Quali saranno le sfide del prossimo conclave? Innanzi tutto quella del «tutti tutti tutti» pronunciata da papa Francesco nel 2023 ai giovani durante la giornata mondiale della gioventù a Lisbona e più volte ripetuta: «Vorrei essere chiaro con voi, che siete allergici alle falsità e alle parole vuote: nella Chiesa c’è spazio per tutti, per tutti! Nessuno è inutile, nessuno è superfluo, c’è spazio per tutti. E questo Gesù lo dice chiaramente quando manda gli apostoli ad invitare al banchetto di quell’uomo che lo aveva preparato, dice: ‘Andate e portate tutti, giovani e vecchi, sani e malati, giusti e peccatori: tutti, tutti, tutti’. Nella Chiesa c’è posto per tutti». E fece gridare ai giovani riuniti «Tutti, tutti, tutti!».

Tale concezione di una chiesa madre di tutti gli veniva dal Concilio Vaticano II. Bergoglio è stato educato da quel concilio e ne è stato un figlio originale. Difficile per chi deve venire dopo di lui ignorare la chiesa in uscita le cui porte sono spalancate a tutti, consacrata nella Fratelli Tutti. È noto che a molti alti prelati non piace questo tipo di chiesa ma al popolo cristiano piace molto, così come ai non credenti e ai credenti delle altre religioni. Papa Francesco è stato davvero un papa globale nel senso che cercava il bene per tutti.

Non gli piacevano troppo i potenti di questo mondo perché – in un modo o nell’altro - essi dicono: “non per tutti, non è possibile”, “solo per alcuni”, “solo i nostri e non i vostri”, “solo i ricchi e non i poveri”, “solo i connazionali e non gli stranieri” o comunque ipocritamente: “ci spiace ma la barca è piena non c’è posto per tutti”.

Non piacevano al papa nemmeno gli uomini di chiesa che condividono tale visione chiusa e non l’ha nascosto nella sua lotta contro il clericalismo e il carrierismo ecclesiastico. Soprattutto si è trovato in contrasto con i sostenitori del nazional-cattolicesimo, procurandosi antipatie ma anche molte simpatie.

Per Francesco far salire Gesù sulla barca è la sola salvezza perché «con lui a bordo, non si fa naufragio», come disse il 27 marzo 2020, da solo su una Piazza San Pietro vuota. Il conclave non potrà certo ignorare le sfide aperte da Francesco, incluse quelle non portate a termine. Proviamo ad elencare alcune sfide soprattutto ad extra, cioè nel rapporto della chiesa con il mondo.

L’unità della chiesa

È forse la questione più urgente in un mondo diviso. La divisione viene dai cambiamenti di mentalità e cultura in alcune parti del mondo che stanno trasformando l’antropologia di molti fedeli ma non di altri. La divisione viene anche dalla frammentazione politico-economica in atto.

In tale contesto la chiesa rimane l’unica realtà veramente globale che vuole il “bene globale” per tutti. La chiesa deve tenere uniti i suoi diversissimi figli, in un anelito di unità che è iscritto nel vangelo e che è superiore ad ogni altra considerazione. Non è facile ma necessario, per proteggere il “perché siano una cosa sola” della preghiera di Gesù.

La guerra

È stato il grande dramma di papa Francesco. Ha compiuto il tragitto dei suoi predecessori fino alla completa delegittimazione della guerra. È una linea del papato romano iniziata con Benedetto XV che si oppose all’«inutile strage» della prima guerra mondiale e fu criticato dai cattolici presi dal nazionalismo.

Tutti i pontefici successivi hanno proseguito in quella direzione fino a Francesco: la guerra rappresenta la maledizione del male e non uno strumento per fare giustizia. Il conclave dovrà affrontare le innumerevoli guerre attuali per dare una risposta di “vera pace” intesa come bene supremo.

Ecumenismo

Il rapporto con gli altri cristiani soffre di un momento difficile: gli ortodossi sono divisi a causa della guerra in Ucraina ma già prima i rapporti tra Mosca e Costantinopoli erano difficili.

Anche con il mondo protestante la sfida è con i neoevangelicali e pentecostali, malgrado i tentativi di papa Francesco di iniziare un dialogo. È necessario un nuovo impulso ecumenico che il nuovo papa dovrà immaginare.

