Il presidente Joe Biden all’inizio del suo mandato voleva occuparsi molto di Asia, un po’ di Europa e poco o niente di Medio oriente.

Lo poteva pensare grazie alla ritrovata autosufficienza energetica americana con le oil sands, le sabbie bituminose.

L’aggressione russa in Ucraina e la «sfida sistemica» cinese, per usare le sue parole all’ultimo vertice Nato di Madrid, hanno rimescolato le carte della sua politica estera costringendolo a un cambio di strategia in corsa.

Copyright 2022 The Associated Press. All rights reserved

Le vicende geopolitiche lo stanno portando ad occuparsi molto di Europa, di Asia e di Medio oriente allo stesso tempo, un incubo per il Pentagono che ha sempre cercato di evitare la contemporaneità di tre fronti di potenziali conflitti.

Il viaggio

Così Biden darà il via il 13 luglio a un viaggio di quattro giorni che prevede tappe in Israele, Cisgiordania e Arabia Saudita. Comunque sia Biden arriva in un momento confuso per la leadership israeliana.

L'ex primo ministro Naftali Bennett e Yair Lapid il mese scorso hanno sciolto la Camera quando la loro coalizione politicamente fragile è venuta meno. Lapid, l'ex responsabile degli Esteri, è ora il premier ad interim.

«Siamo all’inizio di una settimana storica. Mercoledì atterrerà qui il presidente Joe Biden, uno degli amici più stretti che Israele abbia mai avuto nella politica Usa», ha affermato il premier Yair Lapid. Poi per il presidente americano sarà la volta della Cisgiordania e successivamente dell’Arabia Saudita.

I prezzi da pagare

Come candidato alla Casa Bianca, Biden aveva promesso che i sauditi avrebbero «pagato il prezzo» per le loro violazioni sui diritti umani. Ma come ricorda l’agenzia AP il duro avvertimento di Biden ai sauditi arrivava in un momento in cui il petrolio veniva scambiato a 41 dollari al barile; ora, i prezzi sono più vicini a 105 dollari. Inoltre oggi bisogna fronteggiare gli effetti per le sanzioni europee in arrivo a dicembre al petrolio russo.

I due momenti clou del tour in Medio Oriente di Biden arriveranno quando incontrerà il leader dell'opposizione israeliana ed ex premier Benjamin Netanyahu e quando vedrà il principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman.

I valori fondamentali

Il presidente Usa, Joe Biden, ha spiegato direttamente che l'imminente viaggio in Arabia Saudita e in Israele ha l'obiettivo di rafforzare una «partnership strategica» con l'Arabia Saudita che «rispetti i valori fondamentali americani».

PRODUCTION - 07 July 2022, US, Washington: "Jamal Khashoggi Way" is written on a street sign outside Saudi Arabia's embassy in Washington. Khashoggi was murdered in the Saudi consulate in Istanbul in the fall of 2018, and U.S. intelligence agencies are convinced that Crown Prince Bin Salman was behind the killing. (to dpa "Biden's Middle East trip: Peace mission or betrayal of human rights?") Photo by: Can Merey/picture-alliance/dpa/AP Images

In un intervento pubblicato dal Washington Post, le stesse pagine in cui il giornalista dissidente Khashoggi scrisse gran parte delle sue critiche al governo saudita prima della sua drammatica uccisione avvenuta a Istanbul, l'inquilino della Casa Bianca afferma: «Come presidente, è mio compito mantenere il nostro Paese forte e sicuro. Dobbiamo contrastare l'aggressione della Russia, metterci nella migliore posizione possibile per superare la Cina e lavorare per una maggiore stabilità in una importante regione del mondo». Insomma prima viene la ragion di stato, poi i diritti umani.

Russia, Cina e stabilità

«Per fare questo, dobbiamo impegnarci con i Paesi che possono avere un impatto su questi obiettivi. L'Arabia Saudita è uno di questi Paesi e quando venerdì incontrerò i leader sauditi il mio obiettivo sarà quello di rafforzare una partnership strategica che si basi su interessi e responsabilità reciproci, pur restando fedele ai valori fondamentali americani». Un gioco di equilibrio apparentemente non molto semplice.

Biden poi aggiunge nel suo intervento: «So che molti non sono d'accordo con la mia decisione di andare in Arabia Saudita.

Le mie opinioni sui diritti umani sono chiare e di lunga data e le libertà fondamentali sono sempre sul tavolo quando viaggio all'estero e lo saranno anche durante questo viaggio, proprio come lo saranno in Israele e in Cisgiordania». Ma è proprio su questo tema che sono in molti a dissentire.

«In Arabia Saudita», prosegue Biden, «abbiamo invertito la politica degli assegni in bianco che avevamo ereditato. Ho desecretato il rapporto dell'intelligence sull'omicidio di Jamal Khashoggi, ho emesso nuove sanzioni e ho emesso 76 divieti di visto.

La mia amministrazione ha chiarito che gli Stati Uniti non tollereranno minacce extraterritoriali contro dissidenti da parte di qualsiasi governo. Abbiamo anche sostenuto i cittadini americani che erano stati detenuti ingiustamente in Arabia Saudita molto prima del mio insediamento. Da allora sono stati rilasciati e continuerò a fare pressioni affinché le restrizioni sui loro viaggi vengano revocate».

Appare evidente che per Joe Biden l'Arabia Saudita è un partner importante e non più uno stato da isolare nell’agone internazionale nell'affrontare le sfide che aspettano gli Stati Uniti, Russia e Cina in testa.

La vicenda dell’Iran

«Sull'Iran abbiamo trovato l'unità con i nostri alleati per invertire il nostro isolamento; ora è l'Iran ad essere isolato finché non torna all'accordo sul nucleare abbandonato dal mio predecessore senza alcun piano per ciò che potrebbe sostituirlo», ha spiegato il presidente.

«Il mese scorso», prosegue l'inquilino della Casa Bianca, «più di 30 Paesi si sono uniti a noi per condannare la mancanza di cooperazione dell'Iran con l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (l’agenzia delle Nazioni Unite con sede a Vienna, ndr) sulle sue passate attività nucleari. La mia amministrazione continuerà a fare pressioni diplomatiche ed economiche fino a quando l'Iran non tornerà all'accordo del 2015, come sono disposto a fare». Ma per ora Teheran non sembra pronta all’accordo perché aspetta il disco verde da Mosca.

© Riproduzione riservata