Il nervosismo in Forza Italia è palese dopo l’intervento che limita il Superbonus edilizio. Il sentimento di irritazione tra gli azzurri ha fatto seguito allo stupore che ha caratterizzato il pomeriggio di mercoledì.

Il partito di Silvio Berlusconi ha appreso la decisione del governo, con in testa il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, praticamente a cose fatte.

Il testo era già confezionato e di fronte al prendere o lasciare, i forzisti hanno dovuto adeguarsi per non scatenare il caos. Ma i malumori non vengono più celati.

Così la vicenda apre un nuovo fronte di tensione nella maggioranza in un rapporto che non conosce un momento di serenità, nonostante la vittoria alle ultime elezioni in Lombardia e Lazio.

Richiesta di confronto


«È stata una doccia fredda», ammette il deputato di Forza Italia, Luca Squeri, che aggiunge: «Il rischio è quello di creare grossi problemi a un settore vitale dell’economia italiana. Per questo chiederemo un confronto in parlamento per migliorare la norma, senza che venga posta la fiducia».

Lo scopo, analizza il parlamentare di Fi, «è di arrivare a un intervento graduale sul meccanismo».

L’esempio fatto dai berlusconiani è quello del Reddito di cittadinanza che, seppure osteggiato da tutti i partiti del centrodestra, non è stato cancellato da un tratto di penna, bensì sottoposto a una fase transitoria.

E anche dai territori non ci sono remore a manifestare i timori per le conseguenze della scelta sul Superbonus: «Sono molto preoccupato per le ricadute che l'attuazione di questo decreto legge potrà avere nell'area del cratere sismico», dice Gianluca Pasqui, anche lui di Forza Italia, attuale vice presidente del Consiglio regionale delle Marche.

Salvini silenzioso

Il problema non è solo tra Forza Italia e gli altri alleati, ma anche all’interno delle forze politiche di centrodestra.

Nella Lega non tutti sono entusiasti della linea di Giorgetti, nella consapevolezza che il mondo delle imprese vede con favore il Superbonus.

Addirittura Matteo Salvini non ha messo la faccia sull’iniziativa, tenendosi defilato. Sui canali social ha parlato di salvare cani e gatti, ma non ha fatto alcun riferimento alla misura approvata dal governo in cui è vicepremier.

Del resto il leader leghista, nel febbraio dello scorso anno definiva l’incentivo «uno strumento assolutamente efficace», tanto che annunciava di essere al lavoro «per rinnovarlo aumentando la possibilità della cessione del credito».

Già era chiara la differenza di vedute con Giorgetti, all’epoca ministro dello Sviluppo economico del governo Draghi, sempre ostile a questo meccanismo.
La cronaca del pomeriggio di mercoledì è cruciale per capire come siano andate le cose.

Il Consiglio dei ministri era stato convocato per varare il decreto Pnrr, già bello corposo, quando Giorgetti ha svelato le sue intenzioni: portare a termine l’operazione che cancella il provvedimento-bandiera del governo Conte bis, in particolare del Movimento Cinque Stelle. L'ideologo è Riccardo Fraccaro, sottosegretario alla presidenza di quell'esecutivo.

Mossa studiata

Ma il Superbonus, con il passare del tempo, ha incontrato il sostegno di buona parte di Fi, perché ha fatto da volano al settore edilizio, antica passione di Berlusconi.

Perciò in campagna elettorale erano stati assunti impegni per intervenire sul capitolo Superbonus, in senso migliorativo, non certo come ha fatto il governo Meloni.

Eppure quello di Giorgetti non è stato un blitz pensato all’ultimo minuto: stava lavorando al piano da settimane.

Ed è stato attuato dopo le elezioni regionali per scongiurare eventuali contraccolpi nelle urne.

Insomma, che il ministro dell’Economia volesse cancellare il bonus era ormai certo, anche perché ha sempre condiviso il pensiero di Mario Draghi.

Non a caso ha espressamente citato l’ex premier, che in più di un’occasione era intervenuto per rimodulare la misura, dovendo comunque poi smussare il progetto di cancellazione per non arrivare allo scontro frontale con il M5s.
Finanche in Fratelli d’Italia nessuno si è speso più di tanto sull’argomento Superbonus.

La linea è stata dettata dal ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, nei panni di pretoriano della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

«Ci troviamo in una situazione a cui dobbiamo riparare» perché il meccanismo della cessione del credito «è irragionevole e pericoloso».

Ma alla sua presa di posizione non ha fatto seguito la batteria di dichiarazioni di parlamentari di FdI, come avviene solitamente nella strategia di comunicazione del partito. C’è stato un cauto silenzio da parte di tutti.

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