non ha sostenuto che tutte le Regioni abbiano sbagliato. Siccome il piano nazionale lo devono seguire tutti, non sarebbe male sapere quali siano le regioni che hanno vaccinato le persone sbagliate».

L’affidamento della gestione della pandemia alle regioni ha riportato in auge il dibattito su una maggiore centralità dello stato, affinché il paese vada nella stessa direzione. Un discorso che al presidente del Veneto non va giù: «La differenza tra noi e Roma è una e sostanziale: noi siamo a bordo campo e abbiamo gli ammalati. Chi a Roma parla male dell’autonomia è in tribuna e non ha le responsabilità che abbiamo noi». Zaia difende la sua autonomia, minacciando anche un altro referendum: «Io ho sempre avuto un rapporto di leale collaborazione con chiunque ci fosse al governo. Però, deve essere un accordo tra gentiluomini, certe dichiarazioni di quest’ultimo periodo non si possono sentire. Peraltro, noi veneti un ritorno al centralismo non lo accetteremmo mai. Se serve, siamo pronti a un altro referendum». Centralizzare «è una corrente di pensiero medievale, fuori dalla storia e fuori dalla Costituzione».

Zaia attribuisce alcuni sbagli e responsabilità al governo centrale le cui scelte hanno inciso inevitabilmente sull’andamento della campagna vaccinale, a partire dalla mancata disponibilità dei vaccini e del personale sanitario che effettua le inoculazioni, al continuo cambio di ordinanze e decreti. «Se sono state cambiate le date di nascita di chi doveva essere vaccinato e poi sono stati aggiunti gli insegnanti, non è colpa delle Regioni» ha detto.

L’intervista si conclude con il presidente Zaia che spiega il nuovo piano vaccinale: «Ciascuno saprà, sulla base della sua data di nascita, quando potrà andare a farsi vaccinare nel luogo più vicino a casa». Un sistema che definisce «rivoluzionario» ma che all’inizio «non sarà una passeggiata». Inoltre, insieme alla somministrazione del vaccino, i cittadini riceveranno anche un certificato e l’appuntamento per la seconda dose. Un sistema che eviterebbe così di essere dipendenti dai servizi informatici nel gestire le prenotazioni. Sistema che si è rivelato problematico causando vari disservizi in alcune regioni.

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