Il dialogo tra le religioni

Fin da san Giovanni Paolo II è stato sempre più chiaro che la vera difesa dei cristiani (dove soffrono e sono minoritari) viene da un buon rapporto con i musulmani, gli ebrei e le altre regioni. Non tutti i cardinali la pensano allo stesso modo anche se la maggioranza è ormai contraria al clash tra civiltà e religioni.

Una particolare ferita viene dalla situazione di Gaza e dalle cattive reazioni del governo israeliano verso il quale solo i cardinali americani e qualche europeo mantengono un atteggiamento comprensivo. Come rinnovare una relazione cambiata con il Concilio?

Gli scandali

Sia Benedetto XVI che Francesco sono stati severi con i prelati che hanno compiuto abusi sessuali e con i vescovi che li hanno coperti, ma il popolo cristiano rimane incerto. Alcuni considerano le misure ancora troppo timide; altri un piano inclinato senza fine che non produce alcun risultato. Bisogna ricostruire la fiducia.

Ciò vale anche per altri tipi di malversazioni, come gli scandali finanziari. Il conclave dovrà cercare una risposta equilibrata.

Morale cattolica e tradizione

È stata la battaglia di due pontificati, ma ora è meno sentita dal popolo cattolico. Papa Francesco ha superato la polemica suoi valori non negoziabili, indicando altri orizzonti come povertà, giustizia, clima.

I cardinali conservatori cercheranno di battere su questo tasto ma il loro tentativo sarà di retroguardia: il conclave è l’espressione di un mondo ormai più vasto, che ha oltrepassato i vecchi quesiti sulla passata tradizione.

Giustizia sociale e poveri

Una chiesa troppo vicina a ricchi e potenti non è più immaginabile: Francesco lascia un segno indelebile. Nemmeno il richiamo alla “tradizione” sarà utilizzabile per favorire una chiesa che cerchi la solennità di una volta.

Francesco ci lascia in eredità una chiesa dei poveri (non di assistenza ai poveri) in cui migranti, anziani, senza dimora, carcerati, disabili ecc. non potranno essere confinati alla filantropia o all’assistenza di istituzioni specializzate. Tentare un tale arretramento significherebbe provocare reazioni un po’ ovunque, anche dentro il conclave.

Un nuovo modello sociale

Con le sue encicliche Francesco ha delineato un modello sociale molto lontano dal liberismo e soprattutto dal turboliberismo della globalizzazione. Il conclave dovrà decidere se proseguire su tale strada, pur con tonalità diverse. Alcuni hanno accusato il papa di essere populista ma in realtà la sua idea era aprire la chiesa contrapponendosi alle ingiustizie della predazione economica.

Se non si considerano i 17 italiani, la maggioranza dei cardinali viene ormai dai paesi del sud del mondo (68 contro 36 europei e 14 nordamericani): sono prelati che conoscono bene l’impatto devastante della globalizzazione e della mentalità competitiva che la sottende, soprattutto sui giovani. Non saranno teneri con un sistema ormai in crisi, che “scarta”.

Democrazia e autoritarismo

Il conclave rimarrà sulle posizioni della chiesa di Roma di sempre: dialogare con tutti senza separare tra buoni e cattivi. Seppure la preferenza vada per i sistemi democratici, il colloquio con tutti i regimi – si pensi alla Cina - proseguirà.

La questione femminile

Papa Francesco ha fatto nomine importati di donne e non si potrà che continuare. Di fronte a chi sostiene che occorra andare oltre, è probabile che il conclave sia per una posizione prudente sul tema: seppure l’esigenza esista e sia fortemente sentita (almeno in Occidente), non è altrettanto sentita in Africa e Asia.

Ma soprattutto pesa l’esperienza delle altre chiese: quella anglicana si è frantumata e scissa sul sacerdozio femminile e altre innovazioni. Anche altre chiese protestanti non hanno saputo mantenere l’unità e si sono scardinate. Sono tutte contro-testimonianze per la chiesa cattolica.

Cambiamenti climatici

In un mondo politico che tradisce gli impegni presi nelle Cop, la chiesa cattolica resterà la sola realtà globale a non dimenticare le ingiustizie e le catastrofi provenienti dall’egoismo umano e dall’ossessione della crescita a qualunque prezzo. La chiesa cattolica rimarrà amica della natura e del creato.

IA e nuove tecnologie

Molto sta cambiando a tal riguardo e serve un’etica cattolica che parli a tali evoluzioni considerate pericolose da alcuni. Su spinta di papa Bergoglio, monsignor Vincenzo Paglia ha già elaborato una risposta cattolica che è in fase di recezione nel corpo della chiesa.

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