Stamattina un gruppo di militanti del Pd sarà sotto la casa romana di Enrico Letta, nel quartiere di Testaccio, per dargli il bentornato. Il piccolo raduno, non pubblicizzato, racconta il clima di speranza che si è creato nella “base” intorno all’ex premier defenestrato da una manovra renziana nel 2014, che ora torna da segretario. Ieri pomeriggio Letta è atterrato a Roma. Le 48 ore chieste per riflettere scadono oggi, ma il suo sì ormai è dato per certo.

Ieri l’area Zingaretti si è riunita. Scontato il sostegno a Letta. Il segretario uscente ha inviato una lettera aperta al suo ormai probabile successore. Parole dure verso quelli da cui si è sentito impallinato e a cui imputa «un lungo e strisciante lavorio distruttivo. Rischiavamo di implodere. Non si poteva andare avanti così. Letta è la soluzione più forte e autorevole. Io ci sarò».

La minoranza di Base riformista, quella a cui principalmente si riferisce Zingaretti, si riunisce oggi. Ieri Letta aveva in agenda un confronto con il ministro Lorenzo Guerini. Il segretario in pectore non accetta la «condizione» di portare il Pd a un congresso appena possibile, già in autunno secondo pochi ultrà, ma è propenso al dialogo. E al dialogo è propenso anche Guerini, pronto a sostenere un segretario considerato vicino, assai più di Zingaretti, all’agenda Draghi.

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