La presidente del consiglio ha voluto rassicurare: «Non è un mostro». Eppure, a cercare di raccontarlo per quel che dice, non sfigurerebbe nella parte del “Lato oscuro della Forza” (Guerre Stellari). Nei dibattiti pubblici, per dar conto delle idee che girano in testa a Elon Musk, ogni tanto spunta una sua adesione alle idee del cosmismo, corrente di pensiero russa nata tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, con propaggini che vanno ancora più indietro nel tempo e suggestioni che arrivano, appunto, ai giorni nostri.

L’associazione di Musk al cosmismo deriverebbe dal brodo di cultura che può aver assorbito nella Silicon Valley della seconda metà degli anni ’90 (New Age, transumanesimo). Oppure dalle sue trasferte moscovite di inizio anni Duemila, quando ha chiesto al governo russo, senza successo, di poter utilizzare razzi di epoca sovietica.

Oppure dai suoi costanti riferimenti alla Scala di Kardašëv – la classificazione delle civiltà in base all’energia di cui dispongono: tipo I, tutta l’energia del pianeta d’origine; tipo II, tutta l’energia della stella che governa il proprio sistema di pianeti; tipo III, tutta l’energia della propria galassia. Attualmente saremmo al livello zero e Musk, in un tweet del dicembre scorso, ha lamentato il fatto che lui sta tentando di raggiungere un misero 1 per cento della civiltà Tipo I.

I pensatori russi

Più concretamente, l’accostamento tra Elon Musk e il cosmismo deriva soprattutto dalla convergenza tra gli obiettivi di alcune sue aziende (Space X, Neuralink e OpenAI) e le tesi di pensatori russi come Nikolaj Fëderov, Vladimir Solov’ëv, Pavel Florenskij, Vladimir Vernadskij, Konstantin Ciolkovskij, Aleksandr Čiževskij. Cioè viaggiare nello spazio e arrivare alla vita eterna.

A rendere questo matrimonio più esplicito, sono state poi le dichiarazioni dello stesso Musk, che spesso ha citato Ciolkovskij – padre dell’aeronautica russa, ingegnere capace di immaginare e studiare la possibilità di costruire razzi spaziali già nel 1903 - asserendo che «la Terra è la culla dell’umanità, ma non si può vivere nella culla per sempre». Prima tappa: Marte, quel pianeta rosso che fa da sfondo al romanzo fantascientifico La stella rossa (Bogdanov-Malinovskij), testo di culto in certi ambienti californiani (la trama anticipa di più di settant’anni la serie americana Visitors).

Per chiarire il contesto – un contesto che probabilmente sfugge allo stesso Musk – Bogdanov Malinovskij contese a Lenin la leadership del bolscevismo fino al 1908. È il tizio che gioca a scacchi con lui nella celebre foto che i due si fecero a Capri, sulla terrazza di Villa Blaesus (residenza dello scrittore Gor’kij). Pare che il padre della rivoluzione non digerì mai la sconfitta pubblica di quel giorno. Bogdanov, che aveva già tradotto Il Capitale in russo, fu prima il destinatario di un celebre saggio polemico, Materialismo ed empiriocriticismo, e poi messo in minoranza. Medico, scienziato, saggista, scrittore, si ritrasse progressivamente dalla politica di professione per diventare un pioniere delle trasfusioni di sangue. Sperimentando su sé stesso e non conoscendo l’esistenza degli antigeni che determinano i gruppi sanguigni, nel 1928 ci rimise la pelle.

Mummie e trasfusioni

In linea con il cosmismo, la sua ricerca era volta soprattutto a fermare il tempo, a contrastare la vecchiaia con trasfusioni di sangue giovane. Negli anni ’20, questa credenza divenne così diffusa nel gruppo dirigente del Cremlino, che ebbe sicuramente un peso nella decisione di mummificare Lenin. Maria, sorella del leader bolscevico, e Leonid Krasin, postulatore della sua mummificazione, erano profondamente influenzati da Bogdanov. Preservare il più possibile il corpo di Lenin significava darsi una possibilità di riportarlo in vita allorché ci fosse stata la possibilità tecnica. Non a caso, anche il cervello di Bogdanov è finito in formalina.

