Pd e Lega insieme al governo, dice Nicola Zingaretti, prima che per i partiti è un problema per il presidente incaricato Mario Draghi. Il segretario del Pd non mette in dubbio la disponibilità del suo partito per una nuova maggioranza, anche se si profila all’orizzonte una compagine di governo con i leghisti: «Il problema più grande non è per noi, che giudicheremo tutto sulla base dei fatti. Quello che può essere rischioso è nella credibilità e nella stabilità della maggioranza. Il tema non è solo o tanto del Pd, ma è della credibilità dell'operazione politica» ha detto a in Mezz’Ora in più su Rai 3. Poi ha aggiunto: «Non è detto che all’aumento dei numeri e dell’eterogeneità corrisponda una maggiore forza e stabilità del governo».

Tutti i provvedimenti del nuovo esecutivo, ha ricordato, dovranno essere discussi e votati in parlamento: «Quello che abbiamo fatto noi è stato non arrivare a questo appuntamento da soli, ma insieme a un campo parlamentare di forze che rappresenta 321 deputati e 157 senatori, e che si è messo a disposizione dell’esperimento di Draghi». Anche se il Pd attualmente è minoritario bisognerà fare i contri con tutto questo: «Il tema è che siamo in una Repubblica parlamentare». La fase è nuova ma «guai a creare anche solo lontanamente le condizioni per cui una personalità come Draghi si ritrova dentro una maggioranza litigiosa. È quindi un passaggio delicato».

L’apertura della Lega non mette i dem in imbarazzo: «Non c'è dubbio che è una novità», ha detto riguardo il nuovo europeismo della Lega: «È Salvini che ha dato ragione al Pd, non ci siamo spostati noi». Adesso «tutti possono riconoscere che l'idea di superare i problemi distruggendo l'Europa era un'idea fallimentare. Ora si apre una fase nuova». Gli equilibri li dovrà cercare Draghi.

Sul ruolo che in questa fase potrebbe avere l’ex premier Giuseppe Conte, Zingaretti ha detto che è già di rilievo: «Conte è già un protagonista anche della possibilità di formare il governo Draghi. Sta dando un contributo al decollo di questa esperienza di governo».

Congresso anticipato?

Le anime del Pd sono in fermento. Sul congresso anticipato non ha dato una risposta definitiva: «La discussione congressuale, quando la faremo, sarà di tutto il partito. Finita questa vicenda porrò la questione. Il congresso credo che sarà tra due anni, ma il Pd si è molto più unito di quanto non sia mai stato nella storia. Tutti abbiamo fatto uno sforzo per l'equilibrio, ma questo non vorrà dire immobilismo».

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