Cambiare il mondo con la musica è un sogno adolescenziale che in molti hanno avuto. Riuscire a diventare, grazie alle proprie canzoni, la più grande minaccia per il contestato presidente del proprio paese è però un obiettivo che solo il 38enne ugandese, Bobi Wine, al secolo Robert Kyagulanyi Ssentamu, è riuscito a raggiungere. In vista delle presidenziali previste in Uganda nel febbraio 2021, Il cantante si è infatti candidato alla presidenza dello stato africano governato da 34 anni dal presidente, Yoweri Museveni, venendo poi arrestato il 3 novembre.

Dalle canzoni ai fatti

Wine ha iniziato a fare la sua musica, un misto di roots, reggae e afrobeat nei primi anni Duemila con una filosofia ben precisa: l’edutainment. Secondo il cantante, il ruolo della sua musica non poteva infatti fermarsi all’edonismo, ma doveva contribuire a creare una coscienza civile in chi la ascoltava. Le canzoni di Wine hanno infatti frequentemente al proprio centro tematiche politiche e sociali con inviti a ribellarsi contro le politiche liberticide dei governanti, con chiari riferimenti alle dure politiche repressive prepetrate da Museveri.

Il ruolo educativo delle canzoni non si è fermato solo ai temi politici: durante la pandemia causata dal Covid-19, Wine ha scritto una canzone per invitare i suoi concittadini a lavarsi le mani. Va comunque notato che non sempre i testi della pop star sono stati recepiti positivamente dal pubblico: nel 2014 il Regno Unito gli ha negato il visto dopo che le associazioni per i diritti Lgbt hanno accusato le sue canzoni di contenere messaggi omofobi. L’impegno sociale nelle canzoni si è trasformato in fattuale quando il cantante ha annunciato la sua candidatura alle politiche del 2017.

Bobi Wine, center, a singer and lawmaker whose real name is Kyagulanyi Ssentamu, arrives to speak at the National Unity Platform (NUP) head office in the Kamwokya suburb of Kampala, Uganda Monday, Aug. 31, 2020. Bobi Wine, who spoke on Monday to answer questions swirling around his age and academic record, cited "a pattern of repression and suppression" aiming to derail his bid against the long-time president Yoweri Museveni in polls scheduled for 2021. (AP Photo/Ronald Kabuubi)

Il primo arresto

L’entrata in politica di Wine risale al 2017 quando il cantante ha lanciato la sua candidatura al parlamento ugandese risultando vincitore contro il candidato del Movimento di resistenza nazionale, il partito del presidente, Yoweri Museveni. Wine aveva vinto utilizzando lo slogan “People Power” e facendosi chiamare “Ghetto president” per via delle sue umili origini.  La popolarità di Wine è stata subito vista come una minaccia da Museveni. Il cantante è infatti molto apprezzato dalle fasce più giovani della popolazione, un dato importante se si pensa che l’età media nello stato africano è di 15,9 anni. Per provare a porre un freno alla sua ascesa, nel 2018 le autorità governative hanno arrestato una prima volta Wine accusandolo di avere lanciato delle pietre contro il convoglio che trasportava il presidente ad Arua, città situata nel nord del paese.

Il politico era poi stato rilasciato, anche grazie alla pressione della comunità internazionale e di una lettera firmata da vari artisti musicali tra cui Brian Eno e il frontman dei Coldplay, Chris Martin. L’arresto non aveva offuscato la popolarità di Wine che era stato uno dei protagonisti della lotta contro la social web tax approvata dal governo che prevede l’imposizione di una tassa sull’uso di 60 piattaforme fra cui Facebook, Whatsapp e Twitter. La legge aveva causato fortissime proteste perché accusata di mirare a fermare il dissenso che nel paese corre soprattutto via internet.

(AP Photo/Ronald Kabuubi, File)

L’incognita delle prossime elezioni

L’arresto di Wine non è stato l’unico tentativo di Museveni per cercare di fermare Wine: nel 2019 il cantante è stato accusato di avere «vilipeso» il presidente e di avere incitato i suoi fan a colpire fisicamente il capo dello stato. Per assicurarsi la possibilità di correre anche le elezioni del 2021 il presidente, Museveni, aveva fatto passare una legge che eliminava il divieto di candidarsi a capo del paese per gli ultra 75enni. Una decisione che aveva scatenato forti proteste da parte dell’opposizione e soprattutto dello stesso Wine, che aveva dedicato alla decisione un lavoro musicale intitolato Freedom in cui diceva «l’Uganda sta tornando indietro\questo ci fa odiare il nostro paese».

Degli undici candidati avversari, il cantante era sicuramente uno dei più temuti da Museveni che aveva minacciato in maniera indiretta l’oppositore in un discorso pubblico di «non minare la tranquillità del paese». L’arresto del 3 novembre rimescola le carte della battaglia fra l’immarcescibile presidente e il suo sfidante e ha già causato varie proteste da parte dei suoi supporter. Se l’incarcerazione basterà a fermare l’ascesa politica del «Ghetto President», sarà solo il tempo a poterlo dire.

AP

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