«Sto aspettando che la polvere si depositi. Voglio vedere tutti i video che sono stati registrati all’interno della Corte suprema, del Congresso e del palazzo presidenziale di Planalto», ha detto il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva a quasi una settimana di distanza dall’assalto dei bolsonaristi alle istituzioni democratiche.

Secondo Lula alcuni sostenitori dell’ex presidente Bolsonaro, che attualmente si trova in Florida, hanno facilitato l’ingresso degli assalitori all’interno del palazzo presidenziale. Ora ha promesso che controllerà a tappeto tutti i dipendenti e di sostituire chi ha complottato in quello che è stato definito un colpo di stato contro il suo mandato. «Molte persone sono state complici di tutto questo... molte persone nella polizia militare sono state complici», ha aggiunto il presidente brasiliano.

Fino ad oggi sono state arrestate circa 1800 persone dopo l’assalto a Brasilia, di queste 1.159 rimangono in custodia cautelare dopo gli interrogatori in attesa delle indagini.

«Sono convinto che la porta del palazzo di Planalto sia stata aperta per permettere a queste persone di entrare, perché non ho visto che la porta d’ingresso era stata sfondata. E questo significa che qualcuno ha facilitato il loro ingresso qui», ha detto Lula. «Nessuno che sia sospettato di essere un bolsonarista può rimanere a palazzo. Come posso avere alla porta del mio ufficio qualcuno che potrebbe spararmi?» ha aggiunto facendo riferimento alle ultime notizie che circolano sui media brasiliani secondo cui alcuni ufficiali militari avrebbero promesso di assassinarlo.

Le misure della magistratura

Intanto, la Corte suprema ha ordinato l’arresto dell’ex ministro della Giustizia del governo Bolsonaro, Anderson Torres, responsabile della sicurezza di Brasília al momento della rivolta, ma che si trovava anche lui in Florida. Durante le perquisizioni eseguite dalle forze dell’ordine nella sua abitazione è stata trovata la bozza di un decreto del governo Bolsonaro che prevedeva il commissariamento della Suprema corte elettorale e rovesciare il risultato del voto di fine ottobre che ha visto Lula vincere al ballottaggio.

Intanto, l’Avvocatura generale ha chiesto il sequestro di 1,3 milioni di euro nei confronti di 59 persone e aziende sospettate di aver finanziato l’assalto dell’8 gennaio. «Denaro che servirà a riparare i danni causati agli edifici pubblici invasi e distrutti», dicono le autorità brasiliane.

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