Lo spirito filorusso di Lorenzo Fontana è secondo solo a Gianluca Savoini, il regista, cioè, della trattativa all’hotel Metropol di Mosca che aveva l’obiettivo di portare denaro fresco del Cremlino nelle casse della Lega di Salvini in ottica campagna elettorale per le Europee del 2019. Fontana, oltre a essere putiniano di ferro, è il collante del partito con i cattolici radicali di Pro Vita e con i collaboratori più stretti dell’oligarca ortodosso Konstantin Malofeev, pure lui coinvolto in alcune trattative con Savoini. 

Fontana durante il suo mandato da europarlamentare ha stretto queste relazioni soprattutto attraverso l’ambiente del World Congress of family, l’organizzazione mondiale che si batte per la famiglia tradizionale, contro le coppie gay e l’aborto. Del Wcf fa parte Alexey Komov, fedelissimo di Malofeev, ospite d’onore al congresso della Lega Nord del dicembre 2013, ossia l’evento di incoronazione di Salvini a segretario del partito.

L’amico caro dell’oligarca

Non è un caso che il Wcf abbia organizzato uno degli eventi annuali più importanti a Verona nel 2019, l’anno in cui la Lega governava il paese insieme ai Cinque stelle. E Fontana era ministro della famiglia. Al congresso veronese hanno partecipato le sigle più estreme dalla destra politica e religiosa. Dalle associazioni pro vita alle sigle collegate ai neofascisti di Forza Nuova e di altri gruppi “neri” internazionali. 

Il ministero di Fontana all’epoca ha concesso il patrocinio all’evento non senza polemiche. Tanto che poi è stato ritirato, perché la presidenza del consiglio dei ministri si smarcò da Fontana: «Una sua iniziativa personale». L’allora ministro della Famiglia e disabilità era tra i relatori presentati nel programma, insieme al suo leader Salvini. Tra gli speaker, naturalmente, c’era anche Komov. 

Una vecchia conoscenza, dicevamo, quella tra Fontana e Komov, l’uomo dell’oligarca considerato lo stratega del Cremlino nei rapporti con i partiti di estrema destra in Europa e sotto sanzioni per essere uno dei più violenti sostenitori dell’invasione russa in Ucraina. 

Uno dei primi incontri pubblici tra Fontana e Komov risale al 2014. A Rovereto, in provincia di Trento, erano seduti allo stesso tavolo nel palazzo della fondazione cassa di Risparmio, il leghista originario di Verona, al tempo europarlamentare, e il russo, console di Malofeev in Occidente. Titolo del convegno: «Russia ed Europa, le sfide del terzo millennio». Tra gli sponsor dell’evento troviamo una serie di associazioni collegate a gruppuscoli radicali con radici neofasciste, l’organizzazione Pro Vita (molto vicina anche a Forza Nuova), il World congress of family e il consolato russo a Bolzano. 

Fontana ha avuto anche rapporti con Palmarino Zoccatelli, leader dell’associazione Veneto-Russia, e imprenditore che ha investito nella piccola repubblica di Calmucchia, zona
meridionale della Federazione, Mar Caspio, l’unico distretto russo a maggioranza buddhista. Qui Zoccatelli aveva fondato una società con Eliseo Bertolasi, di recente presentato tra gli osservatori “imparziali” del referendum farsa di annessione dei territori ucraini alla federazione russa. 

L’ex banchiere dello Ior

Di Fontana pochi ricordano una sua fatica letteraria. Un libro scritto con il banchiere Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente dello Ior, il forziere del Vaticano. Economista cresciuto in McKinsey, è stato consigliere dell’allora ministro Giulio Tremonti, membro del consiglio d’amministrazione di Cassa depositi e prestiti, presidente del fondo F2I.

Il tema del libro è la famiglia. Vero e proprio manifesto politico sulla famiglia intesa in senso sovranista e tradizionale. È stato pubblicato a febbraio del 2018 da Fede e Cultura, una piccola cooperativa editoriale di Verona.

Si chiama La culla vuota della civiltà e ha l’ambizioso scopo di spiegare l’origine della crisi del nostro paese. La risposta? Gli italiani fanno pochi figli, questa la principale causa del declino economico della nazione. Tesi a cui segue un corollario caro ai sovranisti: invece di incentivare le nascite, i governi precedenti hanno scelto di colmare il gap demografico con i flussi migratori.

Il libro è accompagnato da una prefazione firmata da Matteo Salvini. Le tesi espresse sono quelle che Fontana ha ribadito più volte schierandosi contro l’interruzione volontaria di gravidanza, i matrimoni gay, le unioni civili. 

Il padre spirituale

Un’inchiesta del settimanale L’Espresso nel 2018 aveva intercettato il padre spirituale di Fontana, Vilmar Pavesi. Parroco di riferimento del mondo pro vita, durissimo contro gay e aborto. Sui primi diceva: «Sono istigati dal diavolo, dietro ogni peccato di sensualità e lussuria c’è la mano del maligno».

Pessimo pure il suo giudizio sulle donne: «In questa chiesa vengono solo uomini, perché le ragazze e le donne si sono molto adeguate a questo mondo e non vogliono andare controcorrente. E poi ci vuole uno sforzo mentale per seguire una messa in latino. I ragazzi con i libri in mano si trovano più a loro agio».

Infine sull’aborto: «È un crimine. Una società che uccide i propri figli, lo fa per un capriccio. Cosa era un principe? Era un padre di tutti i padri. È ereditario, perché quella era la famiglia e questo dà un grande senso di stabilità. L’aborto va a distruggere l’idea di civiltà. È un capriccio. Non esiste famiglia senza rinuncia».

Così parlava la guida religiosa dell’allora ministro, oggi eletto dalla destra presidente della Camera di tutti gli italiani. 

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