I sindaci di Arese, Baranzate, Bollate, Novate Milanese, Solaro scrivono alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina: hanno passato l’intera estate a organizzare la riapertura delle loro scuole in sicurezza - dicono – ma adesso si trovano di fronte a un ostacolo «insormontabile», «in molti istituti mancano i docenti, gli insegnanti di sostegno e il personale Ata per garantire un normale orario delle lezioni». A Torino non va meglio. Reperire dati ufficiali è una missione impossibile. Secondo quelli parziali raccolto dalla Cisl i numeri sono questi: chiamati 15.651 aspiranti, cattedre coperte 5.757. Ha accettato il 36,78 per cento. Secondo il dato nazionale elaborato dalla Cgil sulla base dei numeri del ministero, al 18 settembre erano stati assegnati 19.294 di posti su 84.808, il 22 per cento. Il 78 per cento dei posti non erano stati ancora coperti (65.514). In realtà a quella data i posti vacanti erano di più: vanno aggiunti 15 mila “di fatto”, cioè posti liberi assegnati al 30 giugno e autorizzati in aggiunta all’organico ordinario. Alle iniziali confusioni delle graduatorie (causa algoritmo sbagliato delle famigerate ‘Gps’, Graduatorie provinciali per le supplenze) da molte province ora arriva la notizia del loro esaurimento: i docenti non si presentano alla chiamata. Paura del contagio, condizioni difficili dell’insegnamento, probabili problemi di organizzazione familiare in questo periodo speciale. Anche i docenti sono mamme e papà. Secondo una ricerca ancora della Cgil su 2200 questionari autocompilati online, le famiglie e i prof sono preoccupati per il mantenimento della distanza tra gli studenti (43 per cento), il sovraffollamento dei mezzi pubblici (39) e l’igienizzazione degli ambienti scolastici (21).

All’avvio a singhiozzo dell’anno scolastico si intreccia la pandemia. A ieri sera in Italia erano 185 le scuole chiuse e 1.280 quelle in cui si è verificato almeno un caso di coronavirus dall’inizio dell’anno scolastico. Mentre nel paese l’epidemia lentamente sale (quasi quattromila ieri), l’andamento del contagio negli istituti può essere seguita grazie a un database costantemente aggiornato da due ricercatori, Vittorio Nicoletta e Lorenzo Ruffino, che dalla riapertura della scuola raccolgono tutte le notizie e le ordinanze dei sindaci. Sono fin qui percentuali basse, per fortunae. La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina parla di una quota vicina allo “zero virgola”. Parole confermate ieri da Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto superiore di sanità: «La trasmissione di Covid19 negli studenti e nel personale scolastico è strettamente monitorata e a oggi risulta molto limitata. I protocolli stanno funzionando. Continuiamo a lavorare con il ministero dell'Istruzione e il ministero della Salute perché i ragazzi vadano a scuola».E tuttavia ogni giorno qualche scuola chiude, e, nel migliore dei casi passa alla didattica a distanza. Che succederà se a chiudere sarà qualcuno dei 1500 istituti che dal 22 ottobre al 16 novembre ospiterà, oltre ai propri studenti, anche i prof precari candidati al concorso straordinario indetto dal ministero dell’Istruzione?

Perché – e dopo le cattedre vacanti e il contagio arriviamo al terzo capitolo del romanzo scolastico 2020-2021 – il concorso rischia di impattare sul tentativo di ritorno alla normalità nonostante tutto di studenti e degli insegnanti. Le «indicazioni» del ministero agli uffici scolastici regionali già mettono in conto spostamenti di orario: «Valutare di suggerire (...) ai dirigenti scolastici di posticipare l’ingresso in aula degli alunni nella mattina della prova al fine di non sovrapporre le operazioni di entrata nell’istituto con ingresso unico, nel rispetto di quanto descritto al protocollo di sicurezza sanitaria». Ma non è l’unico problema. Buona parte dei prof che vi parteciperanno hanno già le cattedre assegnate e dovranno assentarsi da scuola. Se nei giorni delle prove si troveranno in condizione di isolamento fiduciario, o con qualche sintomo influenzale, o peggio contagiati, salteranno il concorso «straordinario» senza rimedio. Per questo la destra martellando la ministra Cinque stelle per chiedere la cancellazione dell’appuntamento. Gli alleati del Pd, dopo averne proposto lo spostamento alle vacanze di Natale (a scuole chiuse e con la possibilità dei prof di ‘isolarsi’ senza assentarsi dalle aule), ora provano almeno a immaginare una sessione di recupero. Il senatore Francesco Verducci ha depositato un’interrogazione alla ministra per chiedere «se non ritenga opportuno e doveroso adottare iniziative utili a garantire a tutti i candidati al concorso il diritto a partecipare alle prove concorsuali, prevedendo una "finestra" integrativa al calendario delle prove al fine di non ledere il diritto dei candidati alla partecipazione al concorso per motivi indipendenti dalla loro volontà, quali la quarantena, l'isolamento o la sorveglianza attiva, misure di contenimento dell'emergenza epidemiologica da Covid-19». Il giurista Sabino Cassese, che pure è un sostenitore della ministra Azzolina sulla scelta di tenere il concorso, non lo esclude. Giusto fare i concorsi, dice, ma «la domanda che si può porre è se in particolari circostanze, per quelle zone per le quali c’è un provvedimento cautelare di chiusura non si possa eventualmente sospendere l’esecuzione di questo concorso e svolgere un concorso suppletivo. Questo è certamente una cosa possibile». Fin qui dal ministero nessuna risposta.

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