Ma perché viaggi nello spazio e ricerca dell’immortalità sarebbero correlati? Musk, nonostante la strana coincidenza tra le sue occupazioni e le visioni di Nikolaj Fëderov, che postulò i due traguardi nell’opera Filosofia dell’opera comune, non sembra voler necessariamente correlare i chip cerebrali o l’intelligenza artificiale con le imprese di Space X. Nel caso dei cosmisti russi, la correlazione è stata invece chiaramente esplicitata: perché l’immortalità presuppone la coesistenza di più generazioni e addirittura potrebbe condurre alla resurrezione di quelle passate, dunque all’impossibilità, per il pianeta Terra, di reggere l’impatto e il consumo di risorse che ne deriverebbero. La completa subordinazione degli organi alle persone significherebbe, però, l’approdo a un “governo della coscienza”.

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Il cristianesimo

E qui c’è la grande divaricazione tra Musk e i suoi pretesi maestri. Il cosmismo ha anche profonde radici cristiane. La resurrezione dei corpi è fisica perché corpo e spirito non sono scissi. La vita eterna rinasce nel corpo esattamente come mostrato dal Signorelli negli splendidi affreschi del Duomo di Orvieto (la Resurrezione della carne a destra dell’ingresso della cappella San Brizio). C’è poi, nel cosmismo, un universalismo e un senso della fine della storia che sono completamente assenti in Musk. L’ardire tecnico è il risultato di un’umanità che è finalmente approdata a un obiettivo transnazionale. Niente di più lontano dalle voglie di deportazione di Trump o dai proclami dell’AFD (il partito tedesco di estrema destra che secondo Musk salverebbe la Germania). Di più: nel caso del cosmismo sovietico, alla storia come risultato di forze che l’uomo evoca ma non sa governare, farebbe posto una società senza classi e un mondo nel quale l’uomo è finalmente il soggetto consapevole del suo destino. Esattamente il contrario di un Musk che postula la conquista di Marte allo scopo di preservare il genere umano dai possibili disastri che potrebbe compiere, suo malgrado, quaggiù: dai cambiamenti climatici all’olocausto nucleare.

Lo strappo di Musk

In sintesi, Musk pretende un cosmismo senza cosmismo, una “conquista” dello spazio invece che una “patrificazione” dell’universo (termine usato da Fëderov per indicare l’umanizzazione del cosmo), un’umanità divisa in nazioni o in civiltà invece che un “corpo complessivo” dove la pretesa d’individualità quasi si dissolve, una distanza dal prossimo invece che un sentimento di compartecipazione al genere umano che arriva addirittura a sconfiggere la morte, una cultura egoriferita da cowboy invece che un misticismo ricollegabile addirittura a figure centrali del cristianesimo e dell’ortodossia come Gregorio di Nissa e Gregorio Palamas.

Il cosmismo ha influito profondamente sull’opera di geni come Michail Bulgakov (Il maestro e Margherita) e Kazimir Malevič (teorico del superamento del futurismo nel suprematismo: un’arte cosmica che supera l’oggetto). Il filosofo Vladimir Solov’ëv discusse con Dostoevskij l’impianto narrativo e l’idea de I Fratelli Karamazov. Ad oggi, non è possibile ridurre il cosmismo a una filosofia, a una teologia, a una qualunque teoria organica. È, come il romanticismo, una sensibilità, qualcosa che abbraccerà il genere umano ancora per molti secoli. La sua declinazione fattuale non può che essere collettiva e dipende dalle generazioni che verranno. Con Musk non è andata benissimo.

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