Con il nuovo premier, i punti nevralgici dell’esecutivo soppiantano la vecchia cabina di regia di Conte per la gestione delle risorse europee. La scelta coniuga le esigenze dell’efficienza a quelle della legittimità politica
- Draghi ha annunciato che la governacne del Recovery plan sarà incardinata nel ministero dell’Economia in strettissima collaborazione con i ministeri competenti.
- Abbandonata ogni idea di una struttura al di sopra della legge – la cabina di regia di Conte si sottraeva ai controlli della Corte dei conti - Draghi fa una scommessa sul suo governo ibrido.
- E così passiamo da un governo politico che si affidava a cabine di regia tecniche a un governo guidato da un “tecnico” che assume una responsabilità politica.
Doveva essere un tecnico come Mario Draghi a dire la cosa più semplice e politica sulla governance del piano di ripresa e resilienza: e cioè che sarà affidata al ministero dell’Economia e delle finanze in collaborazione strettissima con i ministeri competenti per settore. Draghi traccia un solco profondo con la soluzione individuata dal predecessore, che ieri ha ringraziato. Conte aveva individuato la governance nel Ciae, il comitato interministeriale per gli affari europei, uno strumento che



