Cara Bbc, resisti! Abbiamo bisogno di un’informazione libera

Con i metodi subdoli delle “democrature” Donald Trump sta cercando di costruire un sistema dell’informazione che lo assecondi. In meno di un anno ha spinto il Congresso a tagliare i fondi a emittenti pubbliche, patrocinato la vendita di TIkTok a suoi amici, costretto lo stato dell’Ontario a ritirare una pubblicità che gli era sfavorevole, fatto licenziare funzionari colpevoli di aver diffuso notizie che lo smentivano. Soprattutto, ha messo in guardia giornali e grandi network con richieste di risarcimenti per cifre tali da azzoppare i minacciati. Da ultimo se l’è presa con un prestigioso network europeo, la Bbc. Al suo atto d’accusa («È 100 per cento fake news») si sono accodate varie destre europee, com’era prevedibile. Meno prevedibile la timidezza con la quale la Bbc è stata difesa dal governo britannico e in genere da molte non-destre europee, alcune anzi disponibili a fare propria l’accusa di «faziosità» mossa da Trump e rilanciata con entusiasmo dal governo israeliano (la Bbc «alimenta antisemitismo ed estremismo»). Parte della proteiforme area moderata ha colto l’occasione per rivalersi sui liberal che ne avevano denudato la condiscendenza verso Benjamin Netanyahu. Il peso che hanno le parole nelle scelte di Bbc e Rai Bbc vs Rai Ora, cerchiamo di non perdere il senso delle proporzioni. La Bbc ha commesso errori (comunque meno gravi di quel che si vuole far credere) ma come confermano ricerche accademiche resta sempre un asset formidabile di politica estera, un intelligente strumento di soft power e un propalatore dei valori che fondano lo stato di diritto liberale: qualcuno può dire altrettanto della Rai? Nel 2023 l’emittente britannica era in testa alla classifica dei network ritenuti più attendibili dagli americani (il che spiega il rancore di Trump): la Rai in quella lista neppure è citata. Pur disponendo di straordinari professionisti, all’estero l’emittente italiana non ha alcun peso né cerca di averne, ai partiti non interessa; così non dispone di un canale in lingua inglese come le tv di stato francese e tedesca. Parte della sua nomenklatura si preoccupa soprattutto di accontentare i politici di riferimento e teme il pensiero critico come foriero di guai. Da qui il timore della verità incontrollata che motiva, ad esempio, le renitenze a mandare in onda No other land, il documentario israelo-palestinese sull’apartheid nel West Bank vincitore di un Oscar. O le intimidazioni rivolte agli inviati, da ultimo la brava Lucia Goracci, che scantonano dal canone di una finta "neutralità”, il “dice questo, replica quell’altro” che aiuta a non capirci niente. Il bisogno di un’informazione libera per contrastare la spettacolarizzazione mediatica di violenze e femminicidi Il caso olandese Beninteso la Rai rispecchia, nei vizi e nelle virtù, molto giornalismo italiano, che poi non è diverso da molto giornalismo europeo. Ma detto questo dovremmo porci una domanda: è nell’interesse nazionale affrontare un mondo in tumulto con un’informazione che stenta a costruire consapevolezza e di rado manda feedback apprezzabili al potere politico? Mentre Trump prendeva di petto la Bbc un’altra vicenda suggeriva quanto siano radicati gli stereotipi che annebbiano le redazioni. Un anno fa i giornali europei, italiani in particolare, si sdegnava per la “caccia all’ebreo” occorsa ad Amsterdam, dove torme inferocite, composte soprattutto da emigrati musulmani, avevano malmenato i tifosi del Maccabi, squadra israeliana. Giorgia Meloni mandò un messaggio sbigottito al suo omologo olandese. Con rare eccezioni tra le quali il direttore di questo giornale, l’opinionismo italiano si esentò dal conoscere i fatti e li attribuì per intero al dilagare di un antisemitismo omicida. Ernesto Galli della Loggia s’incaricò di dare forma di pensiero a quel che tanti volevano ascoltare: «Esiste una difficoltà estrema per la cultura e la religione islamica ad integrarsi in società democratiche di tradizione e cultura giudaico-cristiana come sono le nostre». Di recente un rapporto dei servizi di sicurezza olandesi ha rivelato che in realtà gli scontri furono innescati dalle violenze «gravi» e preordinate commesse da 5-600 ferocissimi tifosi del Maccabi, almeno un terzo dei quali «collegati all’Idf», le Forze armate d’Israele. Religioni e civiltà avevano ben poco a che vedere con un confliggere di masnade dall’antropologia in fondo simile. A giudicare dai sempre più frequenti massacri di civili ucraini e dal fiasco del “Piano Trump”, destinato a produrre soltanto una precaria partizione di Gaza, mai come adesso avremmo bisogno di un’informazione libera da pregiudizi, timori, convenienze. Invece la tendenza illiberale anche in Europa spinge per un giornalismo di corte, propalatore a comando di simulacri e di imposture. Nel nome del buon giornalismo e di coloro ai quali la libertà è cara, Bbc resisti! Giornalisti sotto attacco, più di una minaccia al giorno: i dati di Ossigeno per l'informazione