Mentre le manifestazioni degli anziani a rischio povertà ogni mercoledì stanno diventando il simbolo dell’opposizione, come il giovedì in Plaza de Mayo per le madri dei desaparecidos, Javier Milei cancella il terrorismo di Stato e fa abbattere la statua dello storico Osvaldo Bayer
I giorni intorno al 24 marzo, anniversario del golpe civico-militare del 1976, sono sempre densi in Argentina. Lunedì l’intero paese è stato percorso dalle manifestazioni per la memoria dei 30mila desaparecidos e, per una volta senza repressione, hanno sfilato insieme partiti, movimenti sociali, studenti e organizzazioni per i diritti umani, con in prima fila le ultime madri di desaparecidos ancora in vita.
Il governo ha risposto sui propri canali con un lungo monologo di un giovane politologo di estrema destra, Agustín Laje: la versione di sempre della dittatura e il negazionismo sul terrorismo di Stato.
Martedì 25 poi, 2.500 chilometri a Sud di Buenos Aires, a Río Gallegos, in Patagonia, Milei ha fatto abbattere il monumento allo storico e pensatore anarchico Osvaldo Bayer, colui che rivelò al mondo i fatti della cosiddetta “Patagonia Rebelde”, quando negli anni venti del secolo scorso furono massacrati circa 1.500 braccianti agricoli, organizzati dal movimento anarchico.
Battaglia per la memoria
La battaglia per la memoria rende così ancora più evidente il dramma sociale dei pensionati, la categoria più colpita dalle politiche neoliberiste. I tagli per decreto e la mancata indicizzazione delle pensioni spingono i più sotto la soglia di povertà e spesso della fame. Secondo i dati riportati da El Clarín il 13 marzo il paniere base di un anziano supera gli 1,2 milioni di pesos (1.100 euro) mensili, laddove la pensione sociale, della quale vivono, secondo l’associazione Gerontovida 4,5 milioni di persone, è di appena 190 euro. Per il “difensore della terza età”, Eugenio Semino, i criteri del governo per rimborsare i medicinali sono così restrittivi da essere «grotteschi» e la privazione di farmaci salvavita sta realizzando l’auspicio dell’ex ministra degli Esteri di Milei, l’aristocratica Diana Mondino: «Tanto i pensionati devono morire».
Così, in un paese altamente polarizzato, col presidente che tenta di sfuggire a processi per truffa, tanto in patria come negli Usa per lo scandalo della criptomoneta $libra, i pensionati sono diventati il nerbo dell’opposizione nel persistente knock-out che colpisce il centro-sinistra kirchnerista, che ha governato il paese con alterne fortune per 16 anni dal default del 2001.
La protesta degli anziani ha un andamento carsico dal 2024 con la crescita della repressione della ministra degli Interni Patricia Bullrich: gas lacrimogeni, pallottole di gomma, centinaia di detenzioni arbitrarie, e una narrazione insensata di tentato golpe. Questo marzo, inizio autunno in Argentina, la Piazza del Congresso è di nuovo piena. Le immagini di Carlos Dawlowfki, 75 anni, manganellato brutalmente, con indosso la maglietta del Chacarita, una squadra di calcio minore della capitale, provoca una svolta: tutti gli ultras si coalizzano per scendere in piazza: «basta picchiare i nostri anziani».
A Bullrich non sembra vero di poter usare il suo armamentario di accuse: tutti teppisti e terroristi, e giù botte. Il 12 marzo manda in ospedale anche anziane di 81 e 87 anni, ma va peggio a Pablo Grillo, fotografo e militante sociale, ridotto in fin di vita da un proiettile di gas lacrimogeno sparato, secondo il Cels (Centro di studi legali e sociali, fondato nel 1979) con «traiettoria omicida», ossia diretta e ad altezza d’uomo. Tali proiettili, usati contro i manifestanti del 2001 alla caduta del governo neoliberale di Fernando De la Rúa, erano stati proibiti da Néstor Kirchner dal 2003, ma riammessi da Bullrich che rifiuta ogni inchiesta, secondo il sinistro protocollo dell’impunità.
E proprio la ministra degli Interni di Milei va tratteggiata: classe 1956, figlia della più alta aristocrazia argentina, in gioventù è nella guerriglia peronista dei Montoneros. Si salva, come si salvavano negli anni Settanta i figli dell’élite. Quando torna dall’esilio, per un po’ è ancora peronista, poi passa a destra della destra, tanto che nel 2016 Mauricio Macri la vuole ministra degli Interni per reprimere il proletariato organizzato del Gran Buenos Aires. Nel 2023 sarebbe pronta per la Casa Rosada, ma esplode il fenomeno Milei e salta sul carro del vincitore. Per un governo votato per combattere la “casta”, e che nega il terrorismo di Stato, Bullrich è popolo e la casta sono i pensionati.
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