L’ex primo ministro del Pakistan, Imran Khan, è stato arrestato questa mattina non appena si è presentato in tribunale per una delle udienze in cui è imputato per corruzione. L’emittente indipendente pakistana Geo Tv ha trasmesso le immagini di Khan che veniva trascinato dalle forze dell’ordine verso un veicolo blindato.

Il partito di Khan Movimento per la giustizia ha immediatamente presentato un reclamo all’alta corte di Islamabad, che ha richiesto un rapporto della polizia che spiegasse le accuse per l’arresto.

Alcuni funzionari dell’organismo anticorruzione hanno dichiarato – in modo anonimo –  che il National Accountability Bureau pakistano aveva emesso la settimana scorsa un mandato di arresto per Khan in un caso di frode separato, per il quale non aveva ottenuto la cauzione – cosa che lo avrebbe protetto dall’arresto secondo le leggi del paese. Hanno poi aggiunto che Khan sarà portato a comparire davanti a un tribunale anti frode entro martedì.

Chi è Imran Khan?

L’ex primo ministro, laureato a Oxford, era diventato famoso come campione di cricket negli anni Settanta e Ottanta. Dopo quattro anni dal suo ritiro aveva fondato nel 1996 il “Movimento per la giustizia”, un partito centrista, populista e islamico. Khan era stato eletto primo ministro nel 2018 col sostegno dell’esercito – fatto negato dall’ex premier.

Le altre forze politiche consideravano il Movimento troppo vicino all’esercito e Khan un «burattino» nelle sue mani. I militari hanno una grande influenza sulla vita politica del Pakistan, tanto che nessun primo ministro è mai riuscito a completare il suo mandato perché estromesso prima del tempo dall’esercito pakistano.

La crisi politica 

Durante la campagna elettorale l’ex premier aveva promesso di combattere la corruzione, la povertà e di risollevare l’economia, ma le cose non sono andate come sperato. L’economia è rimasta in grande difficoltà, con livelli d’inflazione tra i più alti dei paesi della stessa regione, il livello di disoccupazione, inizialmente calato, è cresciuto, e Khan non sembra aver ottenuto buoni risultati neanche per quanto riguarda la lotta alla corruzione.

Ha quindi progressivamente perso sostegno politico e la sua popolarità è calata, rimanendo comunque uno dei politici più influenti del paese. A complicare le cose sembra però esserci stata soprattutto la perdita del sostegno dell’esercito. Nell’aprile del 2022 il parlamento ha votato la sfiducia a Khan, che si è detto «vittima di un complotto americano» e lo ha sostituito con il leader dell’opposizione Shehbaz Shariff fino a fine legislatura, prevista per ottobre 2023.

I problemi con l’esercito e gli Stati Uniti

Con l’esercito, Imran Khan ha avuto scontri di vario tipo, alcuni dei quali legati al progressivo allontanamento del Pakistan dagli Stati Uniti, a cui è seguito un avvicinamento alla Cina.

L’esercito pakistano ha rapporti molto stretti con gli americani, con cui, secondo Michael Kugelman di Foreign Policy, potrebbe voler continuare a collaborare per contrastare l’estremismo islamico nell’area, che la vittoria dei Talebani nel vicino Afghanistan ha contribuito a fomentare.

Formalmente Pakistan e Stati Uniti sono alleati ma il Pentagono non si fida di Islamabad per la sua vicinanza coi talebani afghani. Tuttavia, il governo statunitense ha sempre tollerato questa doppiezza per evitare di aprire un fronte di guerra con un paese dotato di armi nucleari. 

I rapporti con l’Afghanistan 

Pakistan e Afghanistan condividono un confine lunghissimo e Islamabad ha coi Talebani afghani un legame profondo e condivide ragioni politiche, legate soprattutto all’inimicizia con l’India. Il Pakistan non ha mai smesso di aiutare e ospitare i Talebani sul suo territorio, persino Osama Bin Laden, offrendogli un sostegno militare, strategico e finanziario attraverso soprattutto il gruppo armato noto come Rete Haqqani, integrato all’interno delle milizie talebane. 

I primi Talebani si formarono all’interno di scuole coraniche pakistane, e a sua volta il Pakistan ha sempre usato i Talebani afghani – e prima di loro altre organizzazioni islamiste – per mantenere una presenza strategica in Afghanistan, territorio che può tornare molto prezioso nel caso di conflitti con l’India, da sempre nemica del Pakistan e favorevole invece alla presenza militare statunitense in Afghanistan.

Le accuse di corruzione 

Qualche mese dopo la sfiducia, nell’ottobre del 2022, la commissione elettorale del Pakistan ha interdetto dal pubblico ufficio Khan, ritenuto responsabile di corruzione, non avendo dichiarato alcuni doni ricevuti da funzionari di paesi esteri durante il suo mandato e di averne successivamente rivenduti altri.

Ciò è contrario alle leggi pakistane che prescrivono ai funzionari governativi di dichiarare tutti i doni che ricevono nell’ambito delle proprie relazioni diplomatiche con i paesi esteri. L’ex premier è stato quindi estromesso dal Parlamento fino a fine legislatura, ma secondo l’interpretazione di altri giuristi, se condannato, potrebbe anche non candidarsi più per i successivi cinque anni.

Associated Press/LaPresse

Le proteste e le udienze

Il 3 novembre seguente Khan, che ha sempre negato ogni accusa, ha galvanizzato una folla di suoi sostenitori durante un discorso a Wazirabad, convincendola a marciare fino alla capitale Islamabad e a  protestare contro la decisione della commissione elettorale. Durante la marcia un uomo ha sparato al leader. L’attentato è stata disapprovata anche dal premier Shariff.

Da dopo l’attentato Khan ha sempre dichiarato di essere in pericolo di vita, giustificando così anche le sue assenze alle varie udienze in cui è imputato per corruzione. Il 5 marzo il tribunale di Islamabad ha per questo emesso un mandato di arresto senza cauzione nei suoi confronti.

Ma quando la polizia è arrivata alla sua abitazione già decine di sostenitori si erano radunati davanti alla casa per impedirne la cattura. Una situazione simile si è verificata anche il 15 marzo quando dopo forti scontri tra pietre e lacrimogeni con la popolazione pro Khan, la polizia si è ritirata. L’ex premier ha quindi ringraziato la folla e promesso di presentarsi il 18 marzo in tribunale per la seduta. 

Un tribunale ha allora sospeso il mandato d’arresto e ha aggiornato il caso al 30 marzo dopo che lo stesso ex primo ministro si è presentato in aula. L’arresto di oggi pare però legato a un diverso caso di frode.

© Riproduzione riservata