Il presidente russo Vladimir Putin ha invitato il leader cinese Xi Jinping a recarsi in visita a Mosca nel corso della primavera per dimostrare la forza delle relazioni bilaterali tra i due paesi. Il presidente cinese, al suo terzo straordinario mandato, e l’omologo russo hanno avuto oggi un colloquio in videoconferenza, come anticipato dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, in occasione della fine delle esercitazioni marittime congiunte tra i due paesi. 

La retorica russa

Vladimir Putin ha sottolineato che l’attuale stato delle relazioni sino-russe è «il migliore di sempre», facendo così eco a quanto dichiarato da Dmitri Medvedev, presidente del partito Russia Unita (lo stesso del leader), durante la sua visita a Pechino del 21 dicembre.

Il «livello di dialogo senza precedenti» tra i due stati è dovuto, secondo il Cremlino, alla coincidenza nelle visioni del mondo dei due governi le cui relazioni bilaterali saranno capaci di «superare ogni prova». Proprio la visita di Xi Jinping rappresenterebbe, nelle parole del leader russo, «l’evento politico dell’anno nelle relazioni bilaterali».

Il principale auspicio russo riguarda l’intensificazione della cooperazione tecnico-militare tra i due paesi in ottica antioccidentale, soprattutto in un momento critico per l’apparato militare di Mosca.

Sulla guerra in Ucraina, tuttavia, la posizione cinese continua a essere tiepida e ambigua: pur non avendo mai condannato l’invasione e avendo attribuito alla Nato la responsabilità per la violazione delle legittime pretese di sicurezza russe, Pechino non ha mai fornito armi al partner eurasiatico e ha sempre espresso la propria preferenza per una soluzione politica pacifica del conflitto.

La posizione cinese

Sarebbe, d’altronde, complesso per Xi Jinping esporsi eccessivamente sul tema della guerra in Ucraina: il malcontento interno impedisce al leader comunista un atteggiamento eccessivamente disinvolto in politica estera.

Inoltre, come ribadito durante la visita del cancelliere tedesco Olaf Scholz recatosi a Pechino lo scorso novembre, la Repubblica Popolare nutre una certa preoccupazione per la retorica nucleare russa, poco conforme alle idee di armonia e governance globale che ufficialmente informano la concezione cinese delle relazioni internazionali.

A completare il quadro, la minaccia rappresentata dalle sanzioni occidentali limita ulteriormente la capacità cinese di fornire, eventualmente, un supporto più che diplomatico e retorico alla Russia.

Il futuro della partnership

Il colloquio rappresenta una nuova tappa nella storia recente della partnership sino-russa, definita dal comunicato congiunto del febbraio 2022 «irrinunciabile» e, a più riprese, «strategica».

La discrepanza tra il piano retorico e la realtà dei fatti, però, rende ambigua la valutazione sul futuro delle relazioni bilaterali. Se geopoliticamente la Russia sembra un alleato fondamentale per la realizzazione delle ambizioni internazionali cinesi, uno sguardo più attento rivela il celato fastidio di Pechino per un partner spesso fonte di instabilità, una condizione invisa a leadership e apparati cinesi specialmente in un momento così complesso per il paese.

L’invasione dell’Ucraina ha contribuito al rallentamento dell’economia cinese che, nonostante gli sforzi verso l’autosufficienza, rimane ancora in gran parte dipendente dallo stato di salute delle catene di valore globali a cui l’avventurismo russo non ha contribuito.

Di certo la visita di Xi Jinping a Mosca sollecitata da Vladimir Putin rappresenterebbe un ulteriore passo nella costruzione di un legame solidamente ancorato alla visione antioccidentale ma ridimensionato da interessi talvolta contrastanti.

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