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Le armi ai paesi in guerra: così l’Italia aggira la legge

La legge 185 del 1990 vieta l’export, l’import e il transito di materiale bellico verso paesi in guerra o in cui ci sono gravi violazioni dei diritti umani. Eppure, il nostro paese è tra i primi esportatori in Qatar, Egitto, Kuwait, Turchia e Israele. A sostegno dell’Ucraina dall’inizio dell’invasione russa, l’Italia sta per approvare il nono pacchetto di aiuti. Si tratta di donazioni, che derogano alla legge attraverso il passaggio dalle Camere, ma una relazione dice tutt’altro: Kiev ha acquistato armi da aziende nostrane per 417 milioni. Il governo Meloni, intanto, vuole modificare le norme

L’Italia è uno dei paesi europei che fin dal primo momento ha sostenuto militarmente l’Ucraina tramite l’invio di armi. Il governo guidato da Mario Draghi ha approvato i primi cinque pacchetti di aiuti, mentre quelli successivi hanno avuto il via libera dall’esecutivo di Giorgia Meloni. La quantità e il tipo di armi cedute dall’Italia all’Ucraina è tuttora sconosciuto: Draghi ha secretato il contenuto dei pacchetti per questioni di sicurezza e il governo attuale ha adottato le stesse restrizioni

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