Vita e oscenità di Fuentes, l’uomo che contende l’eredità politica di Charlie Kirk

L’assassinio di Charlie Kirk, quasi due mesi fa, ha riempito il mondo di orrore per il brutale rigurgito della violenza politica negli Stati Uniti. Allo stesso tempo, ha aperto una battaglia molto più prosaica per la successione all’interno della galassia degli streamer e influencer della destra MAGA. Chi avrebbe messo le mani sull’eredità di Kirk? Chi avrebbe preso le fette più importanti del suo pubblico? Quale voce sarebbe emersa più forte dopo la fine della voce di Turning Point Usa? I pretendenti sono molti: ci sono trumpiani di inclinazione intellettuale come Ben Shapiro, Matt Walsh, Lex Fridman e Christopher Rufo, voci ultra-MAGA come Jack Posobiec, Megyn Kelly, Benny Johnson, Chaya Raichik (Libs of TikTok), Anna Khachiyan e Dasha Nekrasova (Red Scare), c’è il gigantesco e multiforme fenomeno Joe Rogan, c’è il genere comico tendenza MAGA capitanato da Theo Von, ci sono i grandi aggregatori di complotti in rapido spostamento verso l’estremismo, come Tucker Carlson e Candace Owens, e altri che da quelle estremità non si sono mai mossi, vedi Alex Jones e Laura Loomer. E poi c’è Nick Fuentes. Il culto della violenza: Trump sta devastando la nostra democrazia Il 27enne Fuentes è il più impresentabile della pattuglia di parolieri e imbonitori, bannato per anni dalle piattaforme social e marginalizzato anche dai trumpiani. È un trafficante di contenuti apertamente antisemiti e razzisti, un negazionista dell’Olocausto che critica Trump da destra, uno che dice costantemente la parola con la enne ed elogia le cose buone fatte da Hitler, un eccitatore di bande di shitposter che sommergono di spam i loro avversari, l’erede in cravatta di un’oscura e antica tradizione che in un’epoca digitale precedente a questa ha assunto come simbolo Pepe the Frog. Fuentes è contrario ai matrimoni interraziali, ha partecipato alla tragica manifestazione di Charlottesville in cui si cantava «gli ebrei non ci sostituiranno», ha attaccato in modo ossessivo commentatori ebrei di destra come Mark Levin e Josh Hammer, dicendo cose di questo tenore: «Siete lo schifo. Siete traditori. Siete feccia. Questa non è casa vostra. Non siete americani. Non siete a casa». I suoi seguaci sono noti come Groyper: non sono un vero gruppo, ma una nube di etnonazionalisti e suprematisti che si rifanno a lui e all’immaginario che ha costruito. È grazie a questo esercito di troll che Fuentes è rimasto vivo nel dibattito anche quando, nell’era pre-Musk e pre-conversione trumpiana di Zuckerberg, tutte le piattaforme lo avevano bannato. Quando nel 2022 ha incontrato Trump a cena a Mar-a-Lago, tramite i buoni uffici del compagno di deliri antisemiti e nazisteggianti Kanye West, il partito repubblicano è insorto, e il tycoon per una volta è stato costretto a fare marcia indietro. Sul social Truth ha scritto che non aveva idea di chi fosse, era stato tutto un equivoco. A fronte di tutto questo, l’uccisione di Kirk ha avuto lo strano effetto di portare Fuentes fuori dal cono d'ombra delle opinioni marginali per dargli un’inedita patina di credibilità. Dalla frangia estrema degli estremisti, si è ritrovato al centro del dibattito, sempre più spesso indicato – incredibilmente – come voce legittima quanto le altre. Com'è potuto succedere? «Non avete idea di cosa avete scatenato». Caso Kirk, il trumpismo soffia sul fuoco Breve lutto In effetti, la prima teoria del complotto circolata sull’omicidio di Kirk aveva a che fare con Fuentes. Prima ancora che l’assassino fosse catturato si è diffusa la voce che fosse stato un Groyper a sparare. Fuentes si è dissociato, ma l’idea di un assassino dell’estrema destra piaceva all’ecosistema sociale della sinistra, che ha fatto circolare