Ascolto e leggo con perplessità e grande preoccupazione tutto quello che viene detto e scritto in maniera non prevenuta e faziosa su come può/deve finire l’aggressione russa all’Ucraina.

Nessuno, neppure Xi Jinping, sembra avere abbastanza potere per influenzare le decisioni di Putin, ma, forse, non abbiamo conoscenze sufficienti per sapere e capire che cosa pensa e dice il suo entourage, chi la pensa come lui chi ha dubbi e preferenze diverse.

Anche se è certamente più facile analizzare le informazioni disponibili su quel che pensano e vorrebbero gli Europei e gli Usa, ho l’impressione che in molti non sia ancora stata raggiunta la consapevolezza che in Ucraina, sull’Ucraina si sta “giocando” non solo la più che legittima, inviolabile sovranità di una democrazia, ma il futuro dell’ordine mondiale internazionale.

Sicuramente, all’inizio Putin voleva dare una lezione sulla potenza di fuoco della Russia, sul suo status e per il riconoscimento di un ruolo di assoluto rilievo.

Oggi, proprio in seguito alle difficoltà incontrate, si è accorto che una sua eventuale vittoria, i cui criteri sono difficili da definire, potrebbe produrre frutti molto più copiosi.

Non si tratta solo di ampliare il Lebensraum russo, esito temutissimo da tutti i paesi confinanti, ma di scardinare l’Unione europea e, mostrando che gli Usa non saprebbero come difenderla, rendere più largo l’Atlantico. A quel punto, indirettamente, Putin darebbe ancor più sostegno (im)morale alle mire cinesi su Taiwan.

La consapevolezza che, in effetti, gli scopi della guerra di Putin sono diventati più ambiziosi e devastanti sta lentamente diffondendosi nelle élite politiche e militari occidentali, appena ritardata dalle loro preferenze contrarie: vorrebbero che non fosse così.

La partenza di qualsiasi negoziato è pertanto diventata ancora più improponibile poiché nessuno all’ovest può accettare un nuovo ordine mondiale che certificherebbe una sconfitta, ideale prima che militare, e che ne esporrebbe tutta la vulnerabilità a qualsiasi richiesta futura della Russia di Putin.

In assenza di canali negoziali, non resta che la via di una esposizione trasparente di quanto l’occidente è, da un lato, impossibilitato a cedere, ovvero la vita e la terra degli ucraini, e dall’altro, può garantire a Putin, non scrivo russi poiché delle loro preferenze non ho informazioni.

Interpreto benevolmente, forse fin troppo, la richiesta personalistica di Macron di salvare la faccia dell’autocrate del Cremlino, purché quella faccia si mostri disponibile ad una tregua negoziale il prima possibile, nell’anniversario dell’inizio dell’operazione speciale militare.

Ho già scritto, senza particolare originalità, che chi perde la guerra deve andarsene, ma, nella limitata misura del possibile, saranno i russi a decidere, meglio dopo una cessazione negoziata e definitiva del conflitto.  

© Riproduzione riservata