Donald Trump ce l’ha fatta. Il presidente degli Stati Uniti è riuscito a unire democratici e repubblicani che, insieme a tante celebrità, hanno condannato il suo intervento sui social riguardo alla morte di Rob Reiner. «Era tormentato e in difficoltà, ma un tempo molto talentuoso. È morto insieme alla moglie Michele, secondo quanto riferito a causa della rabbia che ha provocato negli altri con la sua grave, irriducibile e incurabile malattia mentale nota come sindrome da impazzimento per Trump», ha scritto condendo la notizia con una fake news.

Secondo quanto emerso, infatti, l’attore e regista di classici come Stand by me e Harry, ti presento Sally e la compagna sarebbero stati accoltellati da Nick, uno dei figli, che ora si trova in custodia cautelare. E mentre il presidente Usa si scopre anche medico, in tanti si chiedono che fine abbia fatto il Trump che a settembre 2025, giusto tre mesi fa, condannava chi aveva gioito per la morte dell’attivista conservatore Charlie Kirk.

Contro il tycoon

Intanto riemergono le dichiarazioni che il 78enne Reiner aveva fatto contro l’ascesa del tycoon. Frasi che sarebbero la causa della diagnosi della fantasiosa sindrome citata nel post dell’inquilino della Casa Bianca. «È mentalmente inadatto a ricoprire una carica del genere», aveva detto il cineasta a Variety nel 2017. «Non solo non capisce come funziona il governo, ma non ha alcun interesse a cercare di scoprirlo», spiegava. «Trump sta dicendo che eserciterà il potere in modo autoritario», rincarava la dose su Msnbc in vista delle presidenziali del 2024. Poi l’affondo: «Vogliamo continuare con la democrazia o vogliamo scivolare nel fascismo?».

Secondo le parole del regista sul Guardian, l’obiettivo di Trump sarebbe quello di «distruggere la Costituzione, attaccare i suoi nemici politici e trasformare l'America in un'autocrazia». Con il rischio che il crollo della democrazia Usa porti al crollo della democrazia in tutto il mondo. A settembre 2025 l’ultima volta in cui Reiner si sarebbe macchiato del delitto di lesa maestà nei confronti di Trump: «La situazione in questo paese è davvero molto, molto spaventosa, e dovremo trovare il modo di uscirne prima che sia troppo tardi. Ma dobbiamo continuare a far sentire la nostra voce. Tutti devono continuare a far sentire la propria voce», incitava il pubblico in un evento sold-out organizzato dalla radio Wbez Chicago.

Un vero attivista

Certo, ridurre l’impegno politico di Reiner a una mera lista di attacchi a Trump, come il suo egoriferito post lascia intendere, sarebbe limitante. Nel 1998, per esempio, il regista lanciò Proposition 10, un'iniziativa referendaria in California che prevedeva l'imposizione di tasse sulle sigarette per finanziare lo sviluppo di progetti per la prima infanzia: «Si è impegnato per costruire un sostegno bipartisan sul tema, ispirando proposte simili anche in altri Stati», spiega l’Usc center for health journalism .

Il successo di Proposition 10 ha creato speculazioni su una sua eventuale corsa per la poltrona di governatore della California negli anni successivi. Idea che Reiner ha abbandonato per trascorrere più tempo con la famiglia, diventando comunque una voce autorevole nelle campagne elettorali a venire: nel 2004 ha sostenuto attivamente Howard Dean, quattro anni dopo e nel 2016 Hillary Clinton, per poi contribuire alla nascita della Committee to investigate Russia, che ha esaminato la potenziale interferenza russa nella prima tornata elettorale vinta da Trump. Nel 2024 il regista si è quindi unito al coro di chi chiedeva al presidente Joe Biden di dimettersi dal ruolo di candidato democratico alla presidenza per avere maggiori chance di vittoria sul tycoon.

Parlando delle altre battaglie abbracciate da Reiner e dalla moglie Michele, non si può dimenticare la difesa dei diritti della comunità Lgbtq+. Nel 2008 ha contestato l'approvazione da parte degli elettori del referendum che vietava il matrimonio tra persone dello stesso sesso in California. Creò addirittura una fondazione, l'American foundation for equal rights, per finanziare e contrastare l’iniziativa. Secondo l’Hollywood reporter avrebbe speso di tasca propria milioni di dollari per sostenere la causa fino a quando, nel 2015, il same-sex marriage è diventato legale in tutto il paese.

Su X, anche l’ex presidente Usa Barack Obama ha voluto ricordare la coppia: «Dietro tutte le storie che ha prodotto c’era una profonda fiducia nella bontà delle persone e un impegno costante nel mettere in pratica tale convinzione. Rob Reiner e la moglie Michele verranno ricordati per i valori che hanno difeso e per le innumerevoli persone che hanno ispirato», ha scritto Obama.

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