l’ipotesi fino a che l’attentatore non è stato catturato, dimostrando di avere un profilo politico-culturale non compatibile con Fuentes. Il riflesso era però in qualche modo comprensibile, perché Kirk era un classico obiettivo polemico dei Groyper. Fuentes lo aveva attaccato in tutti i modi, aveva spinto i suoi seguaci a infiltrarsi nella rete di Turning Point Usa per sabotarla con domande sconvenienti sui finanziatori ebrei, a un certo punto lo stesso Fuentes ha tentato di andare a uno degli eventi di Kirk nelle università per dibattere con lui dal vivo, ma è stato accompagnato fuori dalla scorta armata. Dopo l’omicidio le parti si sono quasi invertite. Nel mondo dei commentatori di destra il momento di unità e cordoglio collettivo per Kirk è durato pochissimo. Già alla cerimonia funebre Tucker Carlson ha riproposto i soliti tropi antisemiti, facendo balenare l’ipotesi che ci fosse Israele dietro all’omicidio, e così è iniziata la deriva verso teorie sempre più estreme e infiammabili. Kirk e le parole di Meloni, non inseguiamo la destra sulla via della divisione Il duo Carlson-Owen ha trascinato il dibattito verso luoghi sinistri. Prima hanno amplificato l’idea che l’evento andasse letto come una vendetta per un presunto cambio di linea che il pro-israeliano Kirk stava meditando alla luce dell’indifendibile tragedia di Gaza, giravolta che avrebbe fatto imbufalire i suoi finanziatori filoisraeliani. Poi sono passati a dire che non è stato ucciso dal tetto di un edificio vicino ma da un attentatore uscito da una botola accanto al palco e hanno diffuso apertamente l’idea che sia stato il Mossad a liquidarlo. Owens, commentatrice che ha diffuso l’idea che Brigitte Macron sia in realtà un uomo, ora dice che l’amministrazione Trump è coinvolta nell’omicidio. Omicidio Kirk, il caos degli autocrati e la violenza del singolo Risurrezione mainstream In tutto questo spostarsi verso nuovi deliri, Fuentes ha visto l’opportunità di presentarsi – incredibile – come una voce relativamente ragionevole. Lui che vede complotti dell’élite ebraica ovunque, ha subito derubricato la pista israeliana come un’assurdità, e invece di accanirsi contro quello che era stato un suo avversario, si è mostrato pieno di rispetto e ammirazione: «Non credo fosse una persona cattiva», ha detto, «non mi piaceva la sua posizione politica, ma sono arrivato a rispettare il fatto che fosse un lavoratore incredibile, ed era gentile. Notavi che quando parlava con gente con cui non era d’accordo o che non gli piaceva, era capace di cambiare idea». Fuentes ha fatto anche uscite piuttosto indelicate su Erika Kirk, la vedova che ha preso il testimone di Charlie alla guida di Turning Point, facendo notare che dopo un brevissimo periodo di lutto ha rapidamente iniziato un’intensa attività di raccolta fondi, per non perdere il momento più remunerativo. Sono uscite certamente spiacevoli ma che in realtà hanno dato voce al disagio di chi ha sentito qualcosa di artefatto ed eccessivamente teatrale nelle celebrazioni della morte dell’attivista. Guerra al dissenso: perché le destre sfruttano l’omicidio di Kirk Il podcast di Fuentes, America First, è stato bannato da Spotify nel 2020 e qualche settimana fa è stato reintegrato. Soltanto per poi essere nuovamente bandito otto giorni più tardi. Sono bastati quegli otto giorni per riportarlo nella classifica dei prodotti di tendenza, segno che c’è una domanda vivace per i suoi contenuti. Altri streamer hanno iniziato a invitarlo nei loro programmi, legittimandolo e dandogli visibilità, cosa impensabile soltanto fino a un anno fa. Mentre i pretendenti più accreditati per raccogliere l’eredità di Kirk scivolano verso i buchi neri del complottismo, Fuentes, estremista fra gli estremisti, vive la sua stagione mainstream.