Joe Biden non pensava di aver grossi pensieri dalle primarie democratiche del 2024, dato che normalmente i presidenti uscenti pensano a questa competizione come una formalità. Se non fosse che quest’anno la presenza di Robert Kennedy Jr., figlio del senatore Bobby Kennedy, avvocato ambientale e uno dei guru del movimento No-vax, che continua a godere di una sua forza nei sondaggi.

Quel 15-20 per cento che gli viene attribuito (secondo i dati dell’aggregatore RealClearPolitics), con il presidente in carica intorno al 62 per cento, appare inspiegabile. Una stagnazione nel consenso interno, che pure non dovrebbe interferire con il risultato finale, che si spiega in molti modi.

In primis c’è da considerare la figura di Joe Biden: il presidente in carica è percepito in modo negativo dalla maggioranza dell’elettorato generale. Secondo un sondaggio di YouGov, si tratta del 52 per cento dei votanti contro un 45 per cento di favorevoli. Numeri simili anche per il probabile sfidante repubblicano Donald Trump: 53 per cento di opinioni negative contro un 43 per cento di positive.

Numeri che riflettono la stanchezza degli americani per il probabile rematch delle presidenziali del 2020. Emerge così un inaspettato favore per Robert Kennedy Jr., con un sorprendente 49 per cento di intervistati che lo giudica positivamente. Quasi a dire: qualsiasi cosa tranne quei due. Ed è la posizione che ha assunto quello che, finora, è il più visibile sostenitore di Kennedy Jr., ovvero Jack Dorsey, fondatore di Twitter. Il motivo?

Il figlio di Bobby Kennedy è un’entusiasta dei bitcoin, la principale criptovaluta, ed è “anti guerra”, qualunque cosa voglia dire. Se lo si ascolta bene, però, la sua posizione è quella filorussa classica di opposizione all’«espansionismo Nato». Qualcosa molto al di fuori del perimetro dell’attuale partito democratico.

Sostegno trumpiano

Non stupisce, quindi, che la maggior parte dei suoi consensi arrivi dal mondo repubblicano ultra Maga di sostenitori scalmanati dell’ex presidente Trump. Un altro sondaggio fatto da Quinnipiac mostra come solo il 18 per cento di chi vota per il principale partito d’opposizione vede negativamente le posizioni di Kennedy Jr., forse anche per merito della difesa che Tucker Carlson, ex volto noto di Fox News, ha fatto di lui e delle sue posizioni riguardo ai vaccini anti Covid.

Tra i dem l’unico supporto arriva da chi non si definisce progressista, ovvero da quei residui elettori moderati o addirittura conservatori che, nonostante la polarizzazione abbia separato in modo netto i due principali partiti statunitensi, votano anche per Joe Biden. Almeno alle primarie. Il 35 per cento di loro voterebbe per Kennedy, ma si tratta di un elettorato ormai marginale. Perché, nonostante la preoccupazione della Casa Bianca, alla fine Biden è amato dai democratici. Il consenso per la sua azione di governo è intorno all’84 per cento.

Il calendario

Quindi dov’è il problema? Nel cambio di calendario per la stagione delle primarie. Contrariamente al 2020, stavolta i dem cominceranno a votare in South Carolina, anziché in Iowa e in New Hampshire. Cosa succederebbe se questi due stati decidessero di anticipare comunque le primarie, seguendo la tradizione degli ultimi 50 anni? Biden, che non potrebbe evidentemente accettare una forzatura rispetto alle regole decise dal partito, ritirerebbe la propria candidatura. E cosa accadrebbe qualora fosse proprio Kennedy Jr. a vincere in questi territori? Formalmente nulla, perché il comitato nazionale democratico non assegnerebbe delegati.

Sarebbe comunque un colpo per l’immagine dell’anziano presidente al quale potrebbe essere chiesto, con insistenza, di avere un dibattito con il suo avversario interno. Opzione che la Casa Bianca vorrebbe evitare a tutti i costi, non foss’altro che per non creare un collegamento tra il partito e le posizioni complottiste di Kennedy Jr. che non riguardano solo i vaccini, ma anche la rete di comunicazione 5G, l’inquinamento, la guerra in Ucraina e persino gli omicidi del presidente John Fitzgerald Kennedy e di suo padre, il senatore Bobby Kennedy.

Una demolizione totale della narrazione, attentamente costruita negli anni trumpiani, di «partito della sanità mentale». Appare comunque improbabile che Kennedy Jr. possa arrivare alla conquista della nomination. Certo è che creerà più di qualche problema.

© Riproduzione